Le proteste contro il taglio alle pensioni hanno visto vari dipendenti pubblici riunirsi al liceo di Mendrisio
C’è chi preferisce aspettare la conclusione delle trattative e chi invece ha deciso di far pressione per un buon esito. Sta di fatto che oggi anche nel Mendrisiotto alcuni dipendenti pubblici hanno deciso di scioperare e far sentire le loro voci al liceo di Mendrisio, per manifestare contro il taglio alle pensioni. Muniti di striscioni e megafoni, si sono incontrati, tra gli altri, docenti del liceo e delle scuole medie, come pure dipendenti dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc), del Servizio medico-piscologico (Smp) di Mendrisio, dell’Ufficio dell’aiuto e della protezione di Mendrisio, dell’Istituto Torriani e della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi). «Vedere tutte queste istituzioni e scuole rappresentate in una regione piccola come la nostra è un bel segnale», ci dice Michel Petrocchi, educatore dell’Smp di Mendrisio. «L’obiettivo è anche mostrare agli altri colleghi che è possibile riunirsi e manifestare. E soprattutto che è un nostro diritto farlo». Essere presenti in più punti del cantone è un modo per coalizzare maggiormente le persone e favorire la partecipazione, aggiunge Raoul Ghisletta, segretario cantonale del sindacato Vpod Ticino.
Ogni istituto ha scelto in che misura partecipare. Al liceo di Mendrisio l’adesione è stata alta, la maggior parte degli insegnanti ha appoggiato la mobilitazione, ci spiega un’insegnante. Alcune lezioni sono state annullate, cercando però di non incidere troppo sulle esigenze didattiche degli allievi. L’obiettivo, anche simbolico, è stato quello di diminuire del 40% gli insegnamenti. Cifra che rappresenta la previsione totale dei tagli alla cassa pensione (20 già avvenuti, 20 che si prospettano).
«Siamo qui anche per mostrare solidarietà ai più giovani, che magari in questo momento pensano meno al futuro», ci dice Valentino Garrafa, presidente della Commissione del personale dell’Osc. «Desideriamo che venga garantita anche in futuro una pace sociale, che viene assicurata anche con una vecchiaia dignitosa». Garrafa ricorda inoltre che il disagio sociale è in aumento e se, in nome delle difficoltà finanziarie del Cantone, si diminuiscono le risorse «è difficile mantenere una buona qualità del servizio pubblico».
«Siamo qui perché ci sembra uno scandalo quello che sta succedendo», ci dicono due collaboratori scientifici della Supsi. «Nel nostro settore c’è poco movimento a livello sindacale, perché siamo molto divisi in settori. Crediamo comunque che sia importante associarsi e unirsi con altri lavoratori». I tempi sono difficili per tutti: «Stiamo perdendo sempre di più potere d’acquisto e spesso gli scatti salariali vengono bloccati. In che condizioni andremo in pensione?». Secondo uno dei due ricercatori, «bisognerebbe rivedere tutto il sistema e basarlo principalmente sull’Avs».