La Vpod nel rapporto d'attività 2022 suona di nuovo l'allerta sul decreto Morisoli dopo la pesante sconfitta alle urne: ‘Tutti i sacrifici al ceto medio’
“In Ticino si è accentuata la svolta reazionaria della politica finanziaria cantonale iniziata dopo l’accettazione del referendum finanziario obbligatorio”. Questo per il fatto che “il 15 maggio 2022 la maggioranza (57%) del popolo ticinese ha avallato la deprecabile decisione della maggioranza di centrodestra in Gran Consiglio per una politica di tagli sulla spesa cantonale, la quale è volta a pareggiare i conti cantonali entro il 2025”. È quanto si legge nel ‘Rapporto di attività 2022’ della Vpod – che tiene la propria assemblea annuale oggi – con riferimento al cosiddetto ‘decreto Morisoli’, contro cui lo stesso sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari aveva lanciato un referendum assieme ad altri sindacati, associazioni e partiti di sinistra. Referendum che davanti al popolo ha incassato una “pesante” sconfitta, ammette la stessa Vpod, valutando che ciò “porterà molto probabilmente a importanti tagli sulla spesa cantonale nel 2024 e nel 2025 per raggiungere il riequilibrio delle finanze cantonali senza aumento delle entrate (modalità draconiana mai adottata in Ticino negli ultimi decenni)”. Questo “è profondamente ingiusto: significa che ai ricchi non sarà chiesto nulla, mentre il ceto medio, ossia la maggioranza dei ticinesi, farà tutti i sacrifici per risanare le finanze cantonali”.
Restando al capitolo ‘Contesto politico-economico’, il sindacato osserva come il 2022 abbia conosciuto la ripresa dopo la crisi sanitaria “grazie ai massicci aiuti economici dello Stato”. Tuttavia il periodo post-pandemico “ha confermato le preoccupazioni per le discriminazioni di cui sono vittime i lavoratori precari, per la crescita della fragilità psicologica di una parte dei giovani, per le difficoltà del settore sociosanitario, ma anche a livello globale per l’acutizzarsi della crisi ambientale e sociale a livello mondiale”. Tutti problemi definiti “privi di una risposta politica seria”. Al quadro a tinte fosche si aggiunge poi la guerra in Ucraina iniziata a febbraio 2022 che, accanto ai danni diretti, comporta una serie di problematiche indirette “che vanno dall’esodo verso il resto dell’Europa di 14 milioni di profughi, al rincaro energetico, al blocco in larga parte del commercio con la Russia”.
Avvicinando la lente al mercato del lavoro ticinese, lo scorso anno è entrato a pieno regime il decreto esecutivo del Consiglio di Stato sul salario minimo per settore economico che stabilisce un salario minimo orario lordo che varia tra i 19 e i 19,50 franchi. “È rientrato il tentativo di un certo numero di industrie di eludere tale decreto legislativo tramite un contratto collettivo di lavoro (Ccl) sottoscritto da Ticino Manufacturing e da TiSin, pseudosindacato di emanazione leghista – sottolinea la Vpod –. Purtroppo vi sono ancora alcuni Ccl che prevedono legalmente salari inferiori, sfruttando la lacuna costituzionale cantonale. Per correggere questa lacuna la sinistra e i sindacati hanno consegnato un’iniziativa popolare costituzionale sul salario minimo il 7 febbraio 2022”. Passando ai numeri, il salario mediano mensile in Ticino – stando alla ‘Rilevazione svizzera della struttura dei salari 2020’ dell'Ufficio federale di statistica – si attestava a 5’546 franchi, a fronte di un valore svizzero di 6’665, il che equivale a una differenza del 20%. Rispetto al 2018 (5’363 franchi) il segno in Ticino è positivo, ma la mediana salariale rimane inferiore a quella del 2016 (5’563 franchi).
Tra gli obiettivi della Vpod c'era – e rimane – nell'ambito pensionistico quello di “garantire che anche in futuro le rendite cantonali Ipct in primato dei contributi (che concernono 15’000 persone ad oggi) si situino nella media di quelle degli enti pubblici. La riduzione del tasso di conversione al 1° gennaio 2024, che andrà a incidere del 20% (gradualmente, ndr) su queste rendite, dovrà essere compensata da una crescita corrispondente del capitale individuale” e perciò “rivendichiamo un aumento dei contributi a carico del datore di lavoro”, scrive il sindacato. Nel rapporto si evidenzia che “a partire dall’autunno 2022 questa battaglia si è allargata massicciamente con la costituzione di un movimento trasversale chiamato Rete di difesa delle pensioni (ErreDiPi)” che ha portato migliaia di persone in piazza. Intanto sono in corso le trattative tra sindacati e Consiglio di Stato sulle misure per compensare la riduzione del tasso di conversione.
Per il sindacato si prospetta un periodo in cui si dovrà inoltre “lottare duramente per dare risposte efficaci al forte disagio del personale sociosanitario e socioeducativo dovuto ai carichi e alla burocratizzazione del lavoro, alle difficoltà di conciliare vita familiare (ma non solo) e lavoro, all’obbligo di supplire internamente il personale ammalato e infine, in talune realtà, anche al lavoro su chiamata”. Lo scorso 20 ottobre la Vpod ha lanciato in Ticino l’iniziativa popolare legislativa ‘Per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducative di qualità’, riconsegnata quest'anno con 7’700 sottoscrizioni: si tratta di “un importante strumento per mantenere tutta l’attenzione politica sul tema”. Notevole conquista ottenuta è invece il nuovo Contratto collettivo di lavoro per il personale delle strutture dell’infanzia in vigore dal 1° gennaio 2022, frutto di un'iniziativa popolare lanciata nel 2013 proprio dalla Vpod che chiedeva asili nido di qualità. A inizio di quest'anno si contavano 57 strutture (circa il 60% del totale) che avevano aderito al Ccl divenuto obbligatorio dal 1° gennaio 2023 per continuare a ricevere i contributi pubblici. Numeri, questi, definiti “incoraggianti”. Per quanto attiene invece alla parità di genere – ancora lontana chimera – la Vpod sottolinea tra le altre cose il proprio convinto sostegno al movimento femminista in vista dell’organizzazione dello sciopero delle donne del 14 giugno 2023.