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Crediti Covid, ‘l'aumento dei tassi non ha creato problemi’

Il Consiglio federale ha rivisto verso l'alto gli interessi sui prestiti alle aziende. Cieslakiewicz (Bancastato): ‘I rimborsi procedono come pianificato’

(Ti-Press)
12 aprile 2023
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I crediti Covid per le aziende – in Ticino ancora largamente in essere – costeranno un po’ di più. Il Consiglio federale ha infatti deciso di alzare i tassi d’interesse dei prestiti. Per BancaStato – tra i principali attori coinvolti in questa offerta a livello ticinese – i crediti ancora ‘aperti’ sono oltre l’80% di quelli concessi. «Ma tutto procede come pianificato», ha rassicurato la banca. La decisione dell’adeguamento dei tassi riguarda la legge del 18 dicembre 2020 sulle fideiussioni solidali che hanno permesso, nel giro di pochi giorni, alle aziende svizzere di ottenere dagli istituti crediti con tassi d’interesse molto vantaggiosi, e garantiti dallo Stato. Nello specifico: nessun tasso d’interesse per prestiti fino a mezzo milione di franchi e un interesse dello 0,5% per i crediti superiori. Da inizio aprile, invece, viene applicato un tasso dell’1,5% a chi ha prestiti fino a 500mila franchi e del 2% per importi superiori. La decisione, ha fatto sapere il Consiglio federale, si è basata sulla valutazione di diversi aspetti. Tra i più importanti c’è sicuramente “l’evoluzione dei mercati e il forte aumento dei tassi d’interesse”. Nella scelta il governo si è orientato seguendo il tasso di riferimento della Banca nazionale Svizzera (Bns). L’adeguamento, si legge in una nota, “disincentiva il ricorso ai crediti Covid oltre la durata necessaria. Ciò è conforme sia all’obiettivo originario del programma di crediti, ossia al fatto di sopperire alla mancanza di liquidità causata dal coronavirus, sia all’interesse dei contribuenti di subire perdite creditizie possibilmente contenute”.

Circa cento milioni di franchi di utilizzo

Ma com’è la situazione in Ticino? «Il rimborso dei crediti Covid procede regolarmente e nei termini pianificati con la clientela. Non rileviamo particolari e generali problemi in tal senso», spiega alla ‘Regione’ Fabrizio Cieslakiewicz, Presidente della Direzione generale di BancaStato. Parlando in cifre: a fine marzo erano ancora 1’158 i crediti Covid in essere tra BancaStato e la sua clientela, su complessivi 1’500 accordati da quando è stata offerta questa possibilità per le aziende. Il che si traduce in un 86% d’imprese che non ha ancora reso l’intera somma a propria disposizione. Per Cieslakiewicz non c’è comunque da preoccuparsi: «L’economia continua a convivere con oggettivi fattori d’incertezza, come il tasso d’inflazione contro il quale la Bns ha inasprito la sua politica monetaria. L’aumento dei tassi di riferimento dovrebbe raggiungere il suo picco a inizio estate. A questo si aggiunge una situazione geopolitica internazionale tesa. Tuttavia – sottolinea il presidente della direzione generale di BancaStato – almeno fino al momento attuale non notiamo specifici segni di sofferenza da parte dei nostri clienti aziendali». Un altro dato: sono 100 i milioni di franchi di utilizzo, a fronte di 115,8 milioni di limiti.

‘Senza un aumento ci sarebbe una distorsione della concorrenza’

Per quanto riguarda le valutazioni generali, la Confederazione ricorda che “la stragrande maggioranza delle imprese attive in Svizzera ha chiesto un credito Covid oppure lo ha già rimborsato. Queste aziende sono soggette alle condizioni esistenti nel mercato. Se i tassi d’interesse dei crediti Covid non venissero aumentati, ciò si tradurrebbe in una significativa distorsione della concorrenza a scapito di tutte le imprese che non hanno chiesto crediti Covid”.

‘In questo modo si incentiva indirettamente il rimborso’

Ma quali conseguenze potrebbe avere il rialzo dei tassi d’interesse, deciso quest’anno dopo che nel 2021 e 2022 non c’era stato nessun adeguamento? “Per la Confederazione non ci saranno ripercussioni dirette”, scrive il governo nel commento all’ordinanza sull’adeguamento dei tassi d’interesse. “Incentivando il rimborso dei crediti si riduce indirettamente il rischio per la Confederazione di dover onorare la garanzia”. Un pericolo viene però riconosciuto: “L’aumento dei tassi mette alla prova la capacità economica di chi ha un mutuo, inducendo le banche a ricorrere maggiormente a fideiussioni e a trasferire i crediti alle organizzazioni di fideiussione”. Sempre per quanto riguarda gli istituti bancari: “L’aumento dei tassi fino a quello di riferimento indicato dalla Bns permette alle banche di coprire i costi del rifinanziamento”. Questo perché “con gli interessi indicati fino a marzo questa copertura non era possibile”.