Lo sostiene il gruppo parlamentare della Lega, che interroga il Consiglio di Stato sulla situazione ticinese dei prestiti garantiti dalla Confederazione
Il rialzo dei tassi d'interesse dei crediti Covid, deciso a fine marzo dal Consiglio federale, penalizza le piccole e medie imprese ticinesi. È quanto scrive il deputato Omar Balli a nome del gruppo parlamentare della Lega dei Ticinesi, che interroga il Consiglio di Stato su quale sia la situazione in Ticino legata ai prestiti garantiti dalla Confederazione. “Dal tasso zero si è passati a un tasso che va dall’1,5 fino al 2%. Una decisione che penalizza le Pmi e gli artigiani che, ricordiamo, avevano potuto beneficiarne per fare fronte alle enormi difficoltà causate dalla pandemia e dal lockdown deciso dalla Confederazione”, si legge nell'atto parlamentare. I dubbi sollevati dalla Lega – che chiede la posizione del governo e se gli istituti bancari ticinesi siano stati interpellati – riguardano la tempistica del rialzo dei tassi. “Nell’attuale situazione congiunturale legata alla guerra in Ucraina e ai conseguenti rincari, simili decisioni appaiono problematiche. Il nostro cantone – prosegue Balli – ne risulta ancor più penalizzato in quanto la sua situazione economica e sociale è nettamente peggiore rispetto al resto della Svizzera, anche grazie alla libera circolazione che, va detto, i ticinesi hanno sempre respinto”.
Sulla questione nelle scorse settimane BancaStato – interpellata dalla ‘Regione’ – aveva fatto sapere che oltre l'80% dei crediti sono ancora in essere. «Il rimborso procede regolarmente e nei termini pianificati con la clientela. Non rileviamo particolari e generali problemi in tal senso», aveva spiegato Fabrizio Cieslakiewicz, presidente della Direzione generale di BancaStato.