Dopo la decisione del parlamento federale, in Ticino i socialisti presentano un’interpellanza e il capogruppo della Lega rilancia
C’è chi come Ivo Durisch chiede al Consiglio di Stato – con un’interpellanza, titolo "Anziani in povertà", inoltrata per il Partito socialista – quanti siano gli anziani in Ticino "che hanno diritto alle prestazioni complementari, ma non le percepiscono". E c’è chi come Boris Bignasca rilancia un tema caro al movimento di via Monte Boglia: la tredicesima Avs. «Dobbiamo tornare a lottare affinché venga introdotta», dice il capogruppo in Gran Consiglio parlando, oggi a Quartino, alla festa della Lega del Locarnese. E assicura: «La tredicesima Avs sarà oggetto del primo atto parlamentare che presenteremo all’inizio della prossima legislatura, perché i nostri anziani meritano rispetto». Concretamente? «Per esempio un’iniziativa cantonale, ma la forma dobbiamo ancora studiarla», precisa Bignasca avvicinato dalla ‘Regione’.
Continua dunque a far discutere, e a suscitare indignazione, la decisione di settimana scorsa delle Camere federali di non riconoscere interamente il carovita alle rendite Avs. Quella "presa dal Consiglio nazionale e dal Consiglio degli Stati di non adeguare al rincaro completo (2,8%) le rendite di vecchiaia per il 2023" è una decisione, scrive Durisch nell’interpellanza, "sconcertante". Ma anche "incomprensibile", aggiunge il capogruppo socialista, "se pensiamo che molti anziani vivono di sola Avs in condizioni di povertà assoluta e questo perché, per pudore, non chiedono le prestazioni complementari pur avendone diritto". Una decisione, rincara Durisch, "scandalosa" perché "l’inflazione colpisce particolarmente i redditi più bassi arrivando fino al doppio di quella misurata". Non solo. "Se poi aggiungiamo due elementi, ossia il fatto che in Ticino l’inflazione lo scorso anno è stata superiore al resto della Svizzera e che sempre in Ticino vive la percentuale più alta di anziani in povertà assoluta, allora per il Ticino diventa un’emergenza". Per il Ps "la dignità non ha prezzo e abbiamo il dovere di garantirla, garantendo le prestazioni complementari a tutte le persone che ne hanno diritto". Prestazioni complementari che "vanno facilitate, perché oggi è ancora troppo difficile accedervi e perché le prestazioni sociali sono un diritto e non un delitto!".
Quadri: servono aiuti più consistenti e mirati
Anche la Lega dei Ticinesi, ideologicamente distante anni luce dal Ps, protesta. Perlomeno quella parte della Lega che non condivide la posizione del proprio rappresentante a Berna, dove il deputato al Nazionale Lorenzo Quadri ha votato con la maggioranza, Udc compresa, contro l’adeguamento integrale delle rendite Avs al rincaro. «Parliamo di sette franchi in più al mese e a pioggia, nel senso che ne avrebbero approfittato anche i ricchi, a fronte di un costo per la Confederazione di oltre 400 milioni di franchi – afferma Lorenzo Quadri, da noi interpellato –. La stragrande maggioranza di questa somma sarebbe andata a chi appunto non ne ha bisogno. Per chi si trova in situazioni di ristrettezze sette franchi non risolvono nulla: se si vuole dare veramente una mano a chi ha bisogno, servono aiuti più consistenti e mirati. Come lo sarebbe stato e come lo sarebbe la tredicesima Avs».
Sette franchi in più. «Anche se non sono tanti soldi, è una questione di principio – spiega Bignasca alla festa leghista («Siamo una destra sociale») –. A chi ha lavorato una vita, a chi ha costruito questo paese va tutto il nostro rispetto e allora dobbiamo lottare per avere la tredicesima Avs». A Quartino intervengono, oltre a Bignasca, gli altri due candidati leghisti al Consiglio di Stato, ovvero i ministri uscenti. «Mentre dicono no ai nostri anziani, i parlamentari federali chiedono un adeguamento delle loro indennità…», osserva il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi. «La mancata compensazione integrale al rincaro delle rendite Avs, anche minime, grida vendetta al cielo», evidenzia Claudio Zali. «Sulla tredicesima Avs alle persone anziane – continua il direttore del Dipartimento del territorio – dobbiamo tornare alla carica. Noi abbiamo un’anima sociale, non dimentichiamolo. E dobbiamo ricordarci sempre che noi siamo la Lega e che l’Udc è l’Udc».
Già, i democentristi. E dunque la lista Lega-Udc per il governo alle imminenti elezioni cantonali. Convivenza non facile, in particolare dopo le recentissime schermaglie fra Boris Bignasca e Piero Marchesi, il presidente dell’Udc cantonale sulla lista unica insieme al collega di partito Paolo Pamini. Al raduno leghista di Quartino, Bignasca dapprima ricorda che «Claudio Zali ha portato in Ticino sei miliardi di investimenti federali e questi sono fatti» e che «Norman Gobbi garantisce in Ticino standard di sicurezza elvetici». Poi il resto. Bignasca non fa nomi di democentristi. Ma il messaggio all’indirizzo di Marchesi è chiaro: «Purtroppo sono un po’ meno contento di fare campagna o di essere sulla stessa lista con chi sta usando il nostro logo, non so neanche se l’abbia chiesto ufficialmente, ma noi non siamo formalisti, e fa campagna contro i nostri consiglieri di Stato, soprattutto contro uno dei due». Il riferimento è a Zali. «Chi usa il nostro logo – riprende Bignasca – deve rispettare la nostra storia e rispettare i nostri esponenti. È il minimo che si possa pretendere». Rileva a sua volta Zali: «La Lega non è l’Udc e io con l’Udc ho poco o nulla da spartire. E dato che siamo nel Locarnese, ricordo – prosegue il titolare del Dipartimento del territorio – due progetti: la galleria di Moscia e il collegamento A2-A13. Progetti destinati a diventare realtà. Questi non sono biscotti del Mulino Bianco»...