Ticino

‘Ci tengono mesi sulla graticola per farci accettar le briciole’

La Rete per la difesa delle pensioni – ErreDiPi – invita a una festa con assemblea, un presidio e una nuova manifestazione nelle prossime due settimane

La prima manifestazione del 28 settembre 2022
(ti-press)
2 marzo 2023
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«È il momento di rilanciare e passare a una velocità superiore. La misura è colma». Con queste motivazioni presentate in conferenza stampa la ErreDiPi – Rete per la difesa delle pensioni, recentemente costituitasi in associazione – chiama a raccolta associati dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino (Ipct), pensionati e simpatizzanti per partecipare a tre appuntamenti di diversa natura che si terranno durante le prossime due settimane: una festa con assemblea e nomina del comitato, un presidio di solidarietà con i due membri sotto inchiesta amministrativa e una nuova manifestazione per ribadire la contrarietà a un ulteriore taglio delle rendite pensionistiche – dopo quello del 20% avvenuto nel 2012 col passaggio dal primato delle prestazioni al primato dei contributi – che si prospetta con l’annunciato abbassamento del tasso di conversione volto a rimediare all’insufficiente grado di copertura della cassa. Stando al piano di marcia comunicato dall’Ipct la scorsa settimana, dall’attuale 6,17% si passerà al 6,05% a partire dal 1° gennaio 2024, per poi scendere per gradi presumibilmente fino al 5% entro otto anni. Nel frattempo un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dell’Istituto, del Consiglio di Stato e dei sindacati sta discutendo delle misure di compensazione.

‘Il confronto tra ciò che si perde e ciò che si recupera è destinato a essere impietoso’

«È dal 2020 che il governo dichiara la necessità di tagliare, ammettendo al contempo quella di compensare, ma per questo secondo aspetto siamo ancora fermi al palo – deplora Enrico Quaresmini, docente liceale e portavoce della Rete –. Esiste una cospicua fetta di lavoratori che chiede di non abbassare il tasso di conversione finché non vengono approvate delle chiare misure di compensazione. E a giusta ragione, perché quando si chiede un sacrificio – che in questo caso è ingiusto perché noi abbiamo sempre pagato i contributi e il buco non è colpa nostra – bisognerebbe dire cosa si intende fare per bilanciare la situazione». Secondo Quaresmini «se le misure di compensazione non sono state comunicate allo stesso momento dell’annuncio dell’abbassamento del tasso di conversione significa che probabilmente il confronto tra ciò che si perde e ciò che si recupera è destinato a essere impietoso. L’impressione è che si vogliano tenere i lavoratori sulla graticola per mesi in modo che si stanchino, così che lo sdegno si sgonfi e che infine siano pronti ad accettare le briciole».

Chiesto il sostegno ai sindacati per eventuali astensioni dal lavoro. La Vpod c’è

Notiamo che l’annuncio della portata della prima riduzione è stato accompagnato da quella che il direttore dell’Ipct Daniele Rotanzi ha definito «una parziale misura di compensazione» che consiste nella decisione del Consiglio di amministrazione dell’Istituto di fissare per il 2023 all’1,5% il tasso d’interesse per la remunerazione degli averi di vecchiaia degli assicurati, che corrisponde allo 0,5% in più del minimo previsto per legge (1%), come già fatto l’anno scorso per la prima volta. «Non è affatto una misura di compensazione, nemmeno parziale – ribatte Quaresmini –. In sede di accordo nel 2012 ci è stato detto che ci avrebbero tagliato le pensioni del 20% ma che avremmo avuto diritto a degli interessi di vecchiaia intorno al 3%. Questo non è mai avvenuto. Siamo rimasti al minimo dell’1% anche quando la cassa guadagnava, e ora ci viene concesso un misero 0,5% in più». Quaresmini fa poi sapere che la Rete sta sondando tra i sindacati la loro disponibilità a sostenere eventuali astensioni dal lavoro. «La Vpod ha detto che è disposta a supportare i propri associati, speriamo che anche gli altri si allineino».

Interi partiti non hanno risposto al sondaggio: ‘Non dovrebbe essere questione di appartenenza politica’

Venendo agli appuntamenti in agenda, si inizia sabato 4 marzo con la festa ErreDiPi al Mercato Coperto di Giubiasco a partire dalle 17.30, come illustrato al motto di «più saremo numerosi e più ci faremo sentire» da parte di Marguerite Broggini, dipendente dello Stato che fa parte della Rete. Ad aprire la festa (che prevede uno spettacolo per bimbi di Francesco Mariotta, aperitivo, cena con diversi food truck e dalle 20.30 il concerto dei Manupia) sarà l’assemblea, in cui verrà nominato il comitato. «L’idea è di mantenere lo stesso funzionamento agile della Rete avuto finora, ma con un comitato ampio, plurale e il più aperto possibile», dice Quaresmini, aggiungendo che verranno anche presentati i risultati del sondaggio inviato dalla ErreDiPi a tutti i candidati al Gran Consiglio: «Abbiamo posto 5 domande precise che riguardano la loro postura nei confronti della questione del risanamento dell’Ipct. Abbiamo ricevuto delle risposte, ma anche delle non risposte da parte di alcuni partiti, un peccato perché la diminuzione delle pensioni per 17mila persone e le loro famiglie non dovrebbe essere una questione di appartenenza politica ma di difesa dei diritti dei lavoratori».

‘L’inchiesta amministrativa è semplicemente un gesto intimidatorio’

Verrà poi presentata la marcia di protesta prevista per mercoledì 15 marzo, pensata come la terza grande mobilitazione. «Si partirà alle 17 dal Mercato Coperto di Giubiasco per raggiungere alle 18 a piedi – camminando sui marciapiedi e rispettando il codice della strada – piazza Governo a Bellinzona dove porteremo ancora una volta le nostre rivendicazioni», spiega Quaresmini. Sarà presentato anche il presidio previsto il 10 marzo alle 14.30 davanti a Palazzo delle Orsoline in occasione delle audizioni dei due attivisti ErreDiPi sotto inchiesta amministrativa per presunto uso propagandistico dell’indirizzario e-mail dell’Amministrazione cantonale. «Si tratta di un’inchiesta il cui scopo è semplicemente intimidatorio – critica Umberto Boisco, docente e anche lui membro della Rete –. La loro intenzione era di far girare l’informazione tra colleghi, non di fare propaganda. Con questo presidio vogliamo sostenerli, ma anche sostenerci a vicenda, in nome di un’azione che è sempre stata condivisa e mai individuale».

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