I Giovani del Centro col deputato Claudio Isabella presentano un’iniziativa parlamentare contro la fuga dei cervelli: assegno una tantum dopo cinque anni
La fuga dei cervelli continua, i giovani – molti dei quali formati – non rientrano in Ticino dopo gli studi, e le conseguenze si fanno sentire su più livelli. Una risposta a questa emergenza è stata presentata oggi dai Giovani del Centro, con un’iniziativa parlamentare firmata dal deputato del Centro/Ppd Claudio Isabella. Una proposta che chiede "di istituire un assegno a favore dei giovani ticinesi che al termine del proprio percorso formativo decidono di rientrare, risiedere e lavorare in Ticino".
Questo assegno "sarà concesso ai giovani di età compresa fra i 20 e i 35 anni che si impegnano a risiedere per cinque anni fiscali in Ticino. Al termine di questi cinque anni, la persona domiciliata potrà beneficiare di un assegno una tantum del valore che sarà pari al 50% della somma di imposte cantonali dovute e pagate nei cinque anni precedenti". Detta altrimenti: torni in Ticino dopo gli studi? Per cinque anni paghi metà dell’imposta cantonale. Costo stimato a regime: 6,5 milioni di franchi.
Questa iniziativa parte da un presupposto, spiega il presidente dei Giovani del Centro Marco Profeta: «Nel 2011 solo l’11,5% dei ticinesi che avevano ottenuto una laurea presso gli atenei svizzeri erano domiciliati fuori cantone. Nel 2019 questa percentuale è salita al 25,7%». Un dato che allarma i proponenti, dal momento che «sono circa 800 i giovani che in media ogni anno se ne vanno dal Ticino, e la maggior parte di questi sono laureati. Persone che non pagheranno imposte in Ticino, che non creeranno famiglie qui, che non faranno parte della vita sociale e associativa, tutto tessuto che perdiamo».
La popolazione, riprende Profeta, «in questi anni è aumentata, ma non nella fascia tra 20 e 35 anni che resta tra le più problematiche, e per questo ci focalizziamo su questa forchetta. Anche perché il trend negli ultimi 15 anni è molto negativo, tra arrivi e partenze». Tra i tanti motivi, va da sé, «c’è il problema del potere d’acquisto. È empirico, ma il valore mediano del salario vede il Ticino ai piedi della scala nel confronto intercantonale. Quindi è qui che bisogna agire».
Traendo spunto da quanto fatto in Italia, spiega dal canto suo il membro di comitato dei Giovani del Centro Michele Fransioli: «Non siamo gli unici ad avere questo gravissimo problema, in Italia vengono persi ogni anno miliardi su miliardi per la fuga dei cervelli ma è stato fatto qualcosa». E cosa? «Si è agito a livello fiscale, ogni italiano che rientra in Italia e ha una formazione terziaria può godere di uno sconto del 70% sul proprio imponibile fiscale. Questo sconto ha avuto un effetto statisticamente molto forte, e ci ha spinto a proporre una cosa simile». Simile ma non uguale, poiché «lo sconto fiscale in Svizzera è da considerarsi in violazione del diritto superiore perché non rispetterebbe la Legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni».
E quindi eccoci arrivati a questo 50% di sconto sulle imposte cantonali, perché, sottolinea Isabella, «vogliamo che questi giovani tornino, che facciano famiglia e che diventino parte integrante della realtà ticinese». Difendere, o tutelare, il potere d’acquisto «per noi è una priorità, e può essere davvero una spinta» per il deputato del Centro. «In Italia il trend si sta invertendo, e siamo convinti che anche qui si possa fare: molti partiti sono attenti al tema della fuga dei cervelli, ci aspettiamo accolgano con piacere la nostra proposta e che facciano di tutto affinché venga portata avanti».
Si è detto, «non è gratuita questa iniziativa, comporta dei costi. Ma quando si parla di giovani e famiglie – rimarca Isabella – non si deve parlare di costi, sono investimenti nel futuro». E, afferma ancora Profeta, «contiamo di avere un rientro dall’investimento nei prossimi 25 anni, auspicando un 15% di rientri».
È un’iniziativa parlamentare generica, ricorda Isabella. E quindi «nel dibattito commissionale si potranno decidere eventuali correzioni, ma lo spirito non cambia: dobbiamo fare qualcosa, e questa è la nostra proposta».