Il Centro presenta le sue proposte ‘per far uscire il cantone da un rigido inverno demografico’. Dadò: ‘Sono questi gli investimenti che servono’
Il Ticino sta vivendo un inverno demografico: calano le nascite, invecchia la popolazione e aumentano i decessi. Cifre alla mano, il nostro cantone è quello dove si fanno meno figli e si ha il numero più alto di anziani rispetto alla popolazione giovane. «È un problema per il nostro sistema sociale che si basa sulla solidarietà intergenerazionale. Senza un sufficiente ricambio si mette a rischio il benessere futuro nel nostro paese», afferma Fiorenzo Dadò, presidente del Centro. «Bisogna intervenire in anticipo, come fanno altri paesi. L’Italia, ad esempio, sul tema del sostegno alla natalità ha investito 500 milioni di euro solo nelle province di Como e Varese. Non possiamo stare a guardare». Un intervento «innovativo e oneroso» che il Centro vuole sviluppare e concretizzare attraverso quattro diverse iniziative parlamentari presentate dai deputati Claudio Isabella e Alessandro Corti. Nel concreto: aumentare il sostegno economico alle famiglie con figli; attribuire il tema dello sviluppo demografico e la sua responsabilità a un singolo Dipartimento; implementare le iniziative per conciliare lavoro e famiglia; ridurre la tassa del registro fondiario e quella sull’emissione delle cartelle ipotecarie per i giovani che vogliono acquistare casa. Gli iniziativisti non hanno un’idea precisa del costo di questo “poker d’iniziative”, ma lo stimano in diverse decine di milioni di franchi. «Sappiamo – chiarisce Dadò – che si tratta di una nuova importante spesa e che in tempi di ristrettezza finanziaria può risultare contraddittoria una proposta del genere. Con un’analisi della spesa sono però sicuro che si arriverà a capire cosa è davvero necessario e a cosa invece si può rinunciare». Anche perché, aggiunge Dadò, «ci sono delle uscite dalle casse dello Stato che vengono considerate investimenti solo perché si trasformano in qualcosa di materiale. Noi abbiamo un’altra idea: il vero investimento è quello che fa fare un salto di qualità e permette un cambio di vita. Per noi è chiaro come il sole che bisogna quindi mettere sul tavolo parecchi milioni». Gli fa eco Isabella: «Abbiamo appena votato un credito quadro di 195 milioni per le strade. Le nostre iniziative hanno l’obiettivo di far crescere la natalità e permettere che nel futuro ci sia qualcuno che quelle strade le utilizzi». E non si tratta di una sfida impossibile: «Alcune nazioni con lo stesso problema del nostro cantone hanno investito in modo massiccio e sono riuscite a invertire la rotta. Natalità, famiglia e demografia devono diventare una priorità per il Ticino».
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Quello che chiede il Centro è insomma un intervento forte e tempestivo, «la demografia è una scienza e i dati parlano chiaro: quando l’indice di fecondità di una comunità scende sotto l’1,3 la situazione è ritenuta molto critica. Ecco, in Ticino siamo a 1,24», spiega Corti. «Il nostro sistema pensionistico dipende direttamente dal numero di nascite. Senza di queste va in crisi. In Ticino non abbiamo quindi troppi anziani, ma pochi giovani. Di questa mancanza comincia ad accorgersene anche il mondo economico che fatica a trovare lavoratori. Diventerà ancora più evidente nei prossimi anni quando andranno in pensione i figli del ‘baby boom’». E se non si riuscisse a invertire la tendenza, come intendono fare le iniziative, «il primo pilastro della previdenza sociale diventerebbe di fatto insostenibile. Il secondo, che si basa sullo stesso principio, farebbe la stessa fine». Alla scarsa natalità si aggiunge il fenomeno delle partenze verso la Svizzera interna. «Sempre più giovani partono per gli studi o per fare esperienza lavorativa e poi non tornano. Bisogna arrestare subito la tendenza» afferma Mattia Lepori, presidente dei giovani del Centro.
Al freno alle nascite, è chiaro, contribuisce anche la situazione economica e il costante aumento delle spese. «Il fattore economico non deve essere un motivo per cui una coppia non fa figli», dice Isabella presentando la prima iniziativa che va proprio in questa direzione. La proposta è quella di aumentare l’assegno familiare per i residenti in Ticino da 200 a 300 franchi e da 250 a 350 in caso di figlio in formazione. «È una misura limitata ai residenti perché si vuole concentrare le risorse su chi crea una famiglia sul territorio». L’iniziativa chiede anche di rendere l’assegno familiare progressivo per ogni ulteriore figlio di 50 franchi e di estendere l’assegno parentale di 3mila franchi a tutto il ceto medio.
I centristi vogliono però che ci sia anche un cambio culturale. «Avere dei figli – sottolinea Isabella – non deve essere visto come un peso, ma come un valore aggiunto». Si propone quindi di attribuire la responsabilità dello sviluppo demografico a un Dipartimento «così da obbligare qualcuno a prendersi la responsabilità e metterci la faccia». Il Centro non ha indicato quale sarebbe il Dipartimento più appropriato. «Spetterà al Consiglio di Stato deciderlo – risponde Dadò –. Vogliamo però che non ci sia una suddivisione delle responsabilità e dei compiti da Dipartimenti, che rallenterebbe i lavori. Ci vuole più efficienza, non è infatti un mistero che siamo favorevoli a un nuovo “lago d'Orta" per rivedere i compiti. Attraverso queste iniziative vogliamo anche stimolare il governo a cambiare marcia». L’iniziativa chiede anche di misurare in futuro ogni provvedimento con tre definizioni: “in favore”, “neutro” o “in sfavore” della natalità.
Sconti per i giovani che comprano casa
Per invogliare i giovani a creare una famiglia nel nostro cantone è stata avanzata una serie di proposte legate all’alloggio. Continua Isabella: «Un giovane che acquista la sua abitazione primaria contribuisce in modo significativo allo sviluppo del territorio e della società». Per questo motivo il Centro chiede: di ridurre, per chi ha meno di 40 anni, la tassa del registro fondiario da 11‰ a 1‰ e la tassa sull'emissione delle cartelle ipotecarie dal 7‰ al 1 ‰. «Vanno anche promosse le strutture a misura di famiglia, per esempio attraverso l’Istituto di previdenza del cantone e bisogna inserire nel mandato a BancaStato delle misure favorevoli ai giovani».
Con la quarta iniziativa si vuole poi favorire la conciliabilità tra lavoro e famiglia. «Il Cantone deve essere un esempio in questo ambito, alcuni passi sono stati fatti ma c’è ancora margine». Soprattutto per quanto riguarda le strutture extrascolastiche come gli asili nido. «Non è normale – sostiene Isabella – che per queste strutture ci sia una lista d’attesa come quella per avere l’abbonamento allo stadio. I figli non possono aspettare. Si potrebbe incentivare le aziende della stessa zona a mettersi in rete per trovare soluzioni comuni se non hanno i numeri per agire singolarmente». Asili nidi che, secondo gli iniziativisti, devono essere gratuiti per ceto basso e ceto medio.