Prezzi benzina: dopo il taglio delle accise in Italia, i frontalieri, e non solo loro, riappaiono nei distributori al di qua del confine
I frontalieri sono tornati a fare il pieno in Ticino, ma non solo loro. Lo fanno anche parecchi automobilisti comaschi. Soprattutto quelli residenti nel capoluogo lariano, dove da oltre venti anni i carburanti costano molto di più rispetto al resto della provincia. Una inversione di marcia dovuta al fatto che dallo scorso 1° gennaio, a seguito della soppressione del taglio delle accise deciso in Italia dal governo Meloni, è tornato conveniente rifornirsi della verde nelle stazioni di servizio del Mendrisiotto.
Sulla convenienza non ci sono dubbi. Lo certifica la differenza, al di qua e al di là della frontiera, dei prezzi della benzina. Un pieno a Vacallo costa dieci euro in meno rispetto allo stesso pieno fatto a Como. A Gandria costa nove euro in meno rispetto a Porlezza. Una differenza che, per ammissione degli stessi benzinai ticinesi a ridosso della ‘ramina’, ancora non si traduce in un assalto dei pendolari del pieno, così come è stato nel corso degli anni. Soprattutto prima della introduzione della Carta sconto benzina. Ma il taglio delle accise – che in Italia ha scatenato polemiche e proteste a non finire, tanto da far perdere (nei sondaggi) non pochi punti alla premier Giorgia Meloni – dopo oltre nove mesi di cielo coperto da nuvole nere che più nere non potevano essere, sul versante ticinese ha fatto tornare il bel tempo.
Nei giorni scorsi a Pizzamiglio ha riaperto il distributore simbolo della crisi, chiuso nel marzo 2022. Una crisi dovuta alla calata degli automobilisti ticinesi nel Comasco e nel Varesotto per il pieno a prezzo scontato, ma soprattutto alla decisione dei frontalieri di rifornirsi nei distributori del proprio comune di residenza. Non tanto per una questione di comodità o di solidarietà, o all’insegna di una forma di nazionalismo, ma dalla possibilità di tenere in tasca più soldi, quelli derivante dal risparmio.
Insomma, mutuando da un famoso romanzo di Susanna Tamaro, i frontalieri vanno dove ti porta il risparmio. E considerato che i frontalieri occupati in Canton Ticino sono un esercito automunito (si calcola che sono oltre 50mila quelli che quotidianamente si spostano sulla propria autovettura) ecco che determinano le vendite di benzina, soprattutto nelle aree di confine. Sul versante comasco e varesino, dopo un mese di prezzi senza il taglio delle accise e in continua crescita, le vendite dei distributori a ridosso della frontiera sono crollate. Un calo che in molti casi, come sostengono le associazioni di categoria, sono crollati in modo verticale. Un calo sino all’80%. Si parla che a breve molti distributori caleranno la saracinesca, senza mai più rialzarla.