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Stabile Efg, il relatore: ‘Rapporto entro fine legislatura’

Lugano Città della Giustizia e il messaggio del 2019, Quadranti (Plr): ‘È ora di decidere’. Dadò (Centro): ‘Ma oggi non è una priorità, viste le finanze’

Lo stabile Efg progettato da Mario Botta
(Ti-Press)
25 gennaio 2023
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È uno stand-by che starebbe per terminare quello in cui si trova il dossier sull’acquisto da parte del Cantone dell’edificio Efg di Lugano. Sull’operazione volta a centralizzare in una sede principale la magistratura – oggi dislocata tra Locarno, Bellinzona e Lugano – è tornato di recente il presidente della sezione Plr di Lugano Paolo Morel con un contributo su queste colonne – titolo: "Lugano Città della Giustizia" – in cui sollecitava la politica a pedalare "alla velocità del mondo reale" senza "restare imbrigliati nel campanilismo" che "fa perdere tempo, fa lievitare i costi ed è inefficiente". «Non essendo finora emersa una valida alternativa, mi adopererò per concludere il rapporto e portarlo in commissione (la Commissione parlamentare della gestione, ndr) prima della fine della legislatura», dichiara a ‘laRegione’ il collega di partito di Morel e granconsigliere Matteo Quadranti, correlatore assieme al leghista Michele Guerra del rapporto sul messaggio varato dal Consiglio di Stato nel novembre 2019. Nulla di nuovo sul fronte delle cifre, fa sapere il deputato liberale radicale: «Per l’acquisto dello stabile Efg servono 80 milioni, a cui se ne dovrebbero aggiungere circa altri 50 per i lavori di riadattamento, da farsi però anche nei prossimi 15 anni». C’è poi la ristrutturazione dell’attuale Palazzo di giustizia, sempre sulle rive del Ceresio, che farebbe lievitare i costi complessivi intorno ai 230 milioni, «ma questo aspetto sarebbe oggetto di un messaggio governativo a parte».

‘Confido in una maggiore ragionevolezza’

A ora non cambia però nemmeno la mancanza di una maggioranza commissionale, come conferma Quadranti: «A favore, assieme a noi, c’era la Lega. Nel frattempo il Consiglio di Stato ha fatto alcune proposte di mediazione, soprattutto riguardo alle Corti da lasciare a Bellinzona e Locarno, perché una parte delle contestazioni erano di questo tipo, non solo relative ai costi. Spero che una volta presentato il rapporto ci possa essere una maggiore ragionevolezza». Per Quadranti – che all’ultimo Congresso Plr ha proposto un emendamento per inserire tra gli obiettivi del partito il sostegno alla logistica della Giustizia – è ora fondamentale prendere una decisione: «Anche perché proprio la Sezione della logistica ha bisogno di capire se va in porto o meno questo progetto in quanto deve programmare degli interventi abbastanza costosi di cablaggio e digitalizzazione. Senza una chiara visione sugli intenti, il rischio è di sperperare inutilmente dei milioni».

‘La concentrazione delle autorità in un solo luogo contraria al sistema elvetico’

«Credo che nella difficile situazione finanziaria in cui ci si trova, e con i chiari di luna all’orizzonte, il Cantone debba darsi delle priorità e questa non è una priorità», osserva perentorio Fiorenzo Dadò, deputato e presidente del Centro/Ppd nonché presidente della Gestione. «Se poi entriamo nello specifico del progetto, non è assolutamente chiaro l’utilizzo degli spazi. Non va poi bene che la magistratura sia concentrata in un solo luogo del cantone, anche perché la forza del sistema elvetico sta nella prossimità. E un partito come il mio – ricorda Dadò – che ha sempre difeso i servizi sul territorio non può essere d’accordo con una concentrazione degli uffici giudiziari. L’investimento complessivo, poi, supererebbe di molto i 200 milioni di franchi, cosa che impone soprattutto di questi tempi una profonda riflessione. E se il Gran Consiglio andasse comunque avanti, di fronte a un investimento di tale entità il popolo dovrebbe potersi esprimere attraverso il referendum finanziario obbligatorio, strumento voluto anche dal partito (la Lega, ndr) di Norman Gobbi», capo del Dipartimento istituzioni, che con il Dipartimento finanze ed economia, diretto da Christian Vitta (Plr), ha allestito il messaggio del 2019.

Aldi (Lega): l’operazione va valutata attentamente

Rileva a sua volta la vicecapogruppo della Lega Sabrina Aldi: «Capisco la necessità di dare alla magistratura una logistica confacente, ma dal profilo delle finanze cantonali il momento è delicato e l’investimento prospettato ingente. Non dico di congelare il progetto, ma di valutarlo attentamente, in ogni suo aspetto. Certo, non dobbiamo dimenticare l’approvazione nel maggio scorso in votazione popolare del ‘Decreto Morisoli’, che dà una chiara indicazione sulle modalità di risanamento delle finanze del Cantone. Risanamento che io condivido».

Durisch (Ps): mancanza di chiarezza sugli spazi in esubero

«Come socialisti siamo sempre stati scettici su questo progetto – sostiene Ivo Durisch –. E sin qui non abbiamo ottenuto spiegazioni sufficientemente chiare da parte della Divisione della giustizia e della Sezione della logistica circa il futuro utilizzo degli spazi in esubero, all’interno dell’edificio Efg e del Palazzo di giustizia, che non si intendono destinare alla magistratura. Su una cosa – aggiunge il capogruppo del Ps in Gran Consiglio – concordiamo con il Dipartimento istituzioni, ovvero il mantenimento degli uffici giudiziari nel centro cittadino, per evitare la partenza di altre attività. Questo progetto, fermo in commissione da diversi mesi, dovrebbe, secondo me, slittare comunque alla prossima legislatura: i tempi non mi sembrano maturi per avere una maggioranza consolidata. Chiaramente parliamo di un progetto finanziariamente impegnativo che tra tutto contempla un ammortamento in gestione corrente di circa 21 milioni di franchi all’anno». Compatibile con il ‘Decreto Morisoli’? «Beh, questa domanda dovrebbero farsela chi ha proposto e chi ha votato quel decreto».

Pamini (Udc): se del caso chiederemo il referendum finanziario obbligatorio

Commenta il democentrista Paolo Pamini: «Non abbiamo una preclusione di principio verso il progetto, anche se ci sembra un po’ tanto lussuoso e un po’ tanto costoso. E probabilmente non mancherebbero delle soluzioni alternative, con tutti i palazzi sfitti che ci sono a Lugano. Il progetto in ballo ha sicuramente le sue ragioni, forse però non è il caso di mandarlo avanti adesso». Già, l’attuale precaria situazione delle casse cantonali. «Tuttavia – riprende Pamini – se gli altri partiti intendono comunque procedere, noi chiederemo il voto popolare, richiamando la norma sul referendum finanziario obbligatorio. Non per bloccare il progetto, ma affinché i cittadini contribuenti possano esprimersi su un investimento rilevante».

Norman Gobbi

‘Non una spesa, ma un investimento’

Il Dipartimento istituzioni è sempre convinto della bontà del progetto? «Certamente! Il progetto – annota Norman Gobbi – mantiene tutta la sua validità, apportando le soluzioni logistiche di cui la Giustizia ticinese ha estremamente bisogno sul medio e lungo termine. Lo stato attuale del Palazzo di giustizia di Lugano lo può confermare. Oggi sta letteralmente cadendo a pezzi. Nel breve termine – continua il direttore del Dipartimento istituzioni – abbiamo necessità di investire 10 milioni di franchi per problemi strutturali e per rimanere al passo con l’informatica. Dovremo spostare da via Bossi uffici amministrativi per le necessità di spazio del Tribunale d’appello». Solleciterete la commissione parlamentare? «Abbiamo dato innumerevoli risposte alla Gestione sulle legittime domande dei commissari. Il Consiglio di Stato ha confermato la necessità di trovare gli spazi necessari per i prossimi 30/50 anni. La proposta, sul tavolo del parlamento da oltre tre anni, è giunta alla fine di una serie di valutazioni su numerose altre soluzioni, che per un motivo o per l’altro sono state scartate. Lo abbiamo ribadito più volte ai deputati. In merito al ‘Decreto Morisoli’ il progetto deve essere visto come un investimento e non come una spesa, un investimento di carattere patrimoniale in particolare. Questo perché il Cantone diventerebbe proprietario in centro città a Lugano di un bene immobiliare di grande valore. L’alternativa? Pagare affitti elevatissimi per strutture che non saranno mai in grado di assumere il ruolo, anche di rappresentanza istituzionale, che la Giustizia ticinese ben si merita».