Stabile Efg, consuntivo 2022 del Cantone e carcere femminile: ecco alcuni dei dossier al centro delle sessioni parlamentari di giugno e settembre
Perlomeno c’è una scadenza. L’ha fissata oggi la commissione parlamentare della Gestione: nella sessione del prossimo mese di settembre, in agenda dal 18 al 20, il Gran Consiglio si pronuncerà sul destino dello stabile Efg a Lugano, che nelle intenzioni del governo dovrebbe accogliere un buon numero delle autorità giudiziarie cantonali. Alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva, il plenum deciderà quindi se acquistare o no l’edificio ex Banca del Gottardo. Anche perché su uno dei principali capitoli dell’annoso dossier legato alla logistica della magistratura ticinese occorre arrivarne a una. Il messaggio con cui l’Esecutivo propone al Gran Consiglio lo stanziamento di 80 milioni di franchi per acquisire l’immobile è infatti sui tavoli della Gestione da tre anni e mezzo. Non solo. Oggi non esiste alcun piano B o alternativa valida rispetto alla soluzione costituita dallo stabile Efg, hanno ricordato in mattinata i vertici del Dipartimento istituzioni nell’audizione davanti alla commissione. Oltre al direttore Norman Gobbi e alla responsabile della Divisione giustizia Frida Andreotti, era presente all’incontro con la Gestione il giudice d’Appello e presidente del Consiglio della magistratura Damiano Stefani.
Per ora c’è un solo rapporto commissionale. È favorevole all’operazione ed è firmato al momento solo dai liberali radicali. «Entro il 5 settembre si attendono eventuali altri rapporti, in ogni caso occorre finalmente decidere», sostiene Matteo Quadranti. Per il deputato del Plr, un eventuale no all’acquisto «sarebbe una mancanza di considerazione del lavoro e delle necessità della magistratura». Dice il capogruppo socialista in Gran Consiglio Ivo Durisch: «Come Ps ci pronunceremo dopo aver visto i contenuti della manovra finanziaria di rientro e la posizione degli altri partiti sulle misure di compensazione legate alle pensioni degli assicurati all’Ipct». Sulla stessa lunghezza d’onda il deputato e presidente del Centro Fiorenzo Dadò: «Prima di approvare una spesa così importante vogliamo vedere quali sono le misure di risanamento delle finanze cantonali. Restiamo poi scettici su un eventuale accentramento della giustizia a Lugano». Afferma il capogruppo della Lega Boris Bignasca: «Si vada in aula e in caso di luce verde del Gran Consiglio all’acquisto sia poi il popolo a esprimersi e ad avere quindi l’ultima parola».
Dato l’importo in ballo il referendum finanziario non è per nulla da escludere. «Se così sarà, avremo l’occasione di spiegare ai cittadini la validità di questa acquisizione – osserva Norman Gobbi –. Un acquisto che quanto a importi è in linea con la politica cantonale di investimenti e ristrutturazioni riguardanti altri immobili. È vero, siamo confrontati al momento con ristrettezze finanziarie, ma sono gli stessi operatori economici a chiedere di non fermare gli investimenti pubblici, perché altrimenti si ferma l’economia cantonale. E l’acquisto dello stabile Efg, lo ribadisco, non è una spesa, è un investimento. Un investimento in un bene patrimoniale. Un investimento del Cantone per la giustizia ticinese».
«Sono anni che il messaggio del Consiglio di Stato è pendente in Gestione – evidenzia il presidente della commissione Michele Guerra (Lega) –. Per questo abbiamo voluto stabilire un termine entro cui bisogna avere una posizione definitiva. È pertanto sicuro che il Gran Consiglio deciderà sul tema nella seduta di settembre».
Stamani sui banchi della Gestione anche il Consuntivo 2022 del Cantone, che registra un avanzo d’esercizio di 3 milioni di franchi a fronte di un disavanzo preventivato di circa 135 milioni. Due i rapporti commissionali che saranno sotto la lente del plenum del Gran Consiglio nella sessione che si aprirà il 19 giugno. Con quello di minoranza – firmato da Ps e Verdi – che boccia i conti. “In sede di Preventivo 2022 – scrive il capogruppo socialista Ivo Durisch – la pandemia di Covid-19 ha messo a nudo la fragilità delle finanze cantonali, evidenziando una marcata riduzione delle entrate fiscali. Riduzione che però si è verificata in modo molto meno incisivo del previsto. Nonostante questo abbia permesso di arrivare a un avanzo di esercizio di 3 milioni, rispetto a un disavanzo preventivato di 135, non possiamo sottacere che questo è avvenuto solo grazie ai 164 milioni di versamenti straordinari della Banca nazionale”. La situazione finanziaria “continua a mostrare disavanzi strutturali fino al 2024 con un ulteriore peggioramento nel 2025, dovuto all’introduzione dell’aliquota del 5.5% sull’utile delle imprese. Il Preventivo 2023 è la dimostrazione delle finanze fragili: mostra un disavanzo di circa 230 milioni, se si includono il mancato versamento della Banca nazionale, le minori entrate dovute alla modifica dell’imposta di circolazione e il più che probabile aumento dei sussidi cassa malati”. Per il relatore di minoranza “la politica fiscale irresponsabile praticata da governo e parlamento negli ultimi cinque anni ha creato un disavanzo strutturale alle finanze del Cantone di circa 250 milioni, se non consideriamo i proventi derivanti dagli utili della Banca nazionale”. E alludendo al decreto Morisoli, aggiunge: “Oggi a causa di un disgraziato decreto di freno alla spesa, da noi combattuto, bisogna arrivare al pareggio di bilancio entro il 2025 e per arrivarci si potrà agire unicamente sulle uscite, ossia bisognerà effettuare pesanti tagli alla spesa. Questo significa tagli a servizi e prestazioni, che andranno a intaccare importanti politiche sociali, sanitarie e scolastiche, che sono essenziali per il paese. Nonostante questo disavanzo e i tagli all’orizzonte, si continuano a proporre politiche fiscali a beneficio principalmente delle persone molto benestanti, giustificandole con la promessa dell’arrivo di globalisti e milionari”. Continua Durisch: “Questo disavanzo strutturale accompagnato dal freno alla spesa mette la politica in ginocchio e la priva di ogni possibilità di progettualità, in un momento in cui è necessario affrontare velocemente le nuove sfide, se non vogliamo venirne travolti. L’impressione è che la maggioranza di governo e parlamento non solo siano paralizzati nella progettualità, ma anche nel trovare le misure di risparmio. Una politica poco responsabile e poco lungimirante che si è messa in un angolo da sola”.
Chiede invece al plenum del Gran Consiglio di dare luce verde al Consuntivo il rapporto stilato dal leghista Michele Guerra, che alla ‘Regione’ dichiara: «Trovandoci all’inizio di una nuova legislatura avremmo potuto far slittare il consuntivo a settembre. Abbiamo però deciso di rispettare i termini previsti dalla Legge, portando il Consuntivo in parlamento questo mese. Anche perché si tratta di un Consuntivo positivo, che chiude con tre milioni di avanzo». Un eventuale slittamento a settembre, prosegue Guerra, «avrebbe significato accavallare Consuntivo 2022 e Preventivo 2023, quindi con l’importante cantiere di risanamento dei conti con orizzonte 2025». Scenario futuro che, come si legge nel rapporto di maggioranza, sottoscritto da Lega, Plr e Centro, rimane incerto: “L’incertezza del contesto economico globale, accentuato dal perdurare del conflitto in Ucraina, si ripercuote negativamente sulla crescita dell’economia mondiale. L’avanzo d’esercizio registrato nel 2022 non deve quindi illudere. Nei prossimi anni sul fronte delle finanze cantonali ci attendono sfide importanti che richiederanno sforzi non indifferenti per riportare i conti del Cantone in equilibrio”. Il primo passo sarà l’elaborazione di un Preventivo 2024 con un disavanzo massimo di 40 milioni di franchi. Per raggiungere questi obiettivi governo e parlamento sono chiamati a un’assunzione di responsabilità”.
«Il mio auspicio – dice il capogruppo della Lega Boris Bignasca – è che il Consuntivo venga approvato e dunque liquidato affinché ci si possa poi concentrare sui grossi dossier che ci attendono: manovra di rientro, Preventivo 2024, Ipct e stabile Efg».
Non è tutto. La commissione della Gestone ha anche dato via libera alla realizzazione della sezione femminile al carcere della Stampa. Ha quindi firmato il rapporto di Giorgio Fonio (Centro) e Fabrizio Sirica (Ps) favorevole al messaggio governativo che chiede “lo stanziamento di un credito complessivo di 3’082’730 franchi presso il Penitenziario cantonale, di cui 1’250’000 franchi destinati alla realizzazione della nuova Sezione femminile e all’adeguamento degli spazi da destinare a detenuti anziani e a detenuti con disabilità fisica o motoria e 1’832’730 franchi annui quali spese ricorrenti per il personale aggiuntivo necessario alla gestione della sezione femminile”. Il progetto proposto dal Consiglio di Stato, si ricorda nel documento redatto da Fonio e Sirica, prevede “la creazione di una nuova Sezione femminile presso il Carcere penale La Stampa, ristrutturando la relativa Sezione D, nel frattempo dismessa quale settore riservato agli autori di reati contro l’integrità sessuale e delle persone, e riconvertendo la stessa realizzando in sostanza un comparto esclusivamente dedicato alle detenute donne”. La nuova sezione femminile “sarà composta da undici posti cella, numero che deriva dall’attuale struttura della Sezione D: una cella del comparto sarà appositamente concepita per permettere l’eventuale gestione di donne con figli, fino al massimo ai tre anni di età”. Il nuovo comparto femminile (“concretizzazione” in venti mesi) “disporrà di un passeggio e di un laboratorio riservati esclusivamente per le detenute donne”. «Si va a sanare una situazione oggi estremamente critica per le donne che vengono incarcerate in Ticino – evidenzia, da noi contattato, Giorgio Fonio –. Una situazione resa ancor più delicata quando le detenute hanno figli in tenera età che devono accudire, figli che loro malgrado vengono coinvolti nella realtà carceraria». Al plenum del Gran Consiglio la parola.