laR+ Ticino

Targhe, Dadò: ‘Colpa del governo’. Gobbi: ‘Sei in malafede’

Caos imposta di circolazione, dopo il ritiro dei decreti da parte del Consiglio di Stato è botta e risposta al fulmicotone, tra accuse e puntualizzazioni

La polemica non si placa, anzi
(Ti-Press)
30 novembre 2022
|

La nuova imposta di circolazione entrerà in vigore come votata il 30 ottobre dal popolo ticinese, disparità di trattamento comprese. Il Consiglio di Stato, dopo che la Commissione parlamentare della gestione ieri ha fatto melina aderendo solo con Centro e Udc al rapporto di Fiorenzo Dadò e Paolo Pamini, ha deciso infatti di ritirare i tre decreti legislativi urgenti sottoposti al Gran Consiglio per, appunto, correggere le storture evidenziate dagli iniziativisti e dagli altri partiti già prima della votazione. Quindi, nel concreto, sanare a livello normativo le disparità di trattamento tra cicli di omologazione per il calcolo delle emissioni di CO2 e – pure se estraneo al contenuto dell’iniziativa del Centro/Ppd ‘Per un’imposta di circolazione più giusta’ – istituire un coefficiente di moltiplicazione per far tornare l’incasso totale a 85,3 milioni di franchi. Cioè quanto votato dal popolo, anche se i calcoli seguenti presentati dall’Esecutivo stabilivano l’incasso in circa 7 milioni in meno.

"Nonostante gli sforzi profusi dal Consiglio di Stato nell’ottica di una collaborazione costruttiva finalizzata a trovare una soluzione ottimale e condivisa a favore del Canton Ticino e della sua popolazione – si legge nella nota governativa – si è constatata l’assenza di una solida maggioranza all’interno delle forze parlamentari a sostegno di una delle proposte presentate". Leggasi, il coefficiente di moltiplicazione. E il governo – "prendendone atto" – procederà di conseguenza "ad applicare il testo votato dal popolo, il quale tuttavia non tiene conto della differenziazione della formula in base al ciclo di omologazione dei veicoli".

Dadò: ‘Gobbi ogni volta che si trova in difficoltà ritira o rallenta i dossier’

La reazione del presidente del Centro Fiorenzo Dadò è al fulmicotone: «Constato che Norman Gobbi ogni volta che si trova in difficoltà, l’ha già fatto con la Legge sulla prostituzione e in altre occasioni, ritira o rallenta il dossier – dice infatti a ‘laRegione’ –. Nel caso specifico, i numeri per votare questa modifica in Gran Consiglio ci sarebbero stati. Adesso spetterà a lui fare in modo che non ci sia alcuna disparità di trattamento e che venga rispettata pienamente la volontà popolare, cioè abbassare l’imposta di circolazione ad almeno il 90 per cento dei cittadini». E ancora: «Ritengo sia triste che un governo che non è in grado di proporre un Preventivo con 5 centesimi di risparmi sugli oltre 4 miliardi dei cittadini che spende ogni anno, ora voglia incaponirsi per 6 o 7 milioni di franchi a discapito dei cittadini automobilisti».

‘Il Consiglio di Stato sistemi la disparità di trattamento’

D’accordo, ma ora per Dadò come si andrà avanti? Quali sono le prossime tappe dopo il ritiro dei decreti da parte del governo? La risposta è secca: «Tutta la classe politica a partire dal consigliere di Stato Gobbi ha dichiarato pubblicamente e in tutte le salse che erano intenzionati a correggere la disparità di trattamento, e questa correzione Gobbi può farla d’ufficio, tranquillamente, tramite i suoi uffici e senza passare dal parlamento. Ci attendiamo che venga fatto. Se non avverrà, valuteremo assieme agli altri iniziativisti come procedere».

Però che in Gestione il Centro non sia riuscito a trovare una maggioranza è un fatto. «Noi abbiamo fatto il nostro dovere – ribatte Dadò –. Gli altri partiti, chi per ripicca nei confronti di chi ha vinto alle urne, chi su pressione del Consiglio di Stato, non hanno voluto prendersi le loro responsabilità». Perché «se Gobbi non dovesse correggere le imperfezioni che ci sono e che provocano disparità di trattamento, i cittadini penalizzati sapranno chi ringraziare».

Gobbi: ‘Adesso il margine di manovra del governo è pari a zero, e lo dice l’iniziativa’

«Le difficoltà per cui siamo arrivati a questa situazione le hanno create coloro, e cioè gli iniziativisti, che non hanno voluto trovare una convergenza su determinati aspetti. Ricordo inoltre che ancora di recente Fiorenzo Dadò ha dichiarato che il testo votato dal popolo avrebbe generato un gettito di 77 milioni, quando in realtà questo gettito è di 85 milioni di franchi. Quindi, o si lavora basandosi sulla buona fede o altrimenti, per quanto mi concerne, faccio fatica a lavorare».

È perentorio il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, nel respingere, da noi contattato, le critiche di Dadò. «Una delle cose che è sempre stata chiesta da tutti, iniziativisti in testa, è il rispetto della volontà popolare. Ebbene, se mettere in vigore il testo votato il 30 ottobre dai cittadini significa non rispettare la volontà popolare, mi chiedo di cosa si stia parlando», osserva Gobbi.

Il quale puntualizza: «Il testo che entrerà in vigore sarà però senza correttivi. Il governo ne aveva suggerito alcuni nei recenti messaggi ora ritirati. Dunque, quanto approvato in votazione popolare entrerà in vigore, consapevoli però che c’è un difetto tecnico contenuto nella formula proposta nell’iniziativa, da ricondurre ai due diversi cicli di misurazione del CO2. Un difetto che era noto a tutti, ma sulla soluzione per rimuoverlo non c’è stata la necessaria convergenza, in primis quella degli iniziativisti. Aggiungo che la questione dei cicli di omologazione andrà in ogni caso affrontata e che comunque per due terzi dei veicoli immatricolati in Ticino dopo il 2009 le imposte di circolazione scenderanno».

Dadò sostiene che la palla è ora nel campo governo: si aspetta che il Consiglio di Stato allestisca una direttiva interna per rimuovere la disparità di trattamento… «Ma anche che qui secondo me Dadò è in malafede», commenta Gobbi. «Per volontà anzitutto degli iniziativisti, tutte le competenze in materia sono state attribuite al Gran Consiglio. E meglio, tutte le modifiche legislative in quest’ambito devono passare dal parlamento. Il margine di manovra del Consiglio di Stato è quindi pari a zero. Il testo dell’iniziativa approvato dal popolo parla chiaro, anzi, chiarissimo: "L’imposta di circolazione sia fissata esclusivamente sulla base di atti soggetti a referendum, senza alcuna delega al Consiglio di Stato". Ora, mi risulta che le uniche decisioni impugnabili con un referendum siano quelle prese dal Gran Consiglio. E allora o si è conseguenti con quello che si scrive oppure si è in malafede». E, aggiungiamo noi, anche se non fosse così – cioè se il governo agisse prima dell’entrata in vigore il 1. gennaio della nuova imposta di circolazione col vincolo citato da Gobbi – i tempi sarebbero ora strettissimi e un’altra eventuale direttiva difficilmente, dato il clima politico, raccoglierebbe attorno a sé una maggioranza.

Gli iniziativisti però rimproverano il Consiglio di Stato di avere il braccino corto, nel senso che si creano problemi per sei, sette milioni di minor gettito a fronte di una spesa pubblica annua di oltre quattro miliardi. «Secondo il testo dell’iniziativa – risponde il direttore del Di –, il prelievo delle imposte di circolazione deve andare a coprire i costi di gestione e manutenzione delle strade. Ebbene, se si scende sotto i 90 milioni di franchi non si è in più in grado di garantire la manutenzione. Ribadisco: è difficile lavorare con chi è in malafede o non vuol capire».

Ma il presidente del Centro dice pure che i ticinesi sapranno chi ringraziare se la disparità di trattamento non verrà rimossa dal governo… «Dovranno ringraziare chi ha elaborato quel testo d’iniziativa. Che non è Norman Gobbi».