L’associazione dei Comuni sprona la Gestione a esprimersi finalmente, dopo nove anni di silenzio, sulla mozione Ghisla
Dalle critiche via stampa alla richiesta formale affinché la politica cantonale, silente da diversi anni, faccia finalmente i compiti. Il tema è quello del trasporto pubblico evidenziato dal nostro giornale lo scorso 24 ottobre, ossia la comunità tariffale Arcobaleno che pur avendo introdotto alcune novità per il 2025, mostra nell’Alto Ticino una frammentazione nella quale gli utenti più geograficamente lontani sono ancora costretti ad acquistare più zone rispetto a quelli delle aree urbane. A sostenerlo il sindaco di Bodio Stefano Imelli e il presidente della Commissione regionale dei trasporti Tre Valli Massimo Ferrari. I quali dopo l'intervista hanno portato il tema nel comitato dell’Associazione Comuni Leventina che ha ora scritto alla Commissione gestione del Gran Consiglio sollecitandola affinché finalmente si esprima sulla mozione dell’ex granconsigliere Ppd Simone Ghisla. Correva il 2015 – ebbene sì, quasi dieci anni fa – quando l'allora deputato chiedeva di riordinare la suddivisione in zone creandone una sola rispettivamente per le valli Leventina, Blenio, Maggia e Muggio, più il Gambarogno e la Capriasca con la Valcolla. Questo nella convinzione che i maggiori volumi d’utenza sulle linee permetterebbero ai servizi di autofinanziarsi.
Due anni dopo, nel 2017, il Consiglio di Stato aveva però mostrato pollice verso rimarcando che le tariffe Arcobaleno e il suo sistema a zone “sono basati sulle distanze: si tratta di un principio applicato non solo in Ticino ma in tutte le comunità tariffali. L’utente paga dunque il prezzo del suo titolo di trasporto sulla base della distanza che l’abbonamento o il biglietto gli permette di percorrere”. In soldoni, proseguiva il governo, “la realizzazione della proposta implicherebbe la copertura da parte di Cantone e Comuni di perdite d’introiti che andrebbero ad aggravare la già critica situazione delle finanze cantonali e comunali; essa creerebbe inoltre un’iniquità nell’impostazione del sistema tariffale a zone poiché il costo del trasporto pubblico per gli utenti delle zone periferiche risulterebbe, a parità di distanza, più favorevole rispetto a quello pagato negli agglomerati e centri urbani”.
Dal canto suo la Gestione si è disinteressata del tema e ora viene sollecitata dai Comuni leventinesi, a firma dello stesso Imelli, vicepresidente. Il quale nella lettera ribadisce che il nuovo assetto Arcobaleno “aggrava la situazione già precaria delle regioni periferiche perché non migliora il servizio pubblico e non tiene conto delle peculiarità geografiche”, con una netta differenza fra centri e periferie. In particolare “le barriere naturali, che già complicano gli spostamenti quotidiani, sono accompagnate da una penalizzazione economica che non ha alcuna giustificazione logica. È tempo che le autorità cantonali considerino le vere necessità dei cittadini residenti in queste zone e garantiscano un sistema di trasporto equo e accessibile per tutti, senza discriminazioni geografiche. Le valli non possono continuare a essere trascurate in scelte pianificatorie che sembrano favorire solo i centri più popolosi e già serviti”. Una soluzione “sensata e sostenibile”, conclude la missiva, sarebbe “l’introduzione di una zona unica per le Tre Valli”.