Ticino

Non è un cantone per inquilini, ma da 50 anni l’Asi è con loro

L’associazione che ne difende gli interessi in Ticino festeggia stasera mezzo secolo di vita. Intervista al presidente Adriano Venuti

Serata evento alle 19 alla casa del popolo, con interventi di varie personalità legate all’Associazione
(Ti-Press)
9 novembre 2022
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Oggi come cinquant’anni fa, i principali problemi che affliggono gli inquilini formano un poker amaro: mancanza di alloggi a pigione moderata, aumento degli affitti, sfratti di massa per ristrutturazioni e spese accessorie. Sono i motivi che hanno dato origine nel 1972 all’Associazione Svizzera inquilini - Sezione della Svizzera italiana (Asi-Ssi) nonché «quelli che ancora adesso ci occupano nella maggior parte dei casi», considera Adriano Venuti, presidente del sodalizio che ha lo scopo di tutelare gli interessi degli inquilini, promuovere la politica dell’alloggio e dare ai soci le informazioni e l’assistenza nelle vertenze che li oppongono ai locatori. Asi-Ssi che questa sera terrà un evento pubblico per il festeggiamento del mezzo secolo di vita, alle 19, presso la Casa del Popolo a Bellinzona. Un lungo percorso che ne ha confermato sempre più il ruolo di rappresentanza degli inquilini «in ogni ambito – osserva Venuti –, sia politico che istituzionale, come negli uffici di conciliazione». Autorevolezza attestata anche dall’aumento degli associati: «Nel ’72 erano 2’000. Nel 2001, quando Bill Arigoni è diventato presidente, erano 7’350 – ripercorre Venuti –. Ora ci aggiriamo sui 6’500-6’600. Quindi negli ultimi anni qualcosa abbiamo perso, soprattutto perché stanno venendo a mancare i soci mossi da un ideale, quelli che pagano la quota senza far capo ai servizi. Adesso le persone che si iscrivono lo fanno principalmente perché hanno bisogno». Il lavoro per contro non è mai diminuito: «Il mercato dell’alloggio è molto vivace e i movimenti degli inquilini sono tanti».

Nubi all’orizzonte

Quanto al contesto generale, il Ticino, stando alle valutazioni di Venuti, non è un paese per inquilini. «Nel nostro cantone si è costruito troppo, quindi abbiamo uno sfitto abbastanza alto che teoricamente dovrebbe portare a una maggior concorrenza tra i proprietari immobiliari e a una conseguente riduzione delle pigioni, ma la realtà è diversa. Questo perché i costruttori degli ultimi anni sono in prevalenza grandi investitori che finanziariamente possono permettersi di tenere gli appartamenti sfitti per diverso tempo e non hanno necessità di ridurre i prezzi che offrono. Una situazione che ha spinto verso l’alto anche abitazioni di qualità inferiore rispetto a quelle nuove. Ora a preoccupare ulteriormente è il fatto che lo sfitto per la prima volta dal 2014 è iniziato a diminuire, ciò che porterà a un ulteriore aumento dei prezzi, in un momento in cui stanno tornando a salire anche i tassi di interesse».

Gli strumenti per contrastare la situazione non sono molti, considera il presidente dell’Asi: «Due anni fa avevamo proposto l’introduzione del formulario ufficiale a inizio locazione che permetteva di conoscere la pigione pagata dall’inquilino precedente e le motivazioni di un eventuale aumento, ma è stata bocciata in una votazione popolare in cui sono stati messi in campo degli enormi sforzi finanziari da parte di Svit (Associazione svizzera dell’economia immobiliare) e Catef (Associazione ticinese dei proprietari immobiliari). L’inquilino potrebbe chiedere una verifica della pigione iniziale, però sono procedure complicate che richiedono uno sforzo abbastanza importante e non tutti se la sentono».

Costi dell’energia e aumento dei valori di stima

A complicare il quadro c’è anche l’aumento dei prezzi dell’energia (gas e nafta) di fronte al quale a livello nazionale l’Asi ha chiesto alla Confederazione un sussidio energetico per le economie domestiche con salari bassi e misure di accompagnamento per la sostituzione di caldaie a energia fossile. Ad ora però «non ci sono stati riscontri – rileva Venuti –. E nemmeno il Cantone sembra intenzionato a fare qualcosa. Non possiamo che consigliare agli inquilini un atteggiamento più parsimonioso nei consumi – riscaldamento, elettricità, acqua – e di iniziare ad accantonare dei soldi, se riescono, in vista del conguaglio che sarà sicuramente più alto degli anni passati».

Altre nuvole visibili all’orizzonte potrebbero accumularsi sul Ticino a medio termine. Il riferimento è al prospettato aumento dei valori di stima per cui nelle scorse settimane l’Udc, assieme agli altri partiti borghesi, ha lanciato un’iniziativa per chiederne la neutralizzazione fiscale, sostenendo che se questo non avvenisse i proprietari potrebbero riversare i costi sugli inquilini. «Se questi partiti avessero veramente a cuore interessi degli inquilini avrebbero sostenuto le nostre passate iniziative, invece hanno dipinto quella sul formulario ufficiale come un demonio burocratico e combattuto strenuamente quella per alloggi a pigione moderata – contesta Venuti –. Tirare in ballo gli inquilini in questa occasione è solo un pretesto per allargare il consenso e raccogliere firme con più facilità»