L’architetto ticinese commenta l’incendio al resort Glacier 3000 a Les Diablerets e lo sgretolamento della torre di Moron nel Giura bernese
"È la prima volta che una mia opera viene distrutta dalle fiamme". Così si è espresso Mario Botta in un’intervista rilasciata al quotidiano romando ‘24Heures’, dopo l’incendio che ha distrutto gli ultimi due piani del resort Glacier 3000 a Les Diablerets, nel Canton Vaud. Il ristorante progettato dall’architetto ticinese, che si trova al quarto piano, è stato gravemente danneggiato, come anche il self-service, ubicato al terzo.
"Taluni degli edifici che ho concepito, in particolare in Sudamerica, sono stati distrutti dalle guerre, quindi dagli uomini", ha dichiarato Mario Botta. Ma "per il Glacier 3000, mi è difficile capire come un incendio possa partire dal terzo piano di una costruzione fatta di cemento e metallo, a 3’000 metri di altitudine, in piena notte. Quindi in condizioni nelle quali ciò non dovrebbe accadere", ha aggiunto il ticinese.
Secondo l’architetto, "Glacier 3000 è stato un progetto fantastico: un filo che collega con la vetta della montagna, sul quale i turisti potevano quasi volare. L’ho concepito come se questo luogo grandioso potesse accogliere i suoi visitatori nel suo ventre". Ma Mario Botta non rinuncia a scoccare una frecciatina ai promotori: "Il progetto è continuamente passato di mani, è anche fallito: si è cercato ben altro rispetto a quello che si era immaginato a priori. Non mi sono più riconosciuto e non vi sono mai più ritornato", ha spiegato.
"Guardo le foto dell’incendio e leggo: la stagione invernale è in pericolo", ha aggiunto Mario Botta, secondo il quale "con il cambiamento climatico, la stagione di un’intera generazione è in pericolo".
L’architetto ticinese si pone allora numerose domande sui "segni di fragilità delle costruzioni moderne". A riprova di ciò, non riesce ancora a capacitarsi dello sgretolamento della bella torre di Moron (a Malleray, nel Giura bernese), un altro dei suoi progetti. I blocchi di pietra collassano uno dopo l’altro, facendo temere un crollo totale dell’opera. "Si tratta di un vero mistero", ha aggiunto il ticinese, che si è recato sul posto per vedere i danni.
Quanto al Glacier 3000, a una domanda di 24Heures se fosse disposto a partecipare alla riparazione futura, o persino alla ricostruzione totale dell’edificio in parte distrutto, Mario Botta ha risposto: "Se mi chiamano e me lo propongono, dedicandovi sufficienti risorse finanziarie che lo consentirebbero, e forse con altri materiali quali il legno ignifugo, allora perché no...".
Nessun ferito
L’esatta entità dei danni deve comunque ancora essere stabilita prima di poter prendere in considerazione la ricostruzione, che non avverrà prima del prossimo anno. Anche senza ristoranti, il CEO di Glacier 3000, Bernhard Tschannen si è detto fiducioso che la stagione sciistica possa riprendere come previsto il 5 novembre.