Imposte di circolazione, l‘avvocato Padlina a nome del primo firmatario Passalia inoltra reclamo al governo per le modifiche proposte: ’La moratoria c’è’
"La Cancelleria dello Stato ha illecitamente proceduto a modificare il testo dell’opuscolo informativo elaborato dai promotori dell’iniziativa". E ancora: "Le modifiche operate dalla Cancelleria dello Stato sul testo proposto dagli iniziativisti sono estremamente gravi e pure oggettivamente oltremodo preoccupanti in uno Stato di diritto". È un reclamo di fuoco quello inoltrato ieri via raccomandata al Consiglio di Stato da parte dei proponenti dell’iniziativa popolare del Centro (Ppd) ‘Per un’imposta di circolazione più giusta’. Diciassette pagine, redatte dall’avvocato Gianluca Padlina, che contestano con veemenza l’opuscolo informativo in vista della votazione popolare del 30 ottobre e chiedono al governo che sia "immediatamente corretto, in modo da evitare che la votazione possa essere irrimediabilmente falsata". Oggetto della discordia, la questione della moratoria per le auto immatricolate prima del 2009.
Con ordine. Era il 22 giugno quando il Gran Consiglio ha respinto il rapporto di maggioranza (Centro/Ppd, Lega e Udc) che aderiva all’iniziativa e chiedeva che la nuova imposta di circolazione per le auto immatricolate a partire dal 1° gennaio 2009 (con la moratoria di un anno per le auto immatricolate prima di questa data) fosse fissata unicamente in base alle emissioni di Co2 fatta salva una piccola tassa base, che ne fossero referendabili le eventuali modifiche e che il ricavo non superasse gli 80 milioni di franchi. Saliti per il governo prima a 91,5 milioni, poi scesi al totale definitivo di 85,2 milioni con la moratoria di cui prima. Il parlamento ha invece dato via libera al controprogetto del rapporto di minoranza firmato da Ps e Verdi: incasso massimo di 96 milioni, di cui 85 da dedicare al ‘conto strade’ e 11 alla promozione del trasporto pubblico con incentivi per gli abbonamenti Arcobaleno per il ceto medio. Morale della favola: iniziativa e controprogetto andranno al voto popolare previsto il 30 ottobre.
Il giorno dopo il voto del parlamento, si legge nel reclamo, "il direttore del Dipartimento istituzioni, il cancelliere e il responsabile del Servizio giuridico del Consiglio di Stato hanno convocato a una riunione una delegazione del Comitato d’iniziativa per comunicargli di ritenere l’esistenza di una possibile lacuna legislativa all’interno del testo conforme all’iniziativa popolare generica". Cioè nel testo del Centro/Ppd sostenuto da Lega e Udc. La lacuna in questione "avrebbe riguardato le modalità di calcolo dell’imposta di circolazione per il 2023 per le vetture immatricolate prima del 2009, soggette alla cosiddetta moratoria, e, a giudizio del governo, tale lacuna avrebbe dovuto essere colmata applicando a queste vetture il calcolo secondo il sistema bonus/malus, attualmente applicato alle vetture immatricolate dopo il 2009". Apriti cielo. Infatti, "il qui ricorrente (il primo firmatario Marco Passalia, ndr) ha avuto modo di chiarire, senza possibilità di dubbio alcuno, che il comitato d’iniziativa non condivideva in alcun modo questa tesi, ritenuto che durante il periodo della moratoria il calcolo dell’imposta per le vetture immatricolate prima del 2009 avrebbe dovuto continuare a essere quello attualmente in vigore e, dunque, non avvenire sulla base del sistema bonus/malus che l’iniziativa si prefigge appunto di abrogare definitivamente".
E siamo alla carne viva. Alla polemica. "Con una e-mail del 23 agosto", il Servizio diritti politici ha informato Passalia della volontà di modificare il testo da lui inviato per l’opuscolo. Adeguando "un passaggio relativo ai motivi per votare No al controprogetto, nel senso che la differenza tra iniziativa e controprogetto sarebbe stata indicata come ‘leggermente inferiore’ e non come di circa 10 milioni di franchi (derivante dalla differenza tra 85,2 milioni dell’iniziativa e i 96,3 del controprogetto". Il giorno dopo, la notizia che sarebbe stato modificato "anche un passaggio relativo ai motivi per votare Sì all’iniziativa, indicando che lo sgravio sarebbe stato quantificato in soli 15 milioni di franchi e non 25 milioni di franchi come indicato da parte degli iniziativisti (calcolati quale differenza tra i circa 110 milioni incassati negli ultimi anni e gli 85,2 milioni dell’iniziativa".
Da qui la protesta del granconsigliere del Centro/Ppd Passalia, che con due mail nel giro di due giorni ha chiesto lumi dal momento che "non si capisce come nell’opuscolo possano essere indicate cifre e considerazioni in contrasto con le indicazioni fornite dal Consiglio di Stato alla Commissione parlamentare della gestione".
Il 26 agosto, venerdì scorso, la risposta del governo con l’opuscolo informativo approvato: "Dallo stesso emerge che lo sgravio è stato quantificato in 91,5 milioni di franchi, ovvero come se non fosse operante la moratoria. In particolare, la riduzione del gettito per il 2023, rispetto alla situazione attuale, è stata stimata in 15 milioni di franchi". La questione è semplice ed è quella che ha portato al reclamo: nel testo degli iniziativisti figura la frase "i cittadini, già nel 2023, avranno in tasca circa 25 milioni di franchi in più" mentre nella modifica apportata dalla cancelleria si trova scritto che "i cittadini, già nel 2023, avranno in tasca circa 15 milioni di franchi in più". La seconda modifica importante, è che "con il controprogetto lo sgravio a favore della popolazione, per il 2023, sarebbe di oltre 10 milioni di franchi inferiore a quello previsto dall’iniziativa". Milioni che, con la modifica della cancelleria, scendono a 5.
Nel reclamo si cita fra l’altro il capoverso 5 dell’articolo 10 del Redp, il Regolamento sull’esercizio dei diritti politici. Secondo il quale, ricordano i reclamanti, il Consiglio di Stato "coinvolge nella redazione del testo a sostegno della domanda di iniziativa (o di referendum) il comitato promotore della domanda". La norma, annotano, "stabilisce che, a tale scopo, la Cancelleria dello Stato fissa al Comitato d’iniziativa un termine di almeno dieci giorni per la consegna della proposta di testo" e "precisa che il governo cantonale possa modificare il testo proposto dal Comitato di iniziativa unicamente in tre casi". Ovvero in presenza di: testi o espressioni lesive dell’onore; testi o espressioni manifestamente contrari alla verità; testi o espressioni troppo lunghe". «Con riferimento al testo predisposto dagli iniziativisti nessuno di questi tre casi risulta, in tutta evidenza, realizzato – afferma l’avvocato Gianluca Padlina, interpellato dalla ‘Regione’ –. Il Consiglio di Stato tenta di mettere in bocca agli iniziativisti parole e concetti che non sono loro. Sostanzialmente cerca di lasciare intendere che gli iniziativisti condividano l’opinione del governo per cui ai veicoli immatricolati prima del 2009 debba trovare applicazione il sistema bonus/malus. Cosa che è del tutto illogica, visto che l’obiettivo dell’iniziativa è proprio quello di abrogare questo sistema». E poi l’affondo: «Probabilmente – continua il legale – il governo ha capito che questa iniziativa con grande probabilità verrà approvata dal popolo, dato che abbiamo una delle imposte di circolazione più care del Paese, e la manovra architettata sembra finalizzata a limitare l’impatto dell’iniziativa».
Osserva ancora Padlina: «In base alla giurisprudenza del Tribunale federale, che cito nel reclamo, la comunicazione delle autorità – dunque il contenuto dell’opuscolo informativo – deve essere neutrale e l’autorità è tenuta comunque a riportare in maniera fedele la posizione degli iniziativisti». Concetti esplicitati appunto nel reclamo. «Secondo la giurisprudenza – scrive Padlina – l’esito di una votazione è falsato qualora le autorità influenzino in maniera inammissibile gli aventi diritto di voto. Un condizionamento di questo genere può essere esercitato segnatamente per il tramite di informazioni ufficiali indirizzate dalle autorità ai cittadini". E ancora: «L’autorità non è tenuta a discutere ogni dettaglio del progetto, né a evocare ogni obiezione che potrebbe essere sollevata in merito: le è tuttavia vietato di passare sotto silenzio elementi importanti per la decisione dei cittadini o di riprodurre in maniera inesatta gli argomenti dei promotori o degli avversari dell’iniziativa».