Così i tre mozionanti socialisti che ne chiedevano la convocazione, ma ora criticano la direzione del partito per la data scelta e il ‘non coinvolgimento’
"Quella della direzione è una forzatura che limita il dibattito e cozza contro i valori di un partito storico", nonché un’operazione "eticamente discutibile in seno a un partito nato per dare voce a chi non ne aveva". Non si può certo dire che sia stata accolta favorevolmente da parte dei socialisti Matteo Muschietti, Evaristo Roncelli e Lauro Degiorgi la decisione presa dai copresidenti del Ps Laura Riget e Fabrizio Sirica assieme alla direzione del partito di indire una Conferenza cantonale prima del Congresso previsto per novembre per discutere delle strategie elettorali, proprio come i tre chiedevano con una mozione e una raccolta firme. Decisione a cui i copresidenti sono giunti dopo aver loro stessi raccolto le sottoscrizioni – necessarie secondo gli statuti – per convocare una Conferenza cantonale, in quanto quelle in possesso dei tre mozionanti tardavano ad arrivare e stavano trasformando l’attesa in un "limbo" per la dirigenza del partito che ha "dei tempi tecnici da rispettare", aveva motivato Riget. Quello che dunque appare un passo per andare incontro agli auspici dei promotori della mozione – ovvero di incontrarsi con la base del partito in tempi brevi in modo da discutere democraticamente dei termini dell’alleanza per una lista unica rossoverde da presentare alle elezioni per il Consiglio di Stato del prossimo aprile – è invece stato da loro accolto in termini di prevaricazione, come emerge da una nota stampa a cui affidano la precisazione e la rettifica di quelle che considerano "alcune affermazioni inesatte diramate dalla dirigenza Ps".
Ripercorrendo la cronologia dei fatti, i tre mozionanti ricordano come la sezione di Coldrerio – quella di Muschietti – durante il Comitato cantonale del 17 giugno abbia chiesto alla direzione del partito di organizzare una Conferenza cantonale "per discutere in maniera trasparente delle alleanze", richiesta a cui è seguito un diniego. Da qui la raccolta firme con una mozione che oltre a sollecitare tale incontro, metteva in discussione in particolare l’accordo con i Verdi di correre alla pari presentando due deputati a testa per partito da affiancare a un rappresentante della società civile, anziché tre nomi socialisti. "Va precisato – scrivono poi i tre – che non esiste alcun termine statutario per la consegna delle firme, ossia non c’è alcun obbligo di consegnare le firme raccolte entro una determinata data". Nonostante ciò, rendono noto di aver comunicato alla direzione indicativamente il 31 agosto quale data per il rinvio delle firme e di aver in seguito chiesto "esplicitamente che la conferenza cantonale sia organizzata tra la terza e la quarta settimana di settembre, e durante il weekend, per permettere a tutti i compagni e le compagne, oltre ai simpatizzanti, di prendervi parte. La partecipazione più ampia possibile è il senso stesso dell’iniziativa che non deve diventare un esercizio a favore della direzione che non tenga conto dei contenuti della mozione". La critica, oltre alla data decisa dalla direzione per la Conferenza cantonale – mercoledì 7 settembre –, va anche al fatto di aver introdotto all’ordine del giorno la mozione dei tre proponenti "senza consultarli, senza il loro consenso e senza che la stessa sia supportata dalle firme nel frattempo raccolte. Uno svilimento di una mozione che viene dalla base ed è corredata da decine di firme, nonché mirante a fare chiarezza e trasparenza". Secondo la loro valutazione, inoltre, "organizzando la Conferenza in concomitanza con il Comitato cantonale – fissato da tempo per il 7 settembre, ndr –, la direzione avrà gioco facile e potrà contare sulla presenza di tutti i membri del Comitato cantonale e finirà per soffocare la voce delle minoranze che rendono ricca la base di un partito che fa delle idee la sua forza. Da quando il socialismo ha paura di dibattere sul suo avvenire?", chiedono, sostenendo infine come a questo punto diventi "sempre più importante che almeno il Congresso sia libero e autentico, sorretto dall’ossatura di un dibattito costruttivo in vista di una reale armonizzazione di tutti i pensieri che lo animeranno". Da parte dei copresidenti da noi contattati "no comment".