Ticino

Macello cantonale: aumenta il lavoro, restano le preoccupazioni

L’assemblea ordinaria ha discusso sul debito di due milioni con BancaStato. A breve dovrebbe partire il progetto ‘laboratorio del gusto’.

Nel 2021 sono stati macellati 483’087 chili di carne al macello cantonale
(Ti-Press)
26 agosto 2022
|

È aumentato il lavoro per il macello cantonale di Cresciano, dove nel 2021 si sono macellati in 78 giorni d’attività oltre 483mila chili di carne. Ben 43’629 in più rispetto all’anno precedente. Un tendenza, fanno sapere gli addetti ai lavori, che si sta confermando anche quest’anno. Nonostante i numeri incoraggianti, c’è preoccupazione tra gli azionisti della Mati Sa, che gestisce il macello cantonale. Il debito aperto con BancaStato, che si aggira intorno ai 2 milioni di franchi, resta infatti un problema al quale non si riesce (per ora) a trovare soluzione. È questo, in sintesi, il bilancio emerso dall’annuale assemblea degli azionisti tenuta questa mattina nella sede dell’Unione contadini ticinesi. «Vedere i numeri crescere vuol dire aumentare la possibilità di mantenere la struttura, che è pubblica. Le nostre attività sono a vantaggio del consumatore» ha affermato Manfredo Forni, presidente della Mati Sa. «Questo periodo, con la guerra in Ucraina e la crisi energetica, ci sta ricordando l’importanza dell’autosufficienza alimentare». I ricavi delle macellazioni e l’apporto finanziario dei Comuni – «senza il quale si sarebbe chiuso in perdita», ha sottolineato Forni – permetteno al Macello cantonale di registrare un utile di 5’893 franchi, il linea con il passato.

‘Per stare in piedi un macello deve fare anche la lavorazione’

Proprio in questo discorso di sostenibilità si inserisce il Progetto di sviluppo regionale (Psr) che viene ora chiamato "laboratori del gusto". L’idea è di far lavorare insieme alcuni importanti attori delle filiere della carne, dei cereali e (novità) della birra del Ticino con l’obiettivo di farle crescere commercialmente e consolidarle valorizzando i prodotti locali. All’inizio di luglio, hanno spiegato in assemblea i membri del Consiglio di amministrazione, è stato inviato il dossier approvato dalle autorità cantonali a Berna per ricevere l’approvazione definitiva. «Poi potremo partire. I primi sei anni sono già finanziati, poi speriamo di riuscire ad andare avanti con le nostre gambe» ha detto il segretario agricolo cantonale Sem Genini. "Filiera carne" è invece il sotto-progetto che coinvolge in prima fila il macello cantonale. «Anche in Ticino vogliamo arrivare ad avere una filiera della carne completa. Le altre realtà elvetiche dimostrano che un macello sta in piedi se ha anche la parte di lavorazione e non solo di abbattimento». Un punto sul quale si è soffermato anche Forni: «Il mercato nella nostra regione non è saturo. Mantenendo in Ticino tutti i processi possiamo garantire un prodotto finale eticamente ed ecologicamente migliore».

‘Bisogna chiedere aiuto per ridurre il debito’

L’argomento più dibattuto durante l’assemblea è stato però il debito di due milioni con la banca. «Col senno di poi, la costruzione si è rivelata essere troppo grande per i bisogno della realtà ticinese», ha fatto notare uno dei presenti. Osservazione che non ha convinto il presidente della Mati Sa: «durante la progettazione del macello cantonale i numeri erano diversi da quelli attuali. E con l’aumento delle attività, come la lavorazione, aumenterà lo sfruttamento». L’assemblea ha anche ricordato l’importanza del macello cantonale «che non è un edificio per i macellai, ma per tutta la comunità». Dai presenti sono poi arrivate anche alcune proposte per sanare il debito. Si è parlato di un maggiore coinvolgimento dei Comuni e dell’ente pubblico, «con un ringraziamento a chi già oggi ci aiuta, la Città di Lugano su tutti» ha ribadito Forni ai presenti. Il debito scende costantemente – ci ha spiegato a margine dell’assemblea Sem Genini –. Mettiamo circa 100mila franchi l’anno grazie a vari contributi. Stiamo però cercando delle soluzioni a livello politico per ridurre o azzerare questo debito. Ci son diverse proposte sul tavolo».

‘L’iniziativa sugli allevamenti intensivi porterebbe grossi stravolgimenti’

A tenere banco durante la mattinata è stata anche la votazione sull’iniziativa contro l’allevamento intensivo. «In Svizzera abbiamo già oggi le normative più severe per il rispetto degli animali», ha affermato Forni. «Il rischio è che la carne diventi un bene di lusso al quale potranno accedere solo in pochi. Dobbiamo chiederci se vogliamo davvero veder ridurre l’offerta e aumentare i prezzi». Della stessa idea anche Sem Genini: «Siamo preoccupati. Il titolo dell’iniziativa è accattivante e rischia di avere un ritorno in voti, come dimostrano i sondaggi. Se passasse l’iniziativa, ci sarebbero dei grossi stravolgimenti nel settore».