In via di definizione una soluzione per ridurre il debito milionario. Appello del presidente Uct: ‘Specialisti nel farci male da soli’
A oltre dieci anni dalla moratoria concordataria che nel 2012 aveva strappato in extremis il Macello cantonale di Cresciano dal fallimento, e a dieci anni dalla costituzione del Gruppo di rilancio, non si palesa ancora chiaramente la luce in fondo al tunnel per la Mati Sa proprietaria della struttura d’interesse pubblico gravata da un debito con Banca Stato di circa 1,9 milioni di franchi. Invero una novità precisa non è emersa stamane durante l’assemblea degli azionisti tenutasi in Riviera nella sede dell’Unione contadini ticinesi. Detto del quantitativo record raggiunto l’anno scorso di 490’741 chili di carne macellata (erano stati 440mila nel 2020 e 483mila nel 2021), detto dell’utile di 566 franchi registrato a fine anno, il presidente Manfredo Forni non se l’è sentita di esplicitare i dettagli anche di fronte alle sollecitazioni giunte dalla poco frequentata sala (in primis dall’ex presidente Paolo Barberis) affinché venisse esposta più chiaramente la strategia di rientro avviata insieme al Dipartimento finanze ed economia e alla Sezione degli enti locali: «Ritardando a ottobre l’assemblea 2022 prevista in estate, speravamo di arrivare qui con qualcosa di meglio definito, anche per quanto riguarda il finanziamento pubblico del progetto di sviluppo regionale denominato ‘Laboratori del gusto’ che vede il Mati come capofila nella sottofiliera delle carni locali. Ma non è stato possibile, anche perché le valutazioni in corso in entrambi i contesti richiedono ancora del tempo. Questione, spero, di pochi mesi».
Trapela dunque poco. Capitolo debito: se da una parte sembra poco probabile un messaggio governativo all’indirizzo del Gran Consiglio per azzerarlo o ridurlo drasticamente, dall’altra meglio percorribile sembra essere la via di un maggior coinvolgimento finanziario dei Comuni. Il quale da sempre avviene su base volontaria, con la Città di Lugano a fare da capofila assicurando la copertura integrale degli interessi ipotecari pari attualmente a circa 35’000 franchi annui, mentre una cifra analoga arriva da una manciata di altri Comuni sparsi fra Sopra e Sottoceneri. Un cambio di paradigma potrebbe maturare nell’ambito della piattaforma di discussione Cantone-Comuni, affinché tutte le parti coinvolte riconoscano la necessità di un sostegno più diffuso e meglio strutturato.
Capitolo Laboratori del gusto: il business plan c’è e le novità sono due. Ultimata la progettazione di dettaglio da parte dell’omonima associazione con sede a Cresciano, si è conclusa senza opposizioni la pubblicazione, avvenuta l’11 luglio sul Foglio ufficiale, dell’avviso per la concessione di aiuti federali e cantonali all’investimento. Da nostre informazioni, il contributo cantonale potrebbe aggirarsi sul mezzo milione di franchi nell'arco di sei anni. Cifra che il governo deve ancora ben definire prima di sottoporla al parlamento. Confederazione e la trentina di partner coinvolti (Mati Sa inclusa) dovranno fare la loro parte. Tutte rappresentate le filiere del settore agroalimentare, con sinergie pubblico/privato e progetti edilizi sparsi in varie località: a Maroggia la realizzazione di un mulino per la lavorazione dei cereali e di un centro per il mais da polenta, più la ristrutturazione di quello della Fela Ticino a Cadenazzo; a Bioggio l’ampliamento dell’Officina della birra; al Mati di Cresciano la creazione di un laboratorio per il disosso; nell’azienda vitivinicola Mondò di Sementina realizzazione di un locale degustazione e la posa di tre strutture per il glamping nel vigneto; idem con la ristrutturazione di un rustico, sempre a Sementina; quindi la realizzazione e promozione di 15 laboratori esperienziali inerenti la produzione agroalimentare in Ticino, nonché la realizzazione e promozione di visite guidate.
Tornando all’attività del Mati, l’ex negoziante Sandro Volonté ha ribadito che per il settore della macelleria ticinese la partita è irreversibilmente persa considerata l’impossibilità di fronteggiare la realtà d’oltre confine favorita da prezzi della materia prima sensibilmente inferiori: «Anche aprendo la domenica e più a lungo la sera, la situazione non cambierebbe». Non condivide il segretario agricolo cantonale Sem Genini, secondo cui orari estesi favorirebbero gli acquisti in Ticino, specie di chi lavora tutto il giorno. Pragmatico infine lo sfogo del presidente dei contadini, Omar Pedrini: «In Ticino siamo i primi della classe a farci male da soli. Soprattutto l’invidia impedisce di unire le forze. Settore macellerie, allevatori, produttori di latte e distribuzione si siedano dunque attorno a un tavolo resettando i vecchi attriti e rivedendo la strategia, in cerca di una soluzione di compromesso che vada a vantaggio di tutti».