Il sindacato dei media e della comunicazione preoccupato per la situazione della logistica nella Posta e per il settore dei media dopo il no agli aiuti
La richiesta di migliori condizioni nella logistica per quanto riguarda la Posta e tanta preoccupazione per il settore dei media dopo la bocciatura degli aiuti ai media sancita dal referendum del 13 febbraio. È questo il quadro che esce dall’assemblea di syndicom Ticino e Moesano svoltasi a Bellinzona dopo due anni di stop forzato dalla pandemia. Assemblea che ha visto al centro un attacco "all’attuale politica di assunzioni alla Posta con contratti a tempo parziale o tramite agenzie interinali con salari che non permettono una vita dignitosa in Ticino".
La Posta, si legge nella nota del sindacato dei media e della comunicazione, "è un’azienda detentrice del servizio universale nel recapito appartenente alla Confederazione e deve ritornare a essere un’azienda che offre posti di lavoro stabili e che permettano di vivere nel nostro territorio. Oltre a salari mensili di 2mila/3mila franchi al mese, con i quali è impossibile vivere in Ticino, viene richiesta una flessibilità estrema che rende difficile la ricerca di un secondo impiego", denuncia syndicom. Come se non bastasse, "il gruppo d’interesse Pensionati di syndicom Ticino e Moesano ha sottolineato che la Posta nel 2021 ha soppresso pure i buoni postali per chi ha raggiunto l’età Avs: e questo di fronte a un utile di 457 milioni di franchi".
Ma da parte di syndicom, si diceva, è forte anche la preoccupazione per il settore dei media: "In questi anni si è assistito a un continuo peggioramento della qualità e dell’indipendenza dell’informazione. Il 13 febbraio è stato sciaguratamente respinto il pacchetto di aiuti ai media proposto dal Consiglio federale che si poneva l’obiettivo (temporaneo) di dare ossigeno alle piccole redazioni locali, salvaguardare la pluralità dell’informazione e contenere l’eccessiva propagazione di fake news". Adesso, "la destra conservatrice si prepara all’offensiva per smantellare il servizio pubblico dell’informazione e della cultura". Quindi, "di fronte a queste aggressioni ai media e di conseguenza alla nostra democrazia è necessario, oggi più che mai, che tutta la popolazione si unisca a tutela e in difesa dei giornalisti e di tutti i professionisti dei media". Per questo motivo, l’assemblea di syndicom Ticino e Moesano "ha chiesto ai rappresentanti degli editori ticinesi di aprire una trattativa volta a negoziare un Contratto collettivo di lavoro".
Ospite dell’assemblea è stato il giornalista Sergio Ferrari, attivista per i diritti umani e corrispondente dalla Svizzera per diverse testate latino-americane. Per l’occasione "è stato presentato il libro ‘Ni fous, ni morts’, che racconta la sua esperienza di prigioniero politico nel carcere di Coronda, in Argentina, durante la dittatura. Libro che avrà presto una traduzione in italiano, con l‘introduzione di Luigi Ciotti, storico attivista italiano, fondatore prima del ’Gruppo Abele’, poi dell’associazione ‘Libera’ contro i soprusi di tutte le mafie".