Heiniger (esperto dell’Ufficio federale dell’energia): ‘I prezzi dei pannelli sono scesi’. Dall’incontro ‘Solare? Ora!’ emerge l’interesse delle aziende
Un cambiamento in direzione del futuro, vantaggioso anche per il portafoglio. È questo il messaggio che voleva far passare ‘Solare? Ora!’, una serie d’incontri organizzati dal Dipartimento del territorio e dalla Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del Canton Ticino per spiegare agli imprenditori ticinesi i benefici che porta l’installazione nelle aziende di pannelli fotovoltaici. Anche perché, dati alla mano, il sud delle Alpi risulta essere la regione con la percentuale più alta del pontenziale solare non ancora realizzato. Ne abbiamo parlato con Leo-Philipp Heiniger, esperto dell’Ufficio federale dell’energia.
Le energie rinnovabili per molti sono il futuro, può spiegare l’importanza di eventi come ‘Solare? Ora!’ nel sensibilizzare tutti a fare la propria parte?
Eventi come questo hanno un impatto importante nella sensibilizzazione delle aziende ma anche della popolazione in generale, e la Confederazione accoglie con grande favore quest’iniziativa del Ticino. La partecipazione delle aziende agli eventi precedenti mostra che l’interesse c’è. Ci sembra molto interessante l’approccio di dare la parola ad aziende che hanno fatto il passo verso un impianto Pv (fotovoltaico, ndr) in modo che possano parlare della loro esperienza e quindi convincere altre aziende a seguire.
In che modo le rinnovabili e il solare contribuiscono al risparmio energetico e perché è importante investirci dal punto di vista delle aziende? Cosa hanno da guadagnare?
La situazione attuale con il rischio di una carenza di energia elettrica e i suoi prezzi che stanno raggiungendo dei valori mai visti sono una sfida enorme per le aziende. Però i prezzi per un impianto fotovoltaico sono scesi considerevolmente negli ultimi anni e investire in un impianto solare diventa ora interessante come non mai. In un’azienda, la produzione solare coincide per una buona parte con il consumo elettrico, quindi l’autoconsumo o il consumo proprio è spesso elevato. L’impianto Pv è quindi un’opportunità ideale per contenere per una parte il prezzo dell’elettricità. Di solito vale la pena coprire la totalità del tetto, e dal 2018 è anche possibile vendere il surplus ad altri consumatori nel vicinato, formando un gruppo per il consumo proprio. Chi non dispone di sufficiente superficie può concludere un contratto di acquisto di energia con un operatore di un impianto Pv, fissando un prezzo che rimane ben al di sotto dei prezzi attuali sul mercato.
E i privati? Anche per loro è un costo...
È vero che un impianto Pv richiede un investimento iniziale che può essere notevole. Ma ci sono dei contributi d’investimento a livello federale, e il Cantone Ticino è uno dei pochissimi che dà anche un incentivo a livello cantonale che mi sembra sia stato aumentato recentemente. Poi ci sono anche tanti comuni che danno una retribuzione unica in modo d’incentivare l’investimento. Ci sono anche delle ditte che propongono la realizzazione di un impianto sotto forma di ‘contracting’, in modo che il proprietario non deve fare l’investimento lui stesso. Se l’impianto è realizzato allo stesso tempo con altri lavori di ristrutturazione (per esempio l’isolamento del tetto), ci sono anche delle sinergie, per esempio per il ponteggio, che permettono di ottimizzare il costo.
Come giudica l’importanza che anche i Cantoni si diano da fare a livello d’incentivi e di spinta verso il solare?
Il ruolo dei Cantoni è importante. Ci sono possibilità d’incentivare attraverso una retribuzione unica cantonale come fa il Cantone Ticino, e di sensibilizzazione. Le autorità pubbliche possono anche influenzare, in una certa maniera, a che prezzo la corrente non consumata sul posto è ripresa dalle aziende elettriche che sono sotto il suo controllo. Ma il Cantone e i Comuni hanno anche il dovere di mostrare il buon esempio, installando su tutti gli edifici cantonali e comunali degli impianti Pv. E dal punto di vista della pianificazione territoriale si può mostrare una certa apertura per il fotovoltaico. Nei nuclei, per esempio. Attualmente è difficile se non impossibile installare dei pannelli in queste zone. È chiaro che bisogna anche tenere conto della protezione del paesaggio urbano, ma con il progresso tecnologico del Pv ci sono tante possibilità per inserire dei pannelli. Il Cantone potrebbe designare determinati tipi di zone edificabili dove l’estetica è meno importante.
«Il fotovoltaico non sarà certo la panacea a tutti i problemi, ma è la strada giusta da seguire» ha affermato il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali ai rappresentanti delle aziende del Sopraceneri. «L’interesse per il tema cresce costantemente, specialmente in questo periodo». Il riferimento è alla crisi energetica e all’esplosione dei prezzi che rischiano di mettere in difficoltà diversi settori. «È una novità sentir parlare in Svizzera di riduzione dei consumi e possibili razionamenti. Al governo cantonale la Confederazione ha chiesto d’istituire uno Stato maggiore di condotta. Fa capire la situazione». Un passo avanti nella riduzione dei consumi l’industria l’ha comunque già fatto, come ha sottolineato il presidente della Camera di commercio Andrea Gehri: «Negli ultimi dieci anni i consumi dell’industria sono scesi, mentre quelli delle economie domestiche aumentati. Per affrontare questa crisi serve una sorta di ‘patto di paese’, dove ognuno fa la sua parte». Lo scenario che tutti vogliono evitare è quello dei razionamenti. «Non tutti i settori possono accendere e spegnere in breve tempo, penso ad esempio alle industrie che utilizzano forni per la produzione», ha affermato Gehri. Durante l’incontro sono stati fatti alcuni esempi di rincari dell’energia che già si osservano sul territorio: «Un’azienda artigianale ha visto passare il prezzo del chilowattora da 7 a 21 centesimi. In un’altra industria i costi energetici sono quadruplicati. E non siamo nemmeno in autunno».
Proprio per questo motivo il fotovoltaico rappresenta un’alternativa che suscita sempre più interesse. «In Europa con l’energia solare si produce otto volte il fabbisogno elvetico», ha detto il direttore di Aet Roberto Pronini. In Svizzera l’orizzonte tracciato dalla Confederazione è quello del 2050, quando si punta ad avere una produzione energetica a impatto zero. «Il Ticino deve fare la sua parte. A sud delle Alpi il potenziale non manca, visto anche che le condizioni atmosferiche aumentano la resa dei pannelli rispetto alla Svizzera tedesca».
Un’opportunità anche per l’economia visto che «mancherà personale formato in Svizzera nei prossimi anni. Circa 12mila posti». Gli esempi virtuosi comunque ci sono già. Come quello di Gianni Martinelli, agricoltore della valle di Blenio che dal 2004 utilizza per la sua azienda l’energia prodotta con i pannelli solari presenti sul tetto della fattoria. «Se sono riuscito a farlo io, che di tecnologia non ho mai capito molto, vuol dire che è un cambiamento accessibile a tutti».