’ndrangheta, prime decisioni giudiziarie in Italia sull’operazione che interessò anche il Ticino. I verbali del pentito
Sono trentadue i presunti ’ndranghetisti, per lo più affiliati alla ’ndrina di Fino Mornasco, un clan che ritroviamo in tutte le operazioni antimafia che si sono succedute negli ultimi trent’anni, che avendo scelto il rito abbreviato sono già comparsi davanti al giudice delle udienze preliminari Lorenza Pasquinelli del Tribunale di Milano. Si ha insomma la conferma della forte accelerazione impressa dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano che, guidata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci, a meno di sei mesi dal blitz, per il filone lombardo-svizzero dell’operazione ‘Cavalli di razza’ (98 arresti sull’intero territorio italiano, di cui 54 in Lombardia, 36 in provincia di Como e 6 in Svizzera, due dei quali a Lugano), ha deciso di presentare il conto.
Trentadue imputati accusati a vario titolo di un grappolo di pesanti reati, quali associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di sostanze stupefacenti (una tonnellata di cocaina sequestrata nell’ambito dell’inchiesta di cui 30 chili nei cantoni Ticino, Zurigo e San Gallo) e di armi (acquistate in Svizzera, con i soldi provenienti dal traffico di droga e poi traghettate nel Comasco) e reati fiscali. Nell’udienza di ieri, la prima di una lunga serie (la sentenza è prevista entro la fine dell’anno), ha fatto irruzione la notizia che uno dei boss sotto processo, Domenico Ficarra di Lomazzo, ha iniziato a collaborare con la giustizia. Davanti ai pubblici ministeri Sara Ombra e Pasquale Addesso della Dda di Milano ha fatto riempire verbali su verbali di interrogatorio, perlopiù secretati, altri già consegnati ai difensori, in quanto parte integrante del fascicolo giudiziario dell’udienza preliminare. Dal racconto del boss pentito emergono affari tra calcio e droga. "Nel 2008 – sta scritto nei verbali di Picarra – conobbi Alessandro Tagliente (braccio destro del boss Bartolomeo Iaconis, in cella assieme a moglie e figlio, capo indiscusso della cosca di Fino Mornasco, arrestato una prima volta nel ’94 nell’ambito dell’operazione Fiori di San Vito, condannato all’ergastolo in quanto mandante di un omicidio ndr)". "Al primo incontro con Tagliente mi presentai con una Ferrari presa a nolo: diventammo subito amici. È lui che qualche mese dopo mi presentò a Jaconis. Dissi dei miei rapporti con i Molè, per questo decise di farci incontrare’" Un biglietto da visita quello di affermare di avere rapporti con i Molè, potentissima famiglia ai vertici della criminalità organizzata calabrese al centro dell’inchiesta ‘Cavalli di razza’. Passione comune fra i tre nuovi amici, il calcio. Ficarra racconta un episodio per certi versi emblematico: "Con Iaconis ebbi un contrasto su un allenatore che lui voleva mandare via e io mi opposi. Tirò fuori un proiettile dal portafogli e mi disse che se sbagliava avrebbe pagato".
Il calcio non è solo passione, è anche palcoscenico per gli affari di droga, cocaina a chili da spacciare. Sei chili, in una occasione. Racconta Ficarra: "Un chilo è stato consegnato a un ex calciatore di Juve, Genoa e Lazio". Nei verbali del pentito emerge una serie di dettagli inediti su come la ’ndrangheta dominava il territorio e il mercato svizzero. Innanzitutto il boss conferma l’accusa della Procura antimafia: la famiglia Ficarra è sempre stata al servizio dei Molè. Ficarra: "Dopo la morte di Rocco Molè abbiamo colto l’occasione di un ex funzionario di banca nonché ex assessore del Comune di Lomazzo per iniziare a insediarci in Lombardia al posto suo’’. A questo punto l’attenzione è rivolta ai verbali secretati, in quanto dovrebbero contribuire a scrivere nuove pagine sul radicamento della ’ndrangheta nel Comasco e sui tentacoli allungati in Ticino. A giugno al Tribunale a Como con rito immediato saranno processati undici imputati: sostenendo di essere estranei ai fatti loro contestati non hanno chiesto l’abbreviato.