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Bagnovini: ‘Infiltrazioni mafiose, l’edilizia non è al riparo’

Il direttore della Società impresari costruttori: abbiamo strumenti per contrastare la malaedilizia, non contro i tentacoli della criminalità organizzata

Al tema, dalla Ssic sarà dedicata una tavola rotonda il 19 maggio
(Ti-Press)
9 maggio 2022
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«Ci si accorge di non essere al riparo dai tentacoli mafiosi quando la stampa riferisce di operazioni di polizia e giudiziarie, spesso internazionali, che interessano anche la Svizzera o il Ticino. Calato il sipario mediatico, la percezione del pericolo, da parte della società in generale, però scema. Questa perlomeno è la mia impressione. Invece il tema delle infiltrazioni mafiose merita la massima attenzione. Perché una volta insinuate nel tessuto economico e in quello sociale, queste organizzazioni criminali sono come un cancro che può andare rapidamente in metastasi. E allora è necessario parlarne apertamente. Proprio per preservare il nostro tessuto economico e sociale. Ignorare il problema sarebbe sbagliato». Ed è per questo che la Ssic-Ti, la sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori, spiega alla ‘Regione’ il suo direttore Nicola Bagnovini, ha deciso di organizzare in coda all’assemblea generale ordinaria 2022 (giovedì 19 maggio al Centro manifestazioni mercato coperto di Mendrisio) una tavola rotonda su ‘La Svizzera e la lotta alla criminalità organizzata’. Moderato dal vicedirettore della Ssic-Ti e consigliere nazionale Alex Farinelli, l’incontro avrà quali relatori il nuovo procuratore generale della Confederazione Stefan Blättler, la responsabile dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol) Nicoletta della Valle, il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi e il capo della polizia giudiziaria della Cantonale Thomas Ferrari.

Direttore Bagnovini, ha segnali di infiltrazioni mafiose nel mondo dell’edilizia ticinese?

La criminalità organizzata si chiama così proprio perché agisce in modo subdolo e non certo alla luce del sole. Come Società impresari costruttori non abbiamo per ora segnali di infiltrazioni. Non abbiamo però occhi dappertutto. In particolare, sul settore degli appalti privati non siamo informati. Come detto, la mafia oggi agisce sottotraccia, nel rispetto delle regole locali per non suscitare allarme sociale e innescare di conseguenza la reazione delle autorità e degli organi di controllo. Lo sostengono coloro che studiano da anni il fenomeno e lo affermano gli organi investigativi. Pertanto, non possiamo escludere nulla. Come riportano i rapporti annuali degli inquirenti federali, quelli dell’edilizia, della ristorazione e dell’immobiliare sono i settori più esposti al rischio di infiltrazioni. Nel nostro come in altri paesi. Dunque, e lo ripeto, occorre tenere costantemente desta l’attenzione. Per quanto ci riguarda, informando e sensibilizzando i nostri associati.

Cosa vi aspettate quindi dalla tavola rotonda?

Di capire, dai rappresentanti degli organi inquirenti federali, cioè Fedpol e Ministero pubblico della Confederazione, e dell’autorità cantonale, se e quanto sia esteso il fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Svizzera e in Ticino. Vorremmo sapere anche come poter riconoscere per tempo questo fenomeno, quali siano gli elementi che devono indurre, coloro che non sono agenti di polizia o magistrati, a sospettare di persone e situazioni. Vorremmo sapere se le nostre autorità ritengano sufficienti il vigente quadro normativo elvetico e gli strumenti a loro disposizione per contrastare il fenomeno. Sarà anche interessante capire come funziona la collaborazione tra inquirenti federali e cantonali, un aspetto importante a maggior ragione in un cantone che confina con regioni italiane dove simili situazioni fanno parte della storia. L’importante è di non partire dal presupposto che ‘tanto da noi certe cose non succedono’. Sarebbe un grosso errore.

A proposito di strumenti, quali sono quelli a disposizione della Società impresari costruttori per evitare che certe cose non succedano veramente?

Abbiamo gli strumenti per contrastare la cosiddetta malaedilizia, ma non le infiltrazioni mafiose.

Si spieghi meglio.

Per malaedilizia, uno dei temi peraltro della relazione che terrò all’assemblea del 19, intendiamo tutti quei casi che coinvolgono perlopiù piccolissime ditte, spesso provenienti dall’Italia e dall’Est europeo, che in Ticino lavorano senza però rispettare le nostre regole, potendo pertanto offrire prestazioni a prezzi inferiori attuando di fatto una concorrenza sleale nei confronti delle ditte serie. Questi casi sono purtroppo in aumento, ma siamo in grado di scoprirli e contrastarli attraverso gli organi di cui la Società impresari costruttori fa parte: la Commissione paritetica cantonale dell’edilizia, l’Associazione interprofessionale di controllo, la Commissione di vigilanza della Legge sull’esercizio della professione di impresario costruttore. A questi organi di controllo si aggiungono la Suva, l’Ufficio cantonale dell’ispettorato del lavoro e quello della sorveglianza del mercato del lavoro. Nella lotta alla malaedilizia collaboriamo ovviamente anche con la polizia e le guardie di confine. Ma come Ssic non abbiamo strumenti contro le infiltrazioni mafiose. Una ditta che lavora violando le regole è visibile, perché è fisicamente presente sul territorio. Il mafioso non lo vedi, non si palesa certo come tale.

Aumento dei prezzi delle materie prime, dell’energia, ritardi nelle forniture di materiale… Per le aziende è un momento critico. Questa situazione potrebbe spingere alcuni impresari in difficoltà ad accettare anche denaro mafioso pur di non chiudere?

Credo che la gran parte dei nostri imprenditori, e parliamo di ditte a conduzione familiare, sia ancora di vecchio stampo: non investe se non ha mezzi propri o un credito bancario. Dalla pandemia il settore è uscito bene senza peraltro dover utilizzare tutti gli aiuti della Confederazione. Chi è in serie difficoltà semmai abbassa, secondo me sbagliando, i prezzi. Però attenzione: l’impresario che viene avvicinato da soggetti intenzionati a investire molti soldi è altamente opportuno che si ponga qualche domanda.