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Diciotto milioni, il costo del Covid

Pubblicati i conti del primo anno pandemico per i Comuni. Cifre in rosso che però non destano grande preoccupazione

(Ti-Press)
21 aprile 2022
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È una fattura di una certa consistenza quella che nel suo primo anno di diffusione la pandemia ha presentato ai Comuni ticinesi. Complessivamente, però, le ripercussioni si sono rivelate molto meno negative di quanto si era inizialmente temuto. Queste le conclusioni cui giunge il rapporto sulla statistica finanziaria dei ‘Conti dei Comuni nel 2020’, recentemente resa pubblica dalla Sezione enti locali (Sel) del Dipartimento istituzioni. "Dopo il buon andamento degli anni precedenti, nel 2020 i conti dei Comuni, come peraltro quelli di tutti gli enti pubblici, sono stati condizionati dall’emergenza sanitaria che ha investito il mondo dai primi mesi dell’anno", si legge nelle considerazioni iniziali del documento. Invertendo la tendenza degli ultimi anni, l’insieme dei 111 consuntivi allestiti nel 2020 "presenta un disavanzo di gestione corrente di 26 milioni di franchi". A questo dato negativo se ne aggiungono altri: l’autofinanziamento si è notevolmente ridotto rispetto al 2019 (-74,1 milioni); dopo anni di aumenti massicci, le imposte contabilizzate hanno segnato una forte contrazione (-91,2 milioni); mentre il debito pubblico è aumentato nuovamente portando il valore pro capite a 5’023 franchi.

Si tratta di cifre che però non destano particolare preoccupazione in John Derighetti, che assieme alla collega Daniela Baroni della Sezione enti locali è autore del rapporto. «Il risultato negativo si iscrive in una serie che da diversi anni era positiva – commenta interpellato da ‘laRegione’ Derighetti –. Grossa parte del risultato è inoltre dovuta a una stima al ribasso dei gettiti d’imposta. Bisognerà vedere nei prossimi anni quanto questa è stata prudenziale».

Analizzando la situazione più nel dettaglio si evince che la maggioranza dei Comuni (67) ha chiuso con un avanzo di esercizio, in totale pari a 15,8 milioni. A realizzare gli utili più importanti sono stati Lugano, Castel San Pietro, Manno e Paradiso. Gli altri 44 Comuni hanno invece conseguito un disavanzo di gestione quantificato in 41,8 milioni di uscite complessive, di cui quasi la metà da attribuire a Locarno, Bellinzona e Cadempino.

Nel rapporto viene presentato un piccolo approfondimento che cerca di dare la stima dell’impatto della pandemia sulla gestione corrente 2020 dei Comuni partendo dalle registrazioni figuranti nei consuntivi. Ad apportare un aggravio sono state le spese dirette (ad esempio di materiale sanitario e di pulizia, installazioni e attrezzature, invii informativi, pulizie aggiuntive, azioni mirate come la spesa a domicilio); le agevolazioni per cittadini ed economia (riduzione/condono di tasse causali e d’uso – come rifiuti e occupazione area pubblica – e affitti, contributi finanziari a sostegno di attività, buoni d’acquisto); e i minori introiti (ricavi da parchimetri e autosili, per locazione di sale e infrastrutture, vendite, ingressi e sponsor manifestazioni, noleggi vari). Sul fronte opposto si hanno invece minori costi a seguito di attività annullate (nei settori scolastico e parascolastico come gite e settimane fuori sede, della cultura, del turismo); nonché contributi, donazioni e rimborsi (da fondazioni, enti, privati). Quantitativamente il peso della bilancia è di 18,6 milioni di costi attribuibili al Covid, importo che come ordine di grandezza corrisponde indicativamente all’1% della spesa corrente 2020. «Le voci relative alla pandemia che hanno maggiormente influito sui risultati sono state le spese dirette – considera Derighetti –. A seguire si trovano i minori introiti, con alcuni Comuni che hanno condonato delle tasse ad esempio a delle aziende. In rapporto a un totale di spese per 2 miliardi, tuttavia, questi 18 milioni non rappresentano una cifra enorme». Nonostante il lockdown generale, molteplici limitazioni settoriali, ripercussioni sulle catene logistiche nonché costi diretti e indiretti con una contrazione economica che ha condotto a un calo del Pil nazionale stimato al 2,4%, «l’esito risulta meno negativo di quanto non si potesse inizialmente ipotizzare».

Derighetti (Enti locali): buona struttura finanziaria pregressa

I Comuni hanno dunque retto bene. Il merito è però in gran parte da attribuire ai provvedimenti adottati dal Cantone ma soprattutto dalla Confederazione che nel 2020 ha registrato un disavanzo record di 15,8 miliardi. «Gli interventi della Confederazione sono stati fondamentali – conferma Derighetti –. Da una parte hanno evitato un aumento della disoccupazione, dall’altra un calo eccessivo del gettito fiscale, concedendo alle ditte di beneficiare della disoccupazione parziale. Il buon effetto anticiclico prodotto ha così permesso di parare il colpo evitando massicci fallimenti e rilanciando la ripresa del Pil».

Quanto al futuro, oltre all’incognita dell’effettivo impatto a termine sulle entrate fiscali, c’è quella delle conseguenze della guerra in Ucraina. «Quel che si può dire è che in generale i Comuni hanno delle buone riserve, ovvero una buona struttura finanziaria pregressa, quindi a breve termine non si prevedono complessivamente dei grossi problemi», afferma Derighetti, che evidenzia come i risultati vadano accumulati sul capitale proprio: «Per un anno se ne è usato un po’ per assorbire il disavanzo, ma ne rimane ancora parecchio a disposizione». Altro indicatore a sostegno di una tesi votata a un certo ottimismo è rappresentato dai moltiplicatori d’imposta: «Quelli decisi per il 2021, dunque in piena pandemia, hanno visto 6 Comuni optare per una riduzione, 3 per un aumento e tutti gli altri per una situazione invariata; per il 2022 sono state decise 11 riduzioni e 2 aumenti. Significa che i Comuni stessi vedono un futuro abbastanza stabile».

Il presidente dell’Associazione Comuni: né ottimista né pessimista

«I consuntivi 2020 non possono certo essere considerati nel quadro di un’analisi per valutare il vero stato di salute delle finanze comunali: i conti di quell’anno, del tutto particolare, hanno infatti registrato inattesi aumenti di costi, e quindi di uscite, dovuti proprio ai contraccolpi della pandemia», osserva Felice Dafond, presidente dell’Act, l’Associazione dei Comuni ticinesi. Costi, aggiunge l’avvocato e sindaco di Minusio, che gli enti locali «hanno subìto, non avendoli minimamente previsti. Va detto, come si sostiene del resto anche nel rapporto della Sel, che gli importanti aiuti della Confederazione hanno attenuato e non poco l’impatto della pandemia sulle finanze cantonali e comunali e permesso così di contrastare scenari che non potevamo davvero immaginare nei mesi di febbraio e marzo del 2020».

Riguardo alle entrate, queste «sembrano aver tenuto, nonostante l’opportuna prudenza dei Comuni, i quali temevano un consistente ridimensionamento del gettito d’imposta», osserva Dafond. Quanto al futuro il presidente dell’Associazione dei Comuni si dichiara «né ottimista né pessimista: da quello che mi consta e parlando in termini generali, sul piano della gestione corrente le spese dovrebbero essere sotto controllo, sul fronte degli investimenti che i Comuni stanno attuando vi è invece un incremento dei prezzi dei materiali, da ricondurre alla crisi delle materie prime». Sul presente e sul futuro, dice Dafond, «sono molto prudente e la prudenza è d’obbligo quando si discute di finanze e della loro gestione, soprattutto in un periodo di forti incertezze come quello che stiamo vivendo».

C’è poi il cantiere ‘Ticino 2020’, la complessa e travagliata riforma dei rapporti fra Cantone e Comuni. Che una volta in porto «si rifletterà, ritengo, in modo positivo sulle finanze comunali», rileva il presidente dell’Act. «Una ridefinizione dei compiti e dei flussi finanziari fra i due livelli istituzionali porterà a un’accresciuta trasparenza e di conseguenza a un maggior controllo sui costi, ciò che consentirà di intervenire maggiormente sulle uscite. La mia speranza – prosegue Dafond – è che questa riforma possa concretizzarsi ed entrare in vigore al più presto». Una riforma che da tempo è sotto la lente di Cantone e Comuni.