Una mozione parlamentare interpartitica chiede al Consiglio di Stato di alzare l’incentivo cantonale dal 50 al 70% dei costi riconosciuti
Bisogna accelerare il risanamento energetico degli stabili ticinesi. A chiederlo al Consiglio di Stato è una mozione interpartitica firmata da Cristina Maderni (Plr), Sabrina Gendotti (Ppd), Samantha Bourgoin (Verdi), Fabrizio Garbani Nerini (Ps) e Michele Foletti (Lega). I cinque deputati chiedono infatti all’Esecutivo "di attivarsi affinché il Decreto esecutivo concernente l’accesso agli incentivi in ambito energetico sia modificato per permettere l’erogazione di un contributo fino a un massimo del 70 per cento per il risanamento energetico degli stabili per un biennio. Indicativamente, il 2023-2024".
Il decreto di cui scrivono i mozionanti è stato pubblicato dal Consiglio di Stato il 7 luglio 2021, e "si riferisce al rispettivo credito quadro netto di 50 milioni di franchi e all’autorizzazione alla spesa di 130 milioni di franchi per la continuazione del programma di incentivi riguardo l’efficacia ed efficienza energetiche, la produzione e la distribuzione di energia termica da fonti indigene rinnovabili, la conversione delle energie di origine fossile e la promozione della formazione continua, dell’informazione, della sensibilizzazione e della consulenza nel settore dell’energia votata dal Gran Consiglio il 24 febbraio 2021".
Si tratta di un decreto che ricalca quanto già applicato in altre occasioni, dal momento che "prevede che l’ammontare dell’incentivo per ogni singola richiesta non può superare il 50 per cento dei costi riconosciuti al netto di ulteriori incentivi". Gli interventi, ad esempio, possono riguardare "l’isolamento termico, il raggiungimento degli standard Minergie, la realizzazione di impianti solari termici, le pompe di calore, le reti di distribuzione di calore eccetera…".
La soglia del 50 per cento per i mozionanti viene ritenuta troppo bassa, "in questo momento delicato in cui si sta uscendo dalla crisi sanitaria che ha, e avrà, impatti anche a livello economico". In questo senso si dirige la richiesta di modificare l’articolo 5 capoverso 10, quello che limita appunto alla metà dei costi riconosciuti l’incentivo. Perché? Perché "per stimolare e accelerare gli investimenti nel risanamento energetico degli immobili, è immaginabile che il contributo possa essere aumentato per un biennio, che visti i tempi per l’evasione di questo atto parlamentare potrebbe essere il 2023-2024, ma se tempestivi anche già nel corso del 2022 con una partecipazione cantonale non del 50 per cento ma del 70%".
Per Maderni, Gendotti, Bourgoin, Garbani Nerini e Foletti questa modifica, questo innalzamento della soglia dei costi avrebbe un duplice effetto positivo. Da un lato "rafforzerebbe l’attrattiva generale di procedere a simili interventi nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi energetici/ambientali". Dall’altro, "stimolerebbe al contempo, in questo momento della cosiddetta ‘ripartenza’, tutti i settori economici che sarebbero concretamente, direttamente e indirettamente, coinvolti nelle opere di risanamento".
Insomma, "uno stimolo ad accelerare i risanamenti energetici" rimanendo "nell’ambito del credito quadro di 50 milioni".
Sempre parlando di risanamento energetico, nei giorni scorsi sul tavolo del Consiglio di Stato è giunto un altro atto parlamentare: un’interrogazione, firmata sempre da Fabrizio Garbani Nerini – assieme a Maddalena Ermotti-Lepori (Ppd), Cristina Gardenghi (Verdi) e Carlo Lepori (Ps) – la quale si concentra sulla possibilità di "eliminare vetusti sistemi di riscaldamento elettrici diretti, da sostituirsi mediante l’installazione di termopompe e reti idrauliche di distribuzione del calore all’interno di abitazioni primarie". Citando ancora il Decreto esecutivo di cui sopra. Perché "all’articolo 15 capoverso 4 è previsto che nell’ambito di un risanamento energetico di un edificio, l’installazione di un sistema idraulico per la distribuzione di calore potrà ricevere un bonus di 5mila franchi rispetto ai normali incentivi per la conversione di impianti di riscaldamento elettrici diretti o alimentati con combustibili fossili (olio combustibile o gas)". Un importo giudicato "interessante" se si parla di "abitazioni unifamiliari di un solo piano". Ma "laddove un’abitazione unifamiliare è composta di più piani, o ancor di più nel caso di edifici residenziali composti da più appartamenti, tale importo difficilmente riesce a stimolare interventi radicali perché i costi cui va incontro un proprietario sono ben maggiori". A questo punto, la richiesta al governo è (anche) quella di valutare se l’importo previsto possa essere aumentato "definendo dei supplementi per unità abitativa o per piano".