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Preoccupazione e frustrazione per il salasso premi all’orizzonte

Cassa malati, ipotesi aumento tra il 7 e il 9%. ‘Peserebbe in particolare sui ceti medio e medio-basso’. ‘Intervenire sui costi’. ‘Riserve indecenti’

(Ti-Press)
5 aprile 2022
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«Stupore», «preoccupazione», «frustrazione». Non bastava il rincaro delle materie prime, quello della bolletta della luce, l’inflazione in crescita e una busta paga che in Ticino continua a essere la più leggera della Svizzera. Come riportato da ‘Le Matin Dimanche’, e rilanciato dall’Ats, stando al monitoraggio dei costi dell’assicurazione sanitaria di base il prossimo autunno potrebbe esserci un aumento dei premi delle casse malati dal 7 per cento fino addirittura al 9. La partita si gioca a Berna. «Di fronte a questo scenario evidentemente la preoccupazione è grande – afferma la consigliera agli Stati socialista Marina Carobbio –. I premi di cassa malati sono già molto alti e continuano ad aumentare, e questo pesa in particolare sui ceti medio e medio-basso che non ricevono sussidi o ne ricevono troppo pochi». Per Carobbio, membro della Commissione della sicurezza sociale e della sanità della Camera alta, è possibile e necessario fare molto di più a livello politico intervenendo su due livelli, quello del contenimento dei premi e quello del contenimento dei costi sanitari: «Da una parte bisogna agire sul fronte del finanziamento che tocca direttamente i cittadini, plafonando i premi. Sul tavolo della commissione del Consiglio nazionale si trova attualmente l’iniziativa Ps per premi meno onerosi che verrà discussa in giugno in parlamento. La richiesta è che nessuna economia domestica debba spendere più del 10% del proprio reddito disponibile per i premi, e nel caso questa percentuale venga superata, che siano Confederazione e Cantoni a coprire la differenza». Sul versante delle soluzioni per contenere l’evoluzione dei costi sanitari, «ancora recentemente – riprende Carobbio – delle misure concrete sono state affossate dalla maggioranza borghese del parlamento. Ad esempio lo scorso dicembre è stata bocciata la proposta per limitare i prezzi dei medicamenti generici che avrebbe avuto un effetto importante». Secondo la consigliera agli Stati i margini politici per intervenire sarebbero ampi, «come ad esempio limitando il ricorso a prestazioni non sempre necessarie o favorendo le cure integrate, ma quando si arriva al concreto, il centrodestra non appoggia le proposte. Le prossime due sessioni di giugno e settembre saranno decisive per vedere se si vuole effettivamente agire su questo problema». Per Carobbio tornerà al centro del dibattito anche il tema delle riserve. «C’è stata la decisione del Consiglio federale di modificare l’ordinanza, ma quella di ridurre le riserve in favore degli assicurati resta una decisione su base volontaria e dunque non vincolante. Purtroppo anche su questo fronte manca la volontà di essere più incisivi», sostiene la parlamentare del Ps.

‘A Berna va trovata al più presto una convergenza di intenti’

«C’è profonda frustrazione. A Berna bisogna trovare al più presto una convergenza di intenti, altrimenti da questa spirale di aumento dei costi sanitari e dei premi di cassa malati non se ne esce», afferma il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa. Una convergenza di intenti «per portare avanti le riforme tratteggiate dal Consiglio federale per contenere i costi, ma soprattutto per far avanzare ora tutte quelle iniziative politiche, come quelle partite dal Canton Ticino e quelle presentate dalla nostra deputazione alle Camere, che per quanto attiene all’assicurazione di base e ai relativi premi chiedono un sistema maggiormente trasparente, più forza ai Cantoni e l’uso obbligatorio delle riserve in eccesso degli assicuratori per frenare l’incremento dei premi». Oggi, ricorda De Rosa, «ci sono ancora ambiti in cui i Cantoni hanno un margine di manovra nullo o scarso. Penso ad esempio al costo dei medicamenti, che ha raggiunto livelli record nel 2020. Qui non abbiamo nessun margine di intervento. Ci sono sì delle proposte del Consiglio federale per facilitare l’importazione di farmaci e sui prezzi di riferimento, ma sono tutt’oggi al vaglio delle Camere. Penso anche all’ambito ambulatoriale, dove attualmente abbiamo un margine di manovra se non nullo piuttosto limitato». Il consigliere di Stato ribadisce poi il proprio «disappunto» per la sostanziale assenza di trasparenza del sistema: «Da almeno un paio d’anni come Cantoni riceviamo informazioni sempre meno dettagliate dall’Ufficio federale della sanità pubblica e dagli assicuratori in merito alla definizione dei premi. Rammento che quando disponeva di tutte le informazioni necessarie il Canton Ticino ha evitato negli anni di caricare sulle spalle degli assicurati una ventina di milioni di franchi». Altro capitolo caldo sono le riserve degli assicuratori. «Sono stratosferiche, complessivamente parliamo di dodici miliardi di franchi – evidenzia il responsabile del Dss –. Miliardi versati dagli assicurati. Se non usiamo le riserve in questo difficile periodo mi domando quando. Da questo punto di vista va quindi sostenuta fra le altre l’iniziativa di Lorenzo Quadri (consigliere nazionale leghista, ndr), che riprende una delle richieste formulate tramite le nostre iniziative cantonali. Il Nazionale l’ha già approvata. Il plenum degli Stati si pronuncerà nella prossima sessione. La sua commissione l’ha bocciata di misura, spero che l’aula invece l’accolga. Se dovesse passare anche alla Camera dei Cantoni, scatterebbe infatti l’obbligo di restituzione agli assicurati delle riserve in eccesso».

‘Dal generico prima dello specialista. E digitalizzazione da accelerare’

Certo, rileva a sua volta il deputato al Nazionale Alex Farinelli, «per assorbire il colpo di un’eventuale preoccupante impennata nel 2023 dei premi si può agire sulle riserve, se però vi è ancora margine, dato che sono già state toccate l’anno scorso per via della pandemia». Con la consapevolezza in ogni caso, aggiunge il consigliere nazionale del Plr, che «se i costi della sanità crescono in maniera strutturale il loro finanziamento andrà comunque garantito. E a finanziarli saranno sempre gli assicurati, o con i premi, destinati ad aumentare, o con le imposte». Pertanto «è sul nodo principale – i costi – che occorre ragionare e intervenire, perché il sistema sanitario svizzero è sicuramente eccellente ma ha un prezzo». Farinelli intravede tre possibili strade percorribili. «Dieci anni fa in Svizzera i medici generici e quelli specialisti fatturavano a carico della LaMal (la Legge federale sull’assicurazione malattie ndr.) sette miliardi di franchi: metà i primi e metà i secondi. Attualmente – osserva il parlamentare federale – l’ammontare di quanto fatturato dai generici non è cambiato, mentre è raddoppiato l’importo fatturato dai medici specialisti. Una soluzione potrebbe essere allora l’estensione del modello del medico di famiglia, rendendo obbligatorio per tutti gli assicurati il passaggio dal medico generico prima di rivolgersi allo specialista. Inoltre, ci si dovrebbe domandare se non vi siano troppe apparecchiature diagnostiche, con i relativi oneri, e se non si possano ridurre facendo attendere degli esami non urgenti con una diminuzione dei costi. Da ultimo la digitalizzazione della medicina, in particolare la cartella elettronica, che secondo me va accelerata: permetterebbe un importante salto di efficienza».

‘Un sussidio agli assicuratori per calmierare i premi di tutti’

Anche Bruno Cereghetti, già responsabile dell’Ufficio cantonale dell’assicurazione malattia, esprime «preoccupazione ma pure stupore. Non mi sarei mai immaginato che si lanciasse un campanello d’allarme di questa entità. La questione dovrà essere seguita nei minimi dettagli perché un aumento dei premi malattia che si avvicina alle due cifre sarà difficilmente sopportabile da parte di una popolazione già alle prese con un potere d’acquisto fortemente diminuito dalla contingenza». Cosa fare per cercare di contenere la ricaduta di questo nuovo aumento dei costi? Rispetto alle due iniziative sui banchi federali Cereghetti è scettico: «Quella del Ppd di introdurre un freno alla spesa nell’ambito sanitario la trovo preoccupante perché è l’anticamera del razionamento delle prestazioni. Quella del Ps che propone un tetto ai premi con la differenza che diventa sussidio è bella sulla carta, ma quasi impraticabile nella realtà. La via che preconizzo io è molto più semplice e di attuazione immediata. La Confederazione dovrebbe ripristinare un sussidio a monte direttamente agli assicuratori al fine di calmierare i premi di tutti gli assicurati, ciò che già esisteva prima dell’entrata in vigore della LaMal». All’obiezione sul fatto che ne beneficerebbero anche le persone facoltose, Cereghetti replica che «è una misura di emergenza, e il suo finanziamento avverrebbe attraverso le tasse il cui carico maggiore è sui ricchi. Inoltre – prosegue – prima di riversare i costi sugli assicurati, bisognerebbe imperativamente fare un ordine che io chiamo "di decenza" sulle riserve degli assicuratori malattia. E al contempo intervenire sugli stipendi stratosferici dei Ceo e dei membri dei Consigli di amministrazione delle casse malati».