Bocciata dal Gran Consiglio una proposta che negli intenti intendeva combattere il fenomeno della desistenza a intentare cause per motivi economici
Non passa per un solo voto di scarto in Gran Consiglio la proposta di rendere gratuita per i consumatori la procedura di conciliazione nel caso di controversie relative a un contratto con un fornitore. La proposta contenuta nel rapporto di minoranza uscito dalla commissione ‘Giustizia e diritti’ e redatto da Carlo Lepori (Ps) si presentava come controprogetto all’iniziativa parlamentare dei deputati comunisti Massimiliano Ay e Lea Ferrari che chiedeva la gratuità delle spese giudiziarie per i consumatori fino a un valore litigioso di 30mila franchi. Con 39 sì, 38 no e 3 astenuti, il parlamento ha scelto di seguire il rapporto di maggioranza firmato da Giorgio Galusero (Plr) e dunque lo status quo. L’iniziativa, spiega Ay, è stata elaborata per «evitare che un consumatore che si ritiene parte lesa rinunci a intentare una causa e di conseguenza a far valere un proprio diritto per motivi economici». Un bisogno sostenuto anche dall’Associazione dei consumatori della Svizzera italiana (Acsi). Tuttavia, un passo avanti importante secondo il granconsigliere del Pc sarebbe stato comunque anche quello di riconoscere almeno la gratuità nella conciliazione. Di parere contrario il relatore di maggioranza Galusero così come il suo gruppo: «Il problema è che non si fanno distinguo. La mia domanda è: in un Cantone dove non navighiamo nell’oro vogliamo favorire i benestanti, che possono ad esempio permettersi un orologio da 27mila franchi, e le società di incasso?». Per Galusero, inoltre, «l’accessibilità alla giustizia in Svizzera è già garantita, pure per le persone indigenti grazie all’istituto del gratuito patrocinio». Sulla stessa lunghezza d’onda la Lega, con Lelia Guscio a sostenere che «malgrado i nobili intenti il problema è la mancata distinzione tra consumatori facoltosi e non»; e pure Roberta Soldati (Udc) per cui «non esistendo dati certi nel cantone a determinare il numero di controversie di questo tipo, il tema in discussione non è basato su un’analisi ponderata e non sappiamo chi sarebbero i beneficiari»..
A replicare ai dubbi sollevati è il relatore di minoranza Lepori: «I beni in questione sono quelli considerati di uso corrente, che potremmo chiamare beni primari. Ciò significa che un orologio di lusso non verrebbe considerato. Inoltre l’Acsi precisa che questa sarebbe una misura auspicabile perché il fenomeno della desistenza a causa dei costi è grande». Favorevole al controprogetto pure il Ppd. «È una soluzione che privilegia le procedure di conciliazione, ovvero uno strumento che dà buoni frutti anche dove l’accordo diretto tra le parti non è riuscito – sostiene Luca Pagani –. Inoltre con i due emendamenti proposti dagli iniziativisti si potrebbero escludere le società di incasso». Per Marco Noi (Verdi) «si tratta di fare in modo che chi vende un prodotto non raggiri l’altra parte contraente. È un segnale politico come deterrente per chi vuol fare il furbo. Se riusciamo a creare cultura di prevenzione è nell’interesse di tutti». D’accordo sul fatto che sia una questione politica anche il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, ma con opposte conclusioni: «È una scelta di approccio politico, presa infatti da soli due altri Cantoni, non una necessità».
Dopo quasi 10 anni è stata votata all’unanimità (68 sì) la mozione ‘Coordinazione dei servizi di primo intervento e pro capite unico’ presentata nel 2013 da Michele Guerra e sostenuta nel "limite del possibile" dal rapporto di Matteo Quadranti. L’atto, spiega il mozionante, chiede due cose: «Da una parte migliorare il coordinamento dei cinque servizi sul territorio, ciò che sempre più negli anni ha visto la luce. In secondo luogo di tendere il più possibile ad appianare le forti differenze nel finanziamento pro capite tra i vari comprensori. Si tratta di servizi essenziali per tutti i cittadini che non dovrebbe prevedere differenze abissali con la penalizzazione delle regioni più discoste». Le maggiori difficoltà sono quelle di Tre Valli Soccorso con un pro capite quasi tre volte più alto rispetto alle altre regioni. «Negli anni – considera Guerra – ci sono stati miglioramenti grazie a sussidi cantonali stanziati per ricalibrare le differenze. Ma queste rimangono notevoli». Dal plenum, concorde, una sola puntualizzazione di Ivo Durisch (Ps) per il quale, tra le opzioni sul tavolo riconducibili alla strategia Ticino 2020, è necessario scegliere quelle di una vera solidarietà finanziaria tra Comuni e Cantone.