Il racconto di Elena, una ticinese la cui famiglia, di origini russe, vive a Leopoli. ‘Questa situazione non è per nulla facile’
C’è della giustificata apprensione nella voce di Elena. Il suo racconto è come quello delle tante persone che risiedono in Ticino ma che hanno vissuto in Ucraina. Il suo è però anche il racconto di una famiglia, di origini russe poi trasferitasi a Leopoli, dove Elena è nata, e dove ha abitato fino al 1997, quando si è trasferita in Ticino. «I miei genitori vivono qui in Ticino, ma laggiù ho ancora una zia, un cugino e una nipote – sottolinea –. Notizie da loro? Sì, siamo regolarmente in contatto con loro, quotidianamente e, a dipendenza dall’escalation degli eventi, anche più di una volta al giorno. Essenzialmente ci sentiamo per telefono, via WhatsApp: per fortuna per ora non ci sono stati particolari problemi con le linee telefoniche a Leopoli. È importante sentire le loro voci, sentire che stanno bene. Sì, al di là di tutto abbiamo ricevuto notizie rassicuranti: stanno tutti bene; spaventati, certo, ma in buone condizioni di salute».
Malgrado tutto, fortunatamente, pur avendo interessato anche la cittadina a ovest dell’Ucraina, la vasta offensiva lanciata dall’esercito russo ha solo toccato marginalmente i familiari di Elena: «Hanno sentito solo i primi bombardamenti, quelli che avevano come obiettivo le basi militari vicine a Leopoli. Per il resto la loro quotidianità per ora non è stata particolarmente scossa, se non dal suono quasi continuo delle sirene antiaeree e dalle molte corse verso il rifugio più vicino, per rimanerci fino ad allarme cessato». Cosa che ovviamente comporta anche un certo logorio psichico, oltre che fisico... «Sì, non è certo una situazione idilliaca: sono tutti un po’ tesi, ma lo capisco. In più, malgrado le sue origini russe, mio cugino vorrebbe combattere al fianco degli ucraini per respingere l’assalto dell’esercito russo, e questa sua volontà è fonte di qualche ulteriore discussione in famiglia. No, non è facile; questa situazione non è per nulla facile; non lo è per la guerra in sé e non lo è per tutte quelle spiacevoli situazioni che vengono a crearsi con essa...».
E non è facile nemmeno perché, oltre a dover fare i conti con la guerra, i familiari di Elena, proprio per le loro origini russe, in questi giorni sono pure confrontati con una situazione altrettanto delicata: «C’è la guerra, certo, ma c’è anche un problema altrettanto duro da vincere, che è quello derivante dall’odio che conflitti come questi si portano appresso». Un odio per chi viene ‘dall’altro Paese’, ovviamente accentuato da questo conflitto bellico: «Specie se si vive in un territorio così di stampo nazionalista come quello di Leopoli. Del resto questo era un problema latente già prima dello scoppio del conflitto vero e proprio, e non fatico a credere che sarà ancora più presente nel futuro. È forse quello a spaventarci di più».
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