Il Consiglio di Stato risponde a Berna sulla consultazione, restando critico su obbligo di telelavoro e inattuabilità dei controlli agli eventi privati
Il Consiglio di Stato, rispondendo alla consultazione lanciata lo scorso mercoledì 12 gennaio dal Consiglio federale, ritiene “inevitabile” la conferma dei provvedimenti federali attualmente in vigore, alla luce del perdurare di una situazione delicata dovuta alla diffusione della variante Omicron.
L’esecutivo ticinese, tuttavia, sottolinea come il termine di fine marzo proposto dal Governo, più lungo dell’intervallo indicato nella precedente revisione delle misure, risulti “eccessivo”, anche in relazione al fatto che secondo alcuni scenari a livello federale il picco dei contagi dovrebbe essere raggiunto già alla fine del mese di gennaio: motivo per cui, secondo il Governo, sarebbe necessario valutare di anticipare tale termine alla fine di febbraio. Ribadite le critiche, già espresse, da parte del Consiglio di Stato sull’obbligo del telelavoro, che andrebbe adeguato a raccomandazione, e sull’inattuabilità di controlli per quanto riguarda le limitazioni delle manifestazioni private in strutture non accessibili al pubblico.
In merito alle altre questioni sollevate del Consiglio federale, il Consiglio di Stato concorda con la proposta di ridurre la durata dei certificati di vaccinazione e di guarigione a 270 giorni, non mancando di sottolineare, comunque, come “questi frequenti cambiamenti possono creare disorientamento nella popolazione”. Il Cantone è inoltre favorevole a un’ulteriore estensione dell’utilizzo della mascherina (riduzione del limite di età, obbligo anche all’aperto nelle situazioni di affollamento ecc.) e, vista l’esplosione dei contagi e la relativa pressione sulle capacità diagnostiche, a una rivalutazione delle priorità per l’accesso ai test. Per contro, il Cantone si dice contrario a eliminare l’ordine da parte delle autorità per isolamenti e quarantene, ritenendo che “il contatto tempestivo da parte di questo servizio e l’invio della documentazione necessaria anche per giustificare l’assenza dal posto di lavoro e garantire gli indennizzi finanziari previsti accrescono tuttavia l’efficacia e il rispetto delle regole di quarantena per rapporto a una semplice autodisciplina, che può prestarsi anche più facilmente ad abusi”. No dell’esecutivo ticinese anche all’abrogazione dell’obbligo di test all’entrata in Svizzera per le persone vaccinate e guarite, misura che, come osserva il Cantone, è in vigore tuttora in buona parte degli Stati limitrofi.