Il Governo ha risposto alla consultazione di Berna optando per la prima variante, ma auspicando che si mantenga un parziale obbligo di mascherina
Il Consiglio di Stato, nella consultazione indetta dal Consiglio federale sulla revoca delle misure anti-Covid, si schiera a favore della prima variante, ovvero per l’abbandono sostanziale di tutti i provvedimenti dell’ordinanza Covid-19 situazione particolare, ma sostiene il mantenimento dell’obbligo della mascherina in alcuni contesti.
Per l’esecutivo ticinese, la mascherina dovrebbe ancora essere prescritta in primo luogo per le strutture sanitarie, misura ritenuta “necessaria e imprescindibile a tal punto da giustificare e anzi rendere opportuna una sua ulteriore codifica sul piano federale”. Stesso discorso per quanto riguarda i mezzi pubblici, così come per i negozi e gli uffici statali, “trattandosi anche in questi casi in parte pure di negozi e servizi essenziali, a cui occorre garantire un accesso non discriminante e con la migliore sicurezza sanitaria possibile”. Da mantenere, inoltre, l’isolamento e l’obbligo di dichiarazione per le persone positive, considerati “provvedimenti basilari e imprescindibili”.
Riguardo le regole di entrata in Svizzera, il Consiglio di Stato si pronuncia per l’abolizione della regola 3G, analogamente a quanto previsto per le strutture e manifestazioni in Svizzera, auspicando però che ciò valga solo per le persone provenienti da Paesi non colpiti da una variante preoccupante del virus. No del Governo, invece, all’eliminazione della registrazione dei dati di contatto tramite il formulario SwissPlf per gli arrivi in aereo o bus a lunga percorrenza: ciò perché, in assenza di essa, un eventuale provvedimento sanitario al confine in caso di recrudescenza del virus (che secondo il Consiglio di Stato dovrebbe rimanere come prerogativa di Berna) potrebbe risultare “intempestivo”.
Circa il finanziamento dei test ripetuti nelle aziende, il Cantone sostiene che esso sia utile per quanto riguarda ospedali e case anziani. “Non si vede però il senso di mantenere questi test mirati e ripetuti anche nelle aziende che servono a garantire le cosiddette infrastrutture critiche”, osserva però il Consiglio di Stato, “dato che con l’attuale diffusione dimostrano di non essere significativamente efficaci nell’evitare i contagi”. Sì anche allo stop dei test ripetuti nelle scuole dalla fine di marzo 2022, nonché all’assunzione da parte della Confederazione delle “nuove terapie orali”, in sostanza le pillole anti-Covid: a tal proposito, il Consiglio di Stato osserva però che, essendo tali medicamenti una novità e non ancora omologati da Swissmedic né inseriti nell’elenco delle specialità, sarebbe forse opportuno limitarne la distribuzione agli ospedali nei quali vengono somministrati gli attuali medicamenti tramite fleboclisi.