Omicron e quarantene, le associazioni imprenditoriali: politica, sanità e economia si muovano di concerto. La Sel ai Municipi: valutate piani di emergenza
Nel mondo economico quella che segue le festività è una ripresa piena di preoccupazioni a causa di Omicron, la variante particolarmente contagiosa del coronavirus. Preoccupazioni legate, soprattutto in prospettiva, alle assenze causa quarantena. E non sempre il telelavoro è possibile. Tuttavia, premette il direttore dell’Associazione industrie ticinesi (Aiti) Stefano Modenini, «è ancora presto per valutare l’impatto dell’impennata di contagi sull’operatività delle aziende». Insomma, «per il momento non ci sono assenze in numero eccessivo, sono ancora relativamente contenute: chi quattro, chi cinque… non tali da pregiudicare l’operatività». Ma la preoccupazione è alta, si diceva. Al punto che «alcune aziende, dopo aver informato i dipendenti la settimana scorsa, hanno organizzato dei tamponi già stamattina, per poi ripeterli in settimana».
In un contesto dove però, ricorda Modenini, «le aziende hanno già piani non solo di protezione, ma proprio di organizzazione aziendale: non aspettano di certo l’autorità». Il vero problema è che la situazione di partenza già è difficoltosa, per via del complicato approvvigionamento delle materie: «Siccome non arrivano nelle scadenze previste, può capitare che il materiale da lavorare arriva e manca gente in ditta. In quel caso occorre riorganizzare i turni, e abbiamo fatto presente mesi fa al Cantone che se i lavori devono essere fatti celermente occorre far capo anche al lavoro serale e notturno. Quindi occorrono i relativi permessi». Risposta? «Beh, è stata abbastanza accademica: quando si fa una richiesta, l’Ispettorato del lavoro verifica e cerca di venire incontro». Si vedrà. Intanto, un altro fronte che vede attivo il mondo economico è quello della riduzione dei giorni di quarantena: «Il Paese non è in grado di gestire tutti questi tamponi, non ha più senso usare questa unica via» dice il direttore di Aiti: «Se non c’è presenza di sintomi particolari questi dieci giorni possono essere ridotti, dobbiamo accettare di convivere con il virus sperando che la gente ancora non vaccinata lo faccia presto».
Sulla stessa lunghezza d’onda è il direttore della Camera di commercio Luca Albertoni: «Siamo preoccupati, perché non tutti possono fare telelavoro se positivi senza sintomi. Un problema di effettivi al momento non c’è, ma potrà assolutamente verificarsi. Per questo – continua Albertoni – a livello nazionale le associazioni economiche hanno chiesto la riduzione delle quarantene. Chiaro, dipende dalle valutazioni sanitarie, ma oggi dieci giorni di quarantena sono parecchi e di difficile gestione». L’auspicio del direttore della Camera di commercio è quello che «la discussione torni a essere più fattuale e oggettiva, meno spaccata su fronti ideologici». È più concretezza quella che Albertoni chiede alla politica, «perché il confronto non deve essere tra chi vuole chiudere le attività e chi le vuole aperte, l’economia non ha alcun interesse a far ammalare la gente, anzi. L’economia è posti di lavoro, redditi per le famiglie e sarebbe bello che la si smettesse di mettere politica e sanità da una parte, e l’economia dall’altra. Tutto deve andare di concerto». In attesa di vedere, tra qualche giorno, se le assenze dal lavoro a causa di quarantene e isolamenti diventeranno ingestibili.
Ma le assenze per quarantene interessano o possono interessare anche il settore pubblico. Per quanto riguarda le amministrazioni comunali, la Sezione degli enti locali (Dipartimento istituzioni) si è mossa d’anticipo. «Visto l’aumento dei contagi, già prima di Natale – spiega alla ‘Regione’ il capo della Sel Marzio Della Santa – abbiamo scritto ai Municipi, chiedendo loro due cose. La prima: riattivare le cellule di crisi, cioè quei gruppi di funzionari comunali e municipali che in caso di necessità possono essere da noi allertati per predisporre in tempi rapidi a livello locale le misure che dovessero essere decise dalla Confederazione o dal Consiglio di Stato. La seconda cosa che abbiamo chiesto agli Esecutivi è di iniziare a riflettere sull’allestimento di un piano d’emergenza per garantire, in caso di assenze di un numero importante di dipendenti, l’erogazione dei servizi di base e il funzionamento di organi comunali come la Cancelleria, il Controllo abitanti o lo Stato civile». In altre parole, si vuole evitare la paralisi delle amministrazioni locali a causa delle quarantene. «Per questo – riprende il responsabile della Sezione enti locali – occorre anche preparare a titolo preventivo i collaboratori a supplire i colleghi assenti, ad esempio per instradare le pratiche, per avvertire i cittadini che ci saranno dei ritardi e via dicendo».
Per quel che attiene all’attività politica comunale, non vi sono al momento comunicazioni della Sel all’indirizzo dei Municipi. «Da questo punto di vista – osserva Della Santa – l’ordinanza federale non è cambiata, così come non è cambiato il decreto esecutivo cantonale. I Municipi e gli organi legislativi comunali restano operativi. Gli Esecutivi e le commissioni dei legislativi hanno sempre la facoltà di riunirsi a distanza. Mentre consigli e assemblee comunali, la cui attività era stata sospesa nella prima ondata pandemica, devono riunirsi in presenza. Per ragioni di sicurezza, possono farlo – nel rispetto dei piani di protezione – in spazi fuori della sede istituzionale, ma la seduta deve avvenire in presenza».
Pandemia in Ticino, annessi e connessi: domani intanto si trova, nell’ambito delle sue riunioni periodiche, lo Stato maggiore cantonale di condotta, di cui è responsabile il comandante della Polizia cantonale, per fare il punto della situazione. Pur non essendo stato sinora formalmente attivato dal governo, è in stato di prontezza.
«Fino ad ora, ed è ovviamente ancora così adesso, il nostro principio guida è attenersi alle direttive della Confederazione, cioè che non c’è problema a svolgere attività istituzionali» spiega dal canto suo il presidente del Gran Consiglio Nicola Pini. Ma va da sé che con il dilagare dei contagi, e con una seduta importante prevista a partire da lunedì 24, il tema si pone: «L’idea è garantire lo svolgimento della seduta perché all’ordine del giorno vi sono temi molto importanti, su tutti il Preventivo ‘22» ricorda Pini. Preventivo che deve essere approvato. «Abbiamo la responsabilità di non bloccare lo Stato, le istituzioni devono andare avanti e lavorare in questo senso». Ciò detto, «stiamo monitorando quotidianamente la situazione, dialogando con il medico cantonale, e insieme valuteremo insieme misure aggiuntive oltre al plexiglas tra le postazioni e le mascherine, misure che hanno già dato prova di efficacia» sottolinea il presidente del Gran Consiglio. Il tutto verrà ufficializzato mercoledì, quando l’Ufficio presidenziale si riunirà e prenderà una decisione definitiva.
Le iscrizioni per la vaccinazione dei bambini dai 5 agli 11 anni sono ora aperte. Lo ha appena comunicato Il Dipartimento sanità e socialità, confermando quindi quanto annunciato venerdì nell’incontro con i media. I genitori interessati “possono quindi da subito annunciarsi al proprio pediatra, se risulta fra quelli che vaccinano nel proprio studio medico, oppure sulla piattaforma online www.ti.ch/vaccinazione, che permette di fissare un appuntamento al Centro cantonale di Giubiasco nelle giornate del 16 e del 23 gennaio”.
Le autorità cantonali ricordano che, in linea con le raccomandazioni federali, la vaccinazione pediatrica contro il coronavirus è raccomandata prioritariamente ai bambini affetti da malattie croniche, o che vivono con persone particolarmente a rischio. Ulteriori informazioni e raccomandazioni possono essere consultate sul sito web dell’Ufficio federale della sanità pubblica. In Ticino sono previste due modalità di accesso alla vaccinazione per i bambini da 5 a 11 anni. Ovvero rivolgendosi al proprio pediatra, se risulta fra quelli che vaccinano nel proprio studio medico (la lista dei 35 studi ticinesi che aderiscono al programma di vaccinazione è consultabile sempre sul sito web www.ti.ch/vaccinazione), oppure al Centro cantonale di Giubiasco, nelle giornate dedicate alla vaccinazione dei bambini da 5 a 11 anni (le prime due sono previste domenica 16 gennaio e domenica 23 gennaio: da subito è possibile prendere appuntamento tramite la piattaforma online). Il Dss ricorda inoltre che ai bambini fra 5 e 11 anni – in base alle indicazioni delle autorità federali – sarà somministrato il vaccino pediatrico prodotto da Pfizer/BioNTech: “Si tratta di un preparato diverso da quello utilizzato negli adulti, che prevede due dosi somministrate a tre settimane di distanza”. Per questo le due domeniche dedicate al centro cantonale di Giubiasco saranno poi ripetute il 6 e il 13 febbraio 2022.