Ticino

Manca un accordo con l’Ue, mondo accademico preoccupato

Anche Usi e Supsi non dormono sonni tranquilli dall’assenza di un’intesa tra Berna e Bruxelles. Si teme una fuga di professori e ricercatori

Il campus Usi e Supsi di Viganello
13 dicembre 2021
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«Nell’ambito della ricerca c’è grande preoccupazione», ha ricordati Raoul Ghisletta (Ps) nel suo intervento in Gran Consiglio quale presidente della Commissione di controllo sull’Università della Svizzera italiana (Usi) e della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi). «Lo stallo nelle discussioni politiche tra Svizzera e Unione europea ha messo in pericolo la partecipazione degli accademici nella ricerca europea». Si teme dunque un’esclusione della Svizzera a partire dal 2023. Situazione «che potrebbe avere come conseguenza la fuga di personalità accademiche di punta per il timore di non poter più partecipare ai progetti di ricerca europei, rispettivamente la certezza di non poter fungere da capofila». Riguardo a ciò Manuele Bertoli, presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport ha ricordato che a livello di governo ticinese c’è «uno spazio di manovra basso. È bene però che si sappia che la ricerca nel nostro cantone e in Svizzera è una macchina estremamente performante alla quale è stato tolto del carburante indispensabile».

Durante la seduta in Gran Consiglio è stato approvato il rapporto (relatore Raoul Ghisletta) sul messaggio del Consiglio di Stato. “Per l’anno 2020 l’Usi e la Supsi raggiungono buona parte degli obiettivi previsti dagli indicatori, adempiendo globalmente gli impegni”, si legge. Anche per quanto concerne il Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa) della Supsi “gli obiettivi e l’impiego dell’importo forfettario sono conformi”. Nel rapporto redatto si parla, oltre che di ricerca, di salari, sostenibilità ambientale, pari opportunità e politica linguistica.