Ticino

‘Alcune aziende non riescono a formare’

Tirocinio, Albertoni (Cc-Ti): chi segue i giovani e il tempo, punti da considerare. Modenini (Aiti): più peso all’orientamento scolastico e professionale

Apprendistato, gli ultimi dati (Ti-Press)

2’523. È il numero dei nuovi contratti d’apprendistato sottoscritti nel 2021, il dato più alto in Ticino dal 2015. Un aumento di 130 rispetto all’anno precedente e di 79 per rapporto al 2019 (dunque prima del Covid). Secondo il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) Manuele Bertoli si può fare di più per aumentare e differenziare l’offerta: «Sono dei buoni risultati in quanto la pandemia è ancora in corso, ma se non ci fosse quest’ultima potremmo dire che siamo contenti a metà». Un risultato che deve molto al progetto ‘Più duale’: «È un lavoro che deve continuare nel tempo e su questo intendo insistere. È fondamentale avere a disposizione più posti di tirocinio per dare maggiore facoltà di scelta a chi vuole orientarsi verso questo tipo di formazione. È un percorso molto performante, ma necessita di un grande lavoro di partenariato tra le imprese che mettono a disposizione i posti e lo Stato che organizza la parte formativa». Dei giovani che hanno firmato i contratti d’apprendistato, 746 provengono dalle scuole medie. «Un dato – illustra Bertoli nella conferenza stampa, tenutasi in mattinata a Bellinzona – in linea con gli anni passati. Per noi è essenziale che ci sia lo spazio sia per i ragazzi che terminano le scuole obbligatorie sia per chi si riorienta. Non sempre infatti la prima scelta è quella che poi funziona o appaga chi l’ha fatta».

‘I motivi raramente sono di ordine finanziario’

Le ditte possono o devono fare di più? «Si può sempre migliorare e ritengo che quello di diversificare l’offerta dei posti di tirocinio – con la partecipazione di aziende attive in più settori, oltre a quelle già tradizionalmente presenti nella formazione degli apprendisti – sia un obiettivo da perseguire», afferma Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi. Come Cc–Ti «cerchiamo di coinvolgere, sensibilizzandole, sempre più ditte. Tuttavia alcune sollevano almeno due problemi, e raramente sono di ordine finanziario. I problemi sono la gestione della formazione e il tempo. Nel senso che non dispongono al loro interno di un formatore e/o che non hanno tempo sufficiente da dedicare all’apprendista. Questa situazione le porta a rinunciare». Il formatore e il tempo. «Due aspetti su cui – sottolinea Albertoni – occorrerà interrogarsi e intervenire per poter trovare delle soluzioni». Il numero dei contratti stipulati nel 2021 è il più alto degli ultimi sei anni, nonostante la pandemia: come se lo spiega? «Con un paio di motivi. Il primo: malgrado tutto, l’andamento economico generale è stato abbastanza buono. Il secondo: la pandemia ha sensibilizzato ulteriormente sulla necessità di avere delle competenze di prossimità, e quindi persone formate per così dire in casa».

‘L’asticella delle conoscenze si è alzata’

Annota il direttore dell’Associazione industrie ticinesi (Aiti) Stefano Modenini: «Le industrie hanno aumentato i posti di apprendistato nonostante la pandemia e questo è un fatto senz’altro positivo. Non dimentichiamo però che il 90 per cento di tutte le aziende attive in Ticino hanno meno di dieci dipendenti. Dobbiamo quindi comprendere fino a dove è ragionevole arrivare. Per quanto ci riguarda continueremo a sensibilizzare le aziende a offrire posti di apprendistato, ma lo sforzo lo deve fare anche lo Stato mettendo mano all’orientamento scolastico e professionale. Non fosse altro perché comunque ancora oggi ci sono diversi posti di apprendistato non coperti. Crediamo che il peso dell’orientamento sulle professioni debba aumentare significativamente». Aggiunge Modenini: «Dato che come detto nove aziende su dieci sono piccole, bisogna forse ragionare di più sulla creazione di reti di aziende formatrici. Non dimentichiamo inoltre un altro fattore: le ordinanze federali delle professioni sono sempre più complesse poiché l’asticella delle conoscenze si è alzata. Insomma, l’apprendistato oggi non è più una via di ripiego, anzi è molto impegnativa. Ma chi dopo l’apprendistato si forma ulteriormente, ad esempio conseguendo un diploma federale nella professione, ha migliori possibilità di trovare un lavoro soddisfacente». Non solo: «Nei prossimi cinque, quindici anni andrà in pensione la generazione dei baby boomers, dobbiamo capire adesso come affrontare questa situazione perché sicuramente mancherà manodopera in Ticino. La situazione potrebbe diventerà rapidamente allarmante».