La Ssic-Ticino denuncia un drastico e inaspettato calo dei concorsi per opere da impresario costruttore apparsi sul Foglio ufficiale
A partire dallo scorso mese di settembre, vi è stato un drastico e inaspettato calo del numero di appalti pubblici per opere da impresario costruttore apparsi sul Foglio ufficiale del Cantone Ticino. Lo denuncia la sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori. “Se normalmente venivano pubblicati attorno ai 20 bandi di concorso ogni mese per lavori nel settore principale della costruzione, a settembre 2021 ve ne sono stati solo un paio. Anche il mese di ottobre è nettamente sotto la media e questa situazione preoccupa molto la Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino che lancia un appello affinché venga presto invertita questa tendenza negativa che potrebbe innescare una crisi occupazionale nel nostro settore”.
“Dopo il lockdown, gli enti pubblici (in particolare i Comuni) si sono attivati per promuovere investimenti, necessari e provvisti dei necessari crediti, destinati anche alle piccole e medie imprese. Una spinta salutare e anticiclica, molto apprezzata dagli addetti ai lavori che hanno generalmente potuto garantire continuità a livello occupazionale”, si fa notare in una nota stampa. “Le cose sono però drasticamente cambiate dallo scorso settembre in poi e il nervosismo tra gli imprenditori sta salendo in modo esponenziale. Essi aspettano con frenesia nuovi appalti pubblici anche per compensare il calo nell’edilizia abitativa privata, nonostante si guardi con buone aspettative alle ristrutturazioni (interventi che però danno lavoro principalmente agli artigiani edili)”, si precisa.
Questo periodo di forte riduzione di nuovi appalti aumenterà ulteriormente la pressione e la concorrenza tra le imprese, che cercheranno in tutti i modi di accaparrarsi lavori per i primi mesi del prossimo anno. “Per buona parte delle aziende della costruzione le riserve di lavoro sono infatti limitate a pochi mesi, dopo di che non ci sarà lavoro a sufficienza per garantire la loro piena occupazione. Con queste premesse, si accentua certamente il pericolo del sottocosto e della riduzione del personale. Stiamo parlano di una pericolosa spirale negativa per tutti gli attori coinvolti nel complesso processo edificatorio (imprenditori, committenti, direttori dei lavori, maestranze, artigiani, fornitori di materiali, istituzioni sociali, ecc.)”.
Trovare le ragioni di questa vistosa flessione degli appalti pubblici non è facile, anche se una delle ipotesi potrebbe essere quella dei conti in rosso per parecchi Comuni. “Speriamo che non sia così, in quanto si potrebbe innescare una crisi occupazionale che sarebbe deleteria per l’intero nostro sistema economico, già confrontato con oggettive difficoltà ancora da ricollegare agli ultimi due anni difficili a causa della pandemia. Questa situazione potrebbe portare alcune imprese di costruzione a chiedere nuovamente l’indennità per lavoro ridotto, così da evitare licenziamenti”. “Non è questo il momento di frenare la leva economica degli investimenti, occorre bensì continuare a mantenere nel tempo una buona e regolare quota di investimenti, anche al di là delle grandi opere infrastrutturali previste. Ricordiamo infatti che il nostro tessuto economico è in gran parte formato da piccole e medie imprese, che dobbiamo assolutamente preservare in quanto rappresentano la spina dorsale dell’economia ticinese”, si conclude il comunicato a firma di Mauro Galli e Nicola Bagnovini, rispettivamente presidente e direttore della Ssic-Ticino.