Da vent’anni al Ministero pubblico, lascerà a fine maggio 2022. Ha fra l’altro indagato sul delitto di Ponte Capriasca e portato in aula il caso ‘Clean’
Nel giro di pochi mesi il Ministero pubblico ticinese registra una nuova partenza, dopo quella del sostituto procuratore generale Nicola Respini, eletto in giugno dal Gran Consiglio giudice del Tribunale d’appello (è subentrato a Mauro Mini alla presidenza della Corte dei reclami penali). Stavolta a dare le dimissioni è il pp capo Arturo Garzoni, altro magistrato di lungo corso, designato procuratore nel dicembre del 2000, entrato in carica l’anno seguente, dall’estate del 2018 responsabile dell’antenna bellinzonese del Ministero. Classe 1962, di area Plr, Garzoni ha rassegnato le dimissioni per la fine di maggio del prossimo anno.
Diverse e anche complesse le inchieste da lui condotte. Garzoni ha coordinato fra l’altro le indagini sul grave episodio di sangue avvenuto nel dicembre 2002 a Ponte Capriasca, dove una giovane donna venne barbaramente uccisa in casa da estranei. Ha sostenuto anche l’accusa nel processo per il caso ‘Clean’, dal nome dell’inchiesta concernente un raggiro milionario a danno di numerose casse malati, e in quello, celebratosi nel luglio del 2020, a carico del giovane che aveva pianificato una strage, sventata dalla polizia, alla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona (incarto che aveva ereditato dal sost pg Antonio Perugini, quando quest’ultimo è andato in pensione). In questi oltre vent’anni da magistrato inquirente, Garzoni si è occupato del perseguimento sia di illeciti finanziari sia di reati cosiddetti di polizia, ovvero di tutti quei reati che non sono di natura economico-finanziaria.
Scuole dell’obbligo e liceo a Bellinzona, laurea in diritto a Zurigo, sposato, padre di due figlie (da un mese è diventato nonno di una nipotina), Garzoni risiede a Giubiasco. Prima di entrare al Ministero pubblico - era stato eletto dal parlamento nella seduta in cui furono nominati anche Respini e Mario Branda, futuro sindaco di Bellinzona - è stato titolare di uno studio legale e notarile. Avvocato e notaio, una volta lasciata la magistratura tornerà alla libera professione? «Non lo escludo, valuterò comunque a tempo debito - dice Arturo Garzoni, interpellato dalla ’Regione’ -. Anzitutto mi concederò un periodo di vacanza, recuperando un po’ di quel tempo libero di cui non ho potuto godere in questi anni. Vorrei restare di più con la famiglia. È quindi prematuro esprimermi sul mio futuro professionale. In ogni caso ventidue anni in magistratura, tanti saranno nel 2022, bastano e avanzano». Soprattutto in Procura, ufficio giudiziario sotto pressione. «Visto il particolarmente elevato numero di incarti, vista anche la vicinanza del Ticino con la Lombardia e vista pure la tipologia di reati, il Ministero pubblico del Canton Ticino è sottodotato in termini di risorse umane - rileva Garzoni -. Cosa che costringe i procuratori a ritmi e picchetti massacranti. Inchieste, processi. Si è sempre al fronte. Perché anche quando non si è di picchetto, si devono gestire le indagini, ordinando anche eventuali arresti, e si devono ‘gestire’ i detenuti. Ebbene, alla lunga tutto questo logora». Nella professione di procuratore, sottolinea Garzoni, «conta ovviamente la preparazione giuridica, ma è pure molto importante il carattere del magistrato: deve essere in grado di decidere anche in un brevissimo lasso di tempo, soprattutto quando si tratta di decidere, in pochi minuti, se ordinare o no un arresto e dunque un provvedimento restrittivo della libertà personale».
Un altro magistrato inquirente di lunga esperienza che ha deciso di lasciare. «Con i loro venti anni di lavoro nell’autorità giudiziaria di perseguimento penale, Garzoni e Respini hanno comunque superato la durata media di attività di un magistrato al Ministero pubblico. Detto questo – afferma, da noi contattato, il procuratore generale Andrea Pagani – sono decisioni che capisco. Quella di procuratore è una professione logorante, con anche picchetti notturni che non si recuperano: una professione che richiede non pochi sacrifici e che a un certo punto porta a scelte che non possono che essere salutate come sagge». Garzoni ha rassegnato le dimissioni per la primavera del prossimo anno. «Per non compromettere parte dell’operatività del Ministero pubblico – riprende Pagani – il mio auspicio è che l’autorità di nomina dei magistrati, cioè il Gran Consiglio, pubblichi al più presto il concorso per la designazione del o della subentrante di Garzoni. Questo affinché la persona che verrà eletta sia già operativa al momento della partenza di Garzoni».