In Ticino, Grigioni e Vallese sono 67’472 i lavoratori che ogni giorno attraversano il confine con l’Italia
Ammonta a quasi 90,8 milioni di franchi la compensazione finanziaria sulla remunerazione dei frontalieri per il 2020. I cosiddetti ristorni (pari esattamente a 90’792’999,30 franchi) sono già stati versati ai Comuni italiani di confine, ha indicato in una nota il Dipartimento delle finanze e dell’economia del Canton Ticino. La cifra è emersa oggi, 23 settembre, durante l’annuale riunione bilaterale prevista dall’Accordo italo/svizzero del 1974 sull’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri italiani e sulla relativa compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine che si è tenuta a Coira. Oltre a questo dato la Delegazione svizzera – coordinata dal Direttore della Divisione delle contribuzioni, Giordano Macchi, e costituita dai rappresentanti delle Amministrazioni delle contribuzioni dei Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese, della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali e del Dipartimento federale degli affari esteri – ha anche fornito i dati statistici relativi al numero dei frontalieri italiani che operano nei cantoni interessati dall’accordo, ovvero 67’472. Da parte sua la Delegazione italiana – presieduta dal dottor Giancarlo Brusco (Ministero dell’economia e delle finanze) e composta da rappresentanti della Regione Lombardia, della Provincia autonoma di Bolzano, della Comunità comprensoriale Val Venosta, dell’Associazione dei Comuni italiani di frontiera e dell’Ambasciata d’Italia a Berna – ha illustrato la ripartizione delle somme ristornate per l’anno 2019, informando in merito alle opere realizzate e in fase di progettazione. In generale i lavori, così come le tematiche trattate durante la riunione, “hanno permesso di verificare l’importanza di tale accordo, sia per le zone frontaliere che per l’economia svizzera”, si legge nella nota. “Le Delegazioni hanno, inoltre, ricordato come la buona collaborazione esistente tra le autorità italiane e quelle svizzere abbia permesso di continuare ad applicare una soluzione pragmatica, iscritta in un accordo amichevole tra autorità competenti del 2020, volta a precisare il regime fiscale dei lavoratori frontalieri in telelavoro a seguito delle misure volte a contrastare la diffusione del Covid-19”.