Uno studio dell’Università di San Gallo ha fatto emergere il valore turistico del territorio. Attività all’aperto e aree verdi, gli atout su cui puntare
«Il Ticino ha saputo reagire bene e recuperare gran parte del terreno perso nei mesi di lockdown. Questo non significa però che possiamo rilassarci». Così Simone Patelli, presidente dell’Agenzia turistica ticinese (Att), in merito all’andamento del settore a livello cantonale durante la pandemia. «L’obiettivo più importante – precisa – rimane di non farci sfuggire la nuova quota di mercato conquistata in questi due anni».
Anche Christian Vitta, Consigliere di Stato e direttore del Dipartimento finanze ed economia (Dfe), ha sottolineato ieri in conferenza stampa la necessità di rivolgere lo sguardo al futuro, affermando che «non dobbiamo sicuramente accontentarci di questi dati positivi perché sappiamo che sono cifre condizionate da un periodo particolare».
Per reagire all’emergenza sanitaria, il settore turistico ha dato vita a una ‘task force’ composta dall’Att e dalle Organizzazioni turistiche regionali. In questo contesto, è stato istituito il gruppo di lavoro ‘Rilancio post Covid’ che, con il coinvolgimento dell’Università di San Gallo, si è incaricato d’ideare una strategia per il dopo pandemia. Patelli sottolinea in effetti che «nonostante la definizione di una prospettiva turistica a orizzonte 2030 fosse già in atto prima della crisi, i cambiamenti a livello globale hanno imposto una ridefinizione degli assi strategici a medio e lungo termine».
A tal proposito, il professore di management del turismo all’Università di San Gallo Pietro Beritelli ha esposto durante la conferenza quali potrebbero essere i prossimi passi da realizzare per rispondere alle sfide future del turismo ticinese. Innanzitutto, sono stati identificati gli ambiti più influenzati dalla pandemia per capire quali siano gli aspetti dove adottare delle misure. Qui, i nuovi segmenti (come le attività all’aperto e distanziate o la maggiore frequentazione dei campeggi) sono stati oggetto di grande interesse. E da spunto per il futuro. «È poi emerso che il turismo di città e il business travel sono i campi dove sono state registrate più perdite, per cui rappresentano delle opportunità sulle quali lavorare», illustra Beritelli. «Un altro tema importante – continua – è quello della sostenibilità e del ruolo della popolazione locale. Così, le iniziative ‘Vivi il tuo Ticino’ e ‘Città Ticino’, in combinazione con la mobilità accresciuta di ‘Ticino ticket’, fanno leva sulle forze del turismo già presenti e aprono nuove prospettive. Qui, la morfologia del territorio è un tassello centrale: aree verdi prossime alle città sono un atout che gli attori del settore hanno un grande potenziale». E proprio su queste considerazioni, qualche settimana fa è stata lanciata la campagna autunnale 2021.
La conferenza è stata anche un momento per fare il punto. «Quando la pandemia si è abbattuta sul nostro Cantone – spiega Vitta – per il settore turistico si è temuto il peggio. A marzo dello scorso anno, forse per la prima volta nella nostra storia, avevamo chiesto ai confederati di non venire in Ticino a Pasqua». In effetti, un’indagine condotta a maggio dello scorso anno da Svizzera turismo e dalla Haute école du Valais prevedeva una perdita di circa 8,7 miliardi di franchi per il settore a livello nazionale. Solo per il Ticino, dice Vitta, la probabilità di fallimento di strutture turistiche era stimato attorno al 30%, «in altre parole una su tre non ce l’avrebbe fatta».
«Fortunatamente, questi scenari negativi non si sono verificati», chiarisce il Consigliere di Stato. Dai dati presentati emerge di fatto che per il periodo pasquale 2020 si è verificato un crollo evidente del 76,9% nei pernottamenti alberghieri. Tuttavia, nei mesi successivi, in Ticino è avvenuto un vero e proprio boom delle prenotazioni. Un buon momento che si è replicato quest’anno. «Possiamo veramente dire che la stagione in corso è eccezionale», constata Vitta. Tra marzo e luglio, rispetto ai dati del 2019, i pernottamenti sono incrementati del 30,9%. Per il direttore del Dfe, «sono cifre molto importanti».
Paragonando i dati ticinesi con quelli a livello nazionale, emerge inoltre che ciò che sta avvenendo al Sud delle Alpi è in controtendenza rispetto ad altre realtà elvetiche. Rispetto al 2019, da gennaio a luglio 2021, I pernottamenti in Svizzera sono aumentati del 12% e, durante lo stesso periodo, in Ticino l’incremento è stato addirittura del 94,9%. Anche il settore paralberghiero non è stato da meno, registrando nel 2021 una crescita del 93,9% nei campeggi e del 43,5% nelle case di vacanza.
Nell’illustrare queste cifre Vitta ammette che i fattori di questa tendenza sono diversi. «Da un lato, evidentemente la pandemia ha limitato di molto la possibilità delle persone di circolare. Non possiamo quindi aspettarci che questi risultati si ripeteranno all’infinito nei prossimi anni, ma immaginare che a un certo punto rientrerà una sorta di normalità».
Ciononostante, il settore ha reagito positivamente alle sfide anche grazie alle misure prese. «Da un lato – spiega Vitta – c’è stata una campagna di marketing pensata dall’Att e rivolta al resto della Svizzera. Questa proposta, lanciata nell’estate 2020, è stata finanziata dal Dfe con mezzo milione di franchi. Dall’altro, abbiamo sospeso l’incasso delle rate sui mutui concessi ai sensi della Legge sul turismo (Ltur), dando anche la possibilità di cedere i crediti per sussidi Ltur agli istituti bancari. Infine, sono state sospese anche le tasse sugli esercizi pubblici, soprattutto nelle fasi più acute. Si è poi fatto ricorso ai casi rigore e all’indennità per il lavoro ridotto. Inoltre, presenteremo a breve il messaggio per il rinnovo del credito quadro fino al 2025 a sostegno degli investimenti strutturali e delle attività nel settore».