Ticino

Frontalieri, in Italia il nuovo accordo presto in parlamento

Dopo l’incontro a Roma fra Guerra e Stoffel. Via libera anche dai sindacati

17 settembre 2021
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L‘accordo dello scorso 23 dicembre tra Italia e Svizzera sulla nuova impostazione fiscale dei frontalieri inizierà a breve l’iter parlamentare alla Camera dei deputati italiani. “Il percorso di ratifica dell’accordo sta seguendo il percorso previsto lo scorso dicembre”, fanno sapere dal Ministero delle finanze a Roma dove mercoledì scorso la sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra ha incontrato la sua collega svizzera Daniela Stoffel, segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali in seno al Dipartimento federale delle finanze. Un incontro che entrambe le parti hanno giudicato positivo, considerato che quanto previsto nell’accordo del 23 dicembre, giunto dopo la discussione andata avanti per cinque anni, è arrivato a una soluzione condivisa sia sul versante svizzero che su quello italiano. Via libera anche dai sindacati, per cui non dovrebbero sorgere nuovi ostacoli, tanto che mercoledì scorso a Roma è stato confermato che l’Accordo sulla nuova imposizione fiscale dei frontalieri entrerà in vigore il 1° gennaio 2023.

Dopo quasi mezzo secolo (quante cose sono nel frattempo cambiate nel pianeta frontalierato, incominciando dal numero di frontalieri occupati in Ticino) l’accordo del 1974 che prevede l’imposizione esclusivamente in Svizzera è destinato ad andare il soffitta. In sintesi le principali novità contenute nel nuovo accordo che per gli attuali frontalieri non prevede sostanziali modifiche. Infatti, i lavoratori frontalieri residenti in Italia che alla data di entrata in vigore svolgono, oppure che tra il 31 dicembre 2018 e la data dell’entrata in vigore hanno svolto un’attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera in Svizzera per un datore di lavoro svizzero resteranno imponibili soltanto in Svizzera, che, fino al 2033 continuerà a versare i ristorni ai Comuni italiani. In seguito la Svizzera, per questi lavoratori, non verserà più alcuna compensazione all’Italia e terrà per sé tutti gli introiti fiscali. Il discorso cambia per i nuovi frontalieri, ossia coloro che otterranno tale statuto dopo l’entrata in vigore dell’accordo firmato lo scorso dicembre. Essi saranno imposti fiscalmente in Svizzera con una quota parte dell’80%. In altre parole, l’imposta prelevata in Svizzera non potrà eccedere l’80% dell’imposta risultante dall’applicazione dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. L’Italia (ed è questa la grande novità), potrà assoggettare a sua volta a imposizione i lavoratori frontalieri. Il frontaliere verrà quindi assoggettato in Svizzera (all’80%) e in Italia (come soggetto fiscale italiano).

L’accordo prevede il divieto della doppia imposizione, nel senso che l’Italia deve riconoscere al lavoratore italiano un credito d’imposta per quanto dovuto a titolo fiscale in Svizzera. Per i nuovi frontalieri i sindacati sono riusciti a ottenere dal governo italiano significative franchigie in modo da ottenere un abbattimento del reddito imponibile. Nel nuovo accordo è definito come frontaliere chi è fiscalmente residente in un comune il cui territorio si trova nella zona di 20 chilometri dal confine.