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Risanamento Ipct, la soluzione è l’anticipo dei contributi

Non un credito e nemmeno un prestito: oggi Vitta ha presentato la novità alla Gestione. Soddisfatti tutti i partiti, referendum leghista più lontano

Ti-Press
24 agosto 2021
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Non un’iniezione di denaro tout court da parte del Cantone e nemmeno un prestito. La soluzione che si profila per il risanamento dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino, illustrata oggi dal direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta alla Commissione parlamentare della gestione, consiste nell’anticipare all’Ipct buona parte dei contributi futuri. Lo stesso Vitta, interpellato dalla ‘Regione, spiega che «abbiamo presentato una proposta che rappresenta un’evoluzione di quella contenuta nel nostro messaggio, che tiene conto di tutte le discussioni avvenute in questo anno e mezzo. La soluzione prevede un anticipo di contributi futuri che il datore di lavoro deve versare, che poi la cassa pensione potrà investire e questo genererà dei rendimenti che possono portare benefici. Allo stesso tempo - continua Vitta - su questi anticipi è prevista una remunerazione, come previsto dalla legge, e a un certo punto il datore di lavoro potrà decidere di usare questo anticipo e quindi di scalarlo dai futuri contributi che deve pagare». Insomma, una soluzione diversa da quella del prestito che si ipotizzava prima della pausa estiva ma che sembra accontentare tutti: non prevede uscite correnti da parte dello Stato, non viene pagata dai contribuenti e le rendite degli assicurati non subiranno perdite. Sembra davvero di vedere la luce in fondo al tunnel di questo delicato e corposo dossier, che vedrà un’integrazione da parte del Consiglio di Stato del proprio messaggio compresa la propria adesione alle modifiche.

La Gestione si è presa una o due settimane di tempo per valutare di fino il tutto. E per definire le cifre totali. La proposta, stando a quanto ricostruito dalla ‘Regione’, sarebbe in linea con i 700 milioni previsti dalla stessa Gestione: 450 di parte ‘libera’, 250 con il meccanismo di rinuncia, da utilizzare una volta che viene raggiunto un certo grado di copertura. Se ne discuterà ancora, ma sul principio l’accordo tra i gruppi sembra sancito. Con un sospiro di sollievo pressoché unanime. A partire dalla capogruppo del Plr Alessandra Gianella, che da noi raggiunta rileva come «dopo un anno e mezzo che abbiamo fatto passare questo tema sotto la lente d’ingrandimento, il fatto che il Consiglio di Stato oggi sia arrivato con questa nuova proposta secondo me apre la possibilità di un passo avanti perché potrebbe comunque rappresentare una soluzione più sostenibile e lungimirante, ma anche più equa verso le giovani generazioni. Da parte nostra, come gruppo, siamo aperti alla discussione e penso che tutto il dibattito che c'è stato abbia davvero portato a qualcosa di buono».

Si allontana il referendum

Soddisfatto è anche il leghista Michele Guerra: «Abbiamo raggiunto un’ottima soluzione che ci fa fare un grande passo in avanti, una soluzione che ascolta in buona parte le critiche positive e costruttive della Lega, che trasforma quello che era un credito, una donazione a fondo perso verso l’Ipct in un anticipo remunerato con un tasso d’interesse. Un passo avanti nella nostra direzione, pertanto la Lega si riunirà nelle prossime settimane e deciderà in modo definitivo sulla propria posizione». Anche se, par di capire, il referendum minacciato sin dal giorno della presentazione del messaggio un anno e mezzo fa sembra sempre più lontano.

«Ma certo che è una proposta interessante, riprende la nostra del fondo sovrano!», esclama il deputato Udc Paolo Pamini sorridendo. Per poi spiegare che «si tratta di una soluzione molto buona, mi piace che ci abbiamo messo tutti le mani riuscendo a scendere dai 2 miliardi di franchi di investimento che inizialmente avevo previsto, fino ai 700 milioni circa. Questo perché il costo di finanziamento sarà minore, e serviranno meno soldi per raggiungere gli stessi risultati».

Di una proposta «molto, molto interessante» riferisce il granconsigliere del Ppd Lorenzo Jelmini, che da parte sua loda «la possibilità di trovare una convergenza delle varie forze politiche, su questo oggetto bisogna avere il sostegno più ampio possibile perché si tratta di un impegno importante e un’operazione significativa».

L’incognita dei mercati. Durisch: ‘Si spera che tengano’

 La nuova soluzione convince anche il capogruppo socialista. «Può essere senz’altro praticabile - afferma Ivo Durisch -. Grazie ai 250 milioni di franchi con rinuncia, si aumenterebbe il grado di copertura, ciò che ci permetterebbe di rimanere nel percorso di risanamento, un percorso che verrebbe consolidato con i restanti 450 milioni». Detto questo, «è chiaro che per quanto riguarda gli investimenti c'è l'incognita dei mercati, che si spera che tengano, perché qui il rischio se lo prende tutto la cassa pensione. Come socialisti cercheremo di spingere l'Ipct su investimenti sostenibili dal profilo ambientale e da quello sociale». Va ricordato che se il grado di copertura dovesse nuovamente scostarsi dal percorso di risanamento, il Cantone dovrà intervenire un’altra volta, anche perché altrimenti potrebbe dover intervenire l’autorità di vigilanza proponendo misure che andrebbero con ogni probabilità a scapito degli assicurati attivi, uno scenario che non ci troverebbe assolutamente d'accordo». Durisch rammenta poi il passo successivo. «Ora bisognerà occuparsi della prospettata diminuzione del tasso di conversione, compensandolo, per evitare che a perderci siano soprattutto gli assicurati attivi anziani». . Di soluzione praticabile parla anche Samantha Bourgoin. «Ci sono delle buone possibilità di trovare un accordo fra i partiti - rileva la deputata dei Verdi -. È una soluzione che utilizza gli strumenti che sono propri della Lpp», la legge federale sulla previdenza professionale. Per quel che concerne gli investimenti, questi «dovranno essere più eco-sostenibili di oggi e non finalizzati solo alla loro resa in termini finanziari. Investendo quindi e per esempio in aziende, anche a livello internazionale, che prestano attenzione alla decarbonizzazione della nostra economia. Con i soldi pubblici - evidenzia Bourgoin - si contribuirebbe così alla lotta contro il surriscaldamento climatico. Si tratta dunque di investimenti virtuosi».