Le granconsigliere: inappropriato invocare la parità dei doveri, quando non c'è ancora quella dei diritti. Passardi, fuori dal coro: è una questione di coerenza
«È una questione di coerenza. Se vogliamo perseguire la parità di genere e l’equità dobbiamo conseguentemente accettare questa idea. È vero che la parità ancora non c’è ovunque, come per esempio quella salariale o di rappresentanza nei vari consessi, ma per principio non possiamo rifiutare un’eventuale proposta di leva femminile obbligatoria. Per lo stesso motivo considero giusto parificare l’età pensionabile tra uomo e donna». Quella della liberale radicale Roberta Passardi è l'unica voce fuori dal coro. Sì, perché le altre deputate al Gran Consiglio interpellate dalla 'Regione' - da sinistra a destra, passando per il centro - dicono no all'eventuale introduzione dell'obbligo di servizio militare anche per le donne, respingendo così quanto sostengono la Ssu, la Società svizzera degli ufficiali, e in particolare il suo presidente Stefan Holenstein. Il colonnello Smg, secondo quanto riportato dalla 'Nzz am Sonntag' e rilanciato dall'Ats, ha dichiarato che "è ora che entrambi i sessi abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri, siamo convinti che le forze armate non possano più fare a meno di più del 50 per cento del potenziale della società". Oggi nel nostro Paese il servizio femminile è su base volontaria e la percentuale di donne nell'esercito si attesta allo 0,9 per cento, segnala il dispaccio dell'Agenzia telegrafica svizzera. Per la Ssu, anche le donne dovrebbero essere tenute a 'fare' il militare: ciò che permetterebbe, se non di risolvere, di arginare il problema della carenza di effettivi nelle forze armate. «È giusto che le donne che desiderano entrare nell’esercito lo possano fare, non sono però d’accordo con l'obbligo anche per le donne di prestare servizio - afferma la popolare democratica Nadia Ghisolfi -. In grigioverde vi sono diverse mansioni, alcune dure e altre meno. Ma l'impegno e lo sforzo richiesti sul piano fisico generalmente 'rispecchiano' maggiormente le caratteristiche maschili. Un obbligo generalizzato non mi sembra quindi corretto. Poi ripeto: se una donna desidera far parte delle forze armate e dispone dei necessari requisiti è giusto che vi possa accedere».
Osserva Sabrina Aldi, vicecapogruppo della Lega: «Come provocazione ci può stare. Ciò premesso, quella della leva obbligatoria anche per le donne è un'ipotesi che dal mio punto di vista non entra in linea di conto, neppure lontanamente». Aggiunge Aldi: «Prima di parlare di parità dei doveri, parliamo di parità dei diritti. Dove sta quest'ultima? Le donne continuano a essere sottopagate, sono le prime a essere licenziate, spesso e volentieri sulle loro spalle grava il peso della famiglia, della sua organizzazione. Ci manca solo che debbano fare pure i corsi di ripetizione! Chi si occupa dei figli? Chi paga per accudirli?». Non è tutto. «Com'è possibile che il nostro esercito abbia bisogno di militi?! Non riesco proprio a capirlo, quando in altri Paesi, anche a noi vicini, la leva non è obbligatoria. Probabilmente - continua la parlamentare leghista - occorre ripensare la struttura delle forze armate elvetiche e verificare se sia ancora adeguata alle esigenze odierne. Magari si rende necessario un maggior ricorso alle nuove tecnologie. In caso di conflitto, non si può immaginare di mobilitare militarmente un'intera popolazione. Le donne che vogliono prestare servizio siano libere di farlo, come adesso. E ribadisco, prima di invocare la parità di doveri, cominciamo ad attuare la parità dei diritti».
Il dibattito è comunque lanciato. Peraltro, sempre a quanto riferito da 'Nzz am Sonntag' e Ats, Service Citoyen, associazione di Ginevra, sarebbe intenzionata a lanciare il Primo Agosto un'iniziativa che "richiederebbe a tutti gli svizzeri e le svizzere di servire per diverse settimane nell'esercito o in un'organizzazione di milizia". Si dichiara «assolutamente contraria» all'obbligo di leva per le donne Lara Filippini. «Ritengo che quella di intraprendere una carriera militare debba essere e restare il frutto di una libera scelta - rileva la deputa democentrista -. Sono insomma per lo status quo e dunque per lasciare la leva obbligatoria solo per gli uomini. Il problema della scarsità di effettivi nell'esercito? La questione non è nuova, è da anni che si è confrontati con questo fenomeno. Andavano pertanto apportati i correttivi necessari per tempo. Sarebbe forse opportuno - continua Filippini - rivedere certi criteri, attualmente piuttosto rigidi, per stabilire l'idoneità di un giovane al servizio militare e, in occasione del reclutamento, approfondire i motivi per cui un ragazzo afferma di non poter assolvere gli obblighi militari».
Laura Riget è «contraria di principio alla leva obbligatoria, dunque anche per gli uomini» e «ovviamente mi oppongo a un'eventuale estensione di questa coercizione alle donne». Sostiene la copresidente del Partito socialista: «Penso che sia un obbligo illiberale, un po' paternalista. E superato dagli eventi. Nel caso estremamente remoto di una guerra, questa avverrebbe con attacchi 'specialistici', per difendersi dai quali un sistema di milizia potrebbe risultare insufficiente. L'argomento della parità dei doveri tra uomo e donna non regge assolutamente: finché ci sarà la disparità salariale, che genera fra l'altro anche quella delle rendite pensionistiche, finché i lavori domestici e l'accudimento dei figli ricadranno soprattutto sulle spalle delle donne, trovo che parlare di parità di doveri sia incomprensibile. La priorità va accordata all'applicazione della parità dei diritti». E riguardo alla carenza di militi? «Sempre meno giovani vogliono fare il servizio militare, optando per quello civile. Ebbene, i vertici militari invece di interrogarsi sui motivi di questo disinteresse o rifiuto per le forze armate, vorrebbero estendere l'obbligo di leva all'altro cinquanta per cento della popolazione. Mi pare un modo sbagliato di approcciare il problema». Samantha Bourgoin dei Verdi non ha dubbi: «Servizio militare obbligatorio per le donne? La considero una proposta ridicola. Ritengo che già la leva obbligatoria per gli uomini sia un non senso. L’esercito, come concepito oggi, per noi è qualcosa di inadeguato e non al passo con i tempi». Piuttosto critica anche Angelica Lepori Sergi del Movimento per il socialismo-Partito operaio popolare: «In generale sono contraria all’esercito, in quanto la reputo un’istituzione inutile, molto autoritaria e dove vigono sistemi sessisti e maschilisti. L’idea di rendere la leva obbligatoria per le donne mi sembra non un passo avanti, una conquista, bensì un arretramento sul piano diritti». Premette Tamara Merlo di Più Donne: «Il servizio militare dà comunque l'opportunità a chi lo assolve di acquisire conoscenze e stringere contatti, per questa ragione non sono di principio contraria alla leva. Ma non condivido in alcun modo il richiamo alla parità dei doveri, quando la strada verso quella dei diritti è ancora lunga».
Angelica Forni del Partito comunista non siede in Gran Consiglio ma sul tema non esita a pronunciarsi: «Siamo assolutamente contrari alla proposta di rendere la leva obbligatoria per le donne, in quanto pensiamo che vada abolita anche per gli uomini. Riteniamo che l’esercito svizzero sia ad oggi sovradimensionato e che la popolazione abbia dei problemi ben più gravi. Al giorno d’oggi la sicurezza per la popolazione svizzera non dovrebbe passare tanto dall’esercito quanto da una sicurezza economica, soprattutto dopo un periodo come quello della pandemia. Secondo noi Berna dovrebbe destinare più risorse per combattere fenomeni come il precariato nel mondo del lavoro e non per rinforzare l'esercito».