Ticino

‘I locali riducono l’orario per mancanza di personale’

Secondo il presidente di GastroTicino i profili presenti negli Uffici di collocamento sono spesso inadeguati

Massimo Suter
(Ti–Press)
5 luglio 2021
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Alcune settimane fa i settori legati alla gastronomia hanno lanciato un allarme: manca personale qualificato. Si è riusciti a sopperire a questa mancanza? «Si sta ancora facendo fatica a trovare questi lavoratori, soprattutto in cucina, ma anche nel servizio», ci dice Massimo Suter, presidente di GastroTicino. I fattori di questa carenza sono molteplici: «Durante il periodo di chiusure forzate parecchie persone hanno cercato lavoro in altri ambiti, oppure sono andate in prepensionamento. In molti casi il personale qualificato veniva anche dall’estero ed è rimasto nel proprio Paese d’origine anche a causa di una difficoltà, soprattutto a inizio stagione, a ottenere i permessi per lavorare in Svizzera».

Un escamotage che hanno trovato le aziende per sopperire alla mancanza di lavoratori è stato quello di ridurre gli orari di apertura: «Di certo non è corretto chiedere ai dipendenti di aumentare la propria presenza – prosegue il presidente di GastroTicino –. Bisogna sottostare alle regole dettate dai contratti collettivi. L’unica possibilità in alcuni casi rimane dunque quella di prevedere una o due chiusure alla settimana in più rispetto a prima. Questo permette di salvaguardare i giorni di libero del personale per chi non ha trovato la forza lavoro adeguata. È una scelta forse impopolare e poco comprensibile da parte del grande pubblico, ma abbassare la qualità del servizio non è una buona opzione».

Un bacino al quale attingere è quello degli iscritti agli Uffici di collocamento, ma secondo Suter molto spesso si tratta di profili non adeguati: «Frequentemente sono persone che hanno svolto qualche mansione nel settore, ma senza grande esperienza e formazione nell’ambito della gastronomia». Le proposte di riqualificazione ci sono e in alcuni casi vengono anche sovvenzionate dall’assicurazione disoccupazione o dalle casse di formazione di GastroTicino: «Una piccola parte del salario di chi sottostà al contratto collettivo va in un fondo comune per i corsi. Questi soldi servono a co-finanziare la formazione continua che offre la nostra associazione. Con il cosiddetto ‘articolo 33’ è possibile, per chi ha almeno cinque anni di esperienza nel settore, di seguire alcuni moduli per essere ammesso agli esami che portano all’ottenimento dell’Attestato federale di capacità (Afc)».