Il presidente di Gastroticino rammaricato dal 'dilettantismo' con cui sono state prese le decisioni dal Consiglio federale: 'Ci discriminano e non ci ascoltano'
«Quanto dilettantismo», commenta così, con la voce tra il disincantato e il deluso, quanto deciso a Berna il presidente di Gastroticino Massimo Suter. «A noi, come Gastrosuisse, è stato chiesto un parere e al rappresentante del Consiglio federale abbiamo detto chiaro e tondo di non presentare questa proposta, perché per noi sarebbe stata insostenibile - spiega Suter -. Loro cosa hanno fatto? Hanno ascoltato dei professionisti del settore e hanno fatto l’esatto contrario, mostrando un’amatorialità che delude». E rincara: «Terrazze aperte, d’accordo. Ma se io ho 80 persone su una terrazza e arriva un temporale dove le metto? Tolgo loro il piatto? Questa è una presa in giro». No, non è andato giù questo (ennesimo) boccone amaro. «Con una mano ci danno la caramellina, con l’altra ci tirano una sberla e ci mettono la museruola - afferma Suter -. La parola del giorno per quanto mi riguarda è ‘discriminazione’». Rispetto a chi? «Nei confronti degli altri settori che hanno potuto ripartire al 100 per cento senza offrire la stessa garanzia in termini di sicurezza che poteva dare la ristorazione, e anche al nostro interno: lo sanno che non tutti hanno un terrazza? Che c’è chi l’ha come complemento della sua attività e non più?». Insomma, ancora una giornata nera per il presidente di Gastroticino: «Vorrei che qualcuno mi spiegasse il perché di questa incoerenza: i gruppi da 15 sono ammessi, si può andare a grigliare in compagnia, ci sono riaperture per 50 persone al chiuso nella cultura, i cori possono tornare a praticare e non si può andare a bere una birretta o mangiare al ristorante?».
Passando al mondo dell’economia c’erano attese anche sul tema dell’obbligo di telelavoro. Che non è stato revocato dal Consiglio federale. «Ci aspettavamo che l’obbligo non sarebbe stato toccato, il che per diverse aziende resta un problema, soprattutto organizzativo - risponde da noi interpellato il direttore dell’Associazione delle industrie ticinesi Stefano Modenini -. Da parte nostra ci impegniamo a rispettare quello che personalmente ritengo piuttosto un obbligo morale e ci attendiamo comunque che tale obbligo possa essere tolto nelle prossime settimane. In certe situazioni qualche azienda può forse avere avuto qualche difficoltà nel coordinamento in remoto, ma è pur vero che in casi di necessità è giustificato tornare a lavorare in sede. Non ci risultano peraltro sanzioni o ammonimenti».