Lo chiedono al Governo due deputati del Partito Comunista con una mozione che propone di intraprendere l'"urban mining"
Diminuire l'importazione d'inerti come ghiaia e sabbia dall'estero e incentivare il materiale naturale presente in grande quantità nelle cave di pietra ticinesi. È quanto chiede Massimiliano Ay e Lea Ferrari (Partito Comunista) con una mozione al Governo. "Il più grande flusso di rifiuti in Svizzera è rappresentato dai rifiuti edili, la quantità generata in Svizzera ogni anno è equivalente a un treno lungo 13mila km", scrivono i deputati. "Secondo alcune proiezioni il Canton Ticino avrebbe dovuto diminuire le importazioni d'inerti a circa 700mila tonnellate entro il 2020, i fatti indicano però che l’importazione di sabbia, ghiaia e inerti per la costruzione è in crescita dal 2008 raggiungendo più di 1'200'000 tonnellate". La direzione da intraprendere – rilevano Ay e Ferrari – è "l’urban mining"
sul modello di Zurigo. Il termine "urban mining", da interpretarsi in italiano con “estrazione mineraria urbana” non è altro che "un riciclo pressoché completo del materiale da costruzione". In un’ottica ambientalista, il Partito Comunista chiede di riutilizzare le materie prime delle infrastrutture giunte al termine della loro esistenza, garantendo grazie ad una cernita il reinserimento delle varie componenti nel ciclo dei materiali privi di sostanze
inquinanti e selezionati per tipo. "Nell'ambito dell’economia circolare la conservazione delle risorse, la riduzione degli impatti ambientali così come l'eliminazione degli inquinanti e il contenimento dei volumi delle discariche sono i principali obiettivi del concetto di "urban mining" nella gestione dei rifiuti e delle risorse", si legge nella mozione. Gli edifici fatiscenti e da demolire "rappresentano un insieme di materie prime fondamentali per un’edilizia sostenibile che per il loro valore non dovrebbero essere depositato nelle discariche".
Il Partito Comunista chiede dunque che le materie prime dell’edilizia siano riciclate (almeno per il 50% con obiettivo del 90%) e i cicli dei materiali siano completamente chiusi attraverso la promozione attiva dell’urban mining. "In questo modo le abitazioni e i manufatti desueti saranno la materia prima per le nuove case, chiudendo questo ciclo
si conservano risorse, si risparmia energia e si evita di generare traffico".
"In un’interpretazione globale dell’urban mining riteniamo necessario interrompere la dipendenza ticinese dalle cave di ghiaia italiane, il cui prezzo irrisorio è ancora troppo ghiotto per l’edilizia ticinese in quanto non considera affatto il traffico e l’inquinamento generati. Da sfruttare a pieno è invece il potenziale della filiera locale a partire dal riciclaggio attraverso l’urban mining e dagli inerti di cava".