Sviluppo territoriale, passa quasi all'unanimità la proposta della commissione. Da Verdi e Ps contestazioni sulla computabilità dei terreni edificabili
Sviluppo territoriale, tutto come da copione. Il Gran Consiglio quasi all’unanimità ha dato il proprio via libera alle modifiche di due schede del Piano direttore numero 12 del 2018. Così da ottemperare alla Legge federale sulla pianificazione del territorio che, rivista nel 2012, ha l’obiettivo di promuovere degli insediamenti verso l’interno, cercando così di controllare le dimensioni e l’ubicazione delle zone edificabili in modo tale da mettere un freno alla dispersione incontrollata degli insediamenti. Ma è andata davvero così? Votando queste modifiche il Gran Consiglio ha davvero seguito queste indicazioni? A vedere il risultato finale sul tabellone sì, a sentire Verdi e socialisti durante la discussione sugli emendamenti no. Proprio no.
La contestazione mossa dal verde Marco Noi, infatti, è chiara e diretta: la commissione parlamentare ‘Ambiente, territorio ed energia’ è andata oltre la proposta del Consiglio di Stato. Nel senso che sui criteri relativi alla procedura del dimensionamento delle zone edificabili ci si è trovati concordi nell’abolire il sistema delle forchette, per stabilire invece il concetto di parametri fissi: per la considerazione dei terreni liberi è del 75%, quando invece il Consiglio di Stato suggeriva di fermarsi tra il 100 e l’80 percento. La critica di Noi è eloquente: «Se io abbasso la computabilità dei terreni edificabili rendo apparentemente più sostenibile il tutto, ma non è questo lo spirito della legge: questo, chiaramente, risolve parecchi problemi ai Comuni ma l’intento originario è quello di proteggere le basi naturali della vita». Fissare la soglia al 75%, gli fa eco il capogruppo socialista Ivo Durisch, «non era una proposta del Dipartimento del territorio, la commissione ha seguito questa strada partendo dal fatto che la medesima soglia è stata approvata a livello federale dall’Are, l’autorità competente in materia di pianificazione del territorio, per il Canton Grigioni». Ma tutti, riprende Durisch, «possono rendersi conto che quella è una zona alpina relativamente poco insediata, da noi ci sono zone di pianura dove la qualità della vita è già diminuita e l’insediamento ha già preso gran parte dei terreni edificabili: seguiremo da vicino la procedura dell’Are per vedere se rispetta il diritto superiore». Dai Verdi molte sono le critiche anche riguardo il fabbisogno di terreno edificabile per abitante o posto di lavoro e che molto sia correlato all’aumento della popolazione: «Che non si sta verificando, anzi. La popolazione in Ticino è in calo e quindi calerà il fabbisogno».
Per la commissione rintuzza gli attacchi il liberale radicale Omar Terraneo: «Il nostro approccio non ha stravolto la scheda R6, toglie il principio della forchetta per evitare contenziosi e costi per fornire l’onere della prova. Non è vero, come dice Durisch, che siamo in contrasto con la legge federale. E per quanto riguarda la crescita della popolazione l’interpretazione è data dall’orizzonte a 15 anni che viene ponderato con la crescita fornita dall’Ufficio di statistica e dai Piani di agglomerato. Le nostre decisioni sono legali e sostenibili».
Il popolare democratico Giovanni Berardi, che ha firmato il rapporto commissionale assieme a Eolo Alberti (Lega) e Giacomo Garzoli (Plr), ribadisce che «occorre riattivare una pianificazione che in Ticino è bloccata, siamo uno degli ultimi due cantoni a non aver posto in vigore le schede di Piano direttore per lo sviluppo degli insediamenti. Rimandare ulteriormente non giova a nessuno, tantomeno al lavoro pianificatorio».
In precedenza, dopo una discussione fiume di circa tre ore e persino una riunione ‘lampo’ della commissione per decidere riguardo un emendamento, il plenum del Gran Consiglio ha dato il proprio via libera anche a un credito di 5 milioni da destinare al fondo cantonale per lo sviluppo centripeto. Soddisfacendo, rimarca il relatore Eolo Alberti, «più bisogni di adeguamento a diversi livelli». Partendo da «un adeguamento alla Legge federale sulla pianificazione del territorio e alla Legge federale sulla geoinformazione, fornendo strumenti di pianificazione più efficienti e una maggiore semplificazione e accelerazione delle procedure. Senza dimenticare l'apporto dei dovuti correttivi alle norme». I 5 milioni di franchi che alimenteranno questo fondo cantonale serviranno «prioritariamente a sostenere finanziariamente i Comuni in caso di indennizzi per declassamenti di zona necessari a correggere le scelte pianificatorie del passato».