Piani regolatori comunali non aggiornati, modifiche legislative ancora in attesa del sì di Berna... Schönenberger: ‘È una strategia, ma bisogna agire ora’
Piani regolatori comunali vecchi, esigenze del territorio nuove. Passando per ritardi su ritardi nelle modifiche sia a livello comunale, sia a livello di Piano direttore cantonale: per i Verdi "è troppo". E quindi: "Il Consiglio di Stato intende stabilire delle zone di pianificazione a salvaguardia di obiettivi di sviluppo territoriale per garantire l’adeguamento delle pianificazioni locali e per garantire uno sviluppo centripeto quantitativo e qualitativo?". È questa la richiesta del gruppo dei Verdi in Gran Consiglio che, con un’interrogazione inoltrata al governo, chiede zone dove viene sospeso il piano regolatore finché questo viene revisionato, e dove non si costruisce a meno di avere criteri che lo permettano come ad esempio il favorire un asilo o un parco giochi rispetto a un complesso residenziale: "Per preservare il territorio".
Un territorio, scrivono gli ecologisti, dove "si assiste da anni a un fermento immobiliare senza precedenti" che si accompagna "a un continuo aumento delle abitazioni vuote". Una distorsione "che dovrebbe destare parecchia preoccupazione". Invece, sembrerebbe di no. Anche perché a valle "fra le cause ci sono anche i Piani regolatori (Pr) spesso troppo generosi e, soprattutto, datati. Infatti, su 251 Pr presenti sul territorio relativi a 115 Comuni, la metà sono vecchi più di vent’anni, e solo il 20% ha meno di dieci anni, laddove la Legge sullo sviluppo territoriale, all’articolo 3 capoverso 3, dispone che la pianificazione locale debba essere rivista di regola ogni 10 anni".
I Verdi puntano il dito anche contro i piani regolatori di città come Lugano, Mendrisio e Locarno - dove i gruppi ecologisti hanno inoltrato stamattina interrogazioni sullo stesso tenore ai rispettivi municipi -. Piani regolatori che "hanno permesso un’indecente speculazione edilizia, la distruzione del patrimonio architettonico storico, la sottrazione di spazi verdi e la perdita di identità dei quartieri, spesso provocando un generale senso di smarrimento fra la popolazione".
In più, sottolineano i Verdi nel testo dell’interrogazione, "anche la scheda R6 - Sviluppo degli insediamenti e gestione delle zone edificabili - del Piano direttore cantonale asserisce che ‘le zone edificabili in vigore non possono essere di principio ampliate’ e che ‘le zone edificabili sovradimensionate rispetto agli obiettivi di crescita per i 15 anni vanno ridimensionate riducendo le potenzialità edificatorie’".
E dunque? E dunque occorre cambiare registro. Ma senza aspettare troppo. Cosa che accadrà, per i Verdi. Perché "Il Piano direttore cantonale sarà l’ultimo in Svizzera a entrare in vigore, e getta le basi affinché gli aggiornamenti dei Piani regolatori avvengano conformemente alle disposizioni federali". La scheda R6, che attende ancora l’approvazione federale, definisce iter e tempistiche per i Comuni, "2 anni per verificare il dimensionamento delle zone edificabili, 2 anni per l’elaborazione di un programma d’azione comunale e altri 1-6 anni per l’adattamento dei Piani regolatori". Troppo. "Dovremo attenderci l’entrata dei primi Pr che rispettano le modifiche alla Legge sullo sviluppo territoriale del 2014 a partire dal 2030". E non va bene, "perché nei Comuni si continuerà ancora per anni a rilasciare licenze edilizie sulla base dei vecchi piani regolatori eccessivamente generosi". L’ente pubblico, così, "si rende complice dell’urbanizzazione disordinata, della dispersione degli insediamenti e dell’imbruttimento del paesaggio".
A completare il quadro, per i Verdi tendente al tragico, "ci si può legittimamente chiedere se i nuovi piani regolatori, quando entreranno in vigore, saranno ancora in grado di fare la differenza".
Ecco spiegato, quindi, il bisogno "di imporre zone di pianificazione, che permetterebbero di limitare l’attività edilizia allo stretto necessario e potrebbe essere modulata e rimodulata in funzione delle necessità".
Ecco spiegato, anche, il perché di un’offensiva sia a livello cantonale sia a livello comunale: «Di fatto sono temi che concernono ambedue i livelli istituzionali, perché hanno responsabilità condivise nel processo pianificatorio. Il Cantone ha deciso la scheda di Piano direttore, i Comuni devono cominciare il proprio iter» sottolinea il co-coordinatore dei Verdi Nicola Schönenberger. «Il problema fondamentale - aggiunge -, è che le modifiche di legge del 2014 prescrivono una rivoluzione a livello di gestione del territorio e di sviluppo centripeto di qualità. Concetti semplici da capire, ma molto complessi da implementare». Da qui «è partito il gioco al ritardo, visto che il mattone tira sempre e l’economia del mattone viene molto ben difesa a livello politico, il Ticino arriva molto alla fine a fare i propri compiti. Questo boom edificatorio - dice ancora Schönenberger - non è giustificato da una necessità di residenze, ma da un liquidità in eccesso da investire e che per chi specula il futuro sarà meno roseo».
Politicamente, quindi, «sia nei Comuni, sia nel Cantone, sia in Gran Consiglio si gioca a ritardare il più possibile i vari adeguamenti: quando poi, finalmente, vent’anni dopo la modifica di legge verranno cambiati i Piani regolatori ci sarà ancora qualcosa di salvabile?», si chiede sconfortato il co-coordinatore dei Verdi. Risposta tra le righe: no. Quindi, con i tempi per il via libera federale della scheda R6 che sono «troppo lunghi», la decisione dei Verdi «è stata di intervenire adesso, a fronte anche dei ritardi dei Comuni figli di una strategia. Voluta o subita, è proprio una strategia. E noi ci opponiamo». Insomma, «vogliamo giocare d’anticipo in attesa dei tempi di Berna riguardo alla scheda R6. Cantoni come Vaud l’hanno già fatto».
Queste zone di pianificazione richieste sia a livello comunale, sia a livello cantonale «se fossero pronte una volta approvate le varie modifiche sarebbero un bel passo avanti perché non rappresenterebbero solo uno stop alle costruzioni, ma di dire che su questo Comune non facciamo complessi residenziali, ma un asilo o un parco giochi si: non è tutto o niente, è modulabile».
In ballo, però, c’è ancora l’iniziativa ’Spazi verdi per i nostri figli’, promossa da varie associazioni ambientaliste e del territorio, che depositata nel dicembre 2014 forte di 14’064 chiede una modifica alla Legge sullo sviluppo territoriale per salvaguardare le aree verdi di fondovalle risparmiate finora dal cemento. Iniziativa ancora in Commissione ambiente.