Il caso Eriksen risveglia l’attenzione su cosa si fa per i soccorsi dentro e fuori dai campi. La rete cantonale è solida.
L’arresto cardiaco del centrocampista danese Christian Eriksen – nel bel mezzo di una partita degli Europei di calcio – spinge molti a chiedersi quanto siano diffusi questi episodi e cosa si faccia quando accadono. In Ticino, lo diciamo subito, i numeri sono tutto sommato consolanti: in ambito sportivo – dalla corsetta improvvisata alle competizioni più strutturate – i casi ogni anno sono due o tre (un numero pressoché equivalente a quello degli arresti cardiaci tra chi è semplice spettatore). Per fare le proporzioni: in totale si registrano tra i 320 e i 350 casi ogni anno, perlopiù tra le mura domestiche.
«Va detto che le nostre strutture sportive sono coperte da una fitta rete di defibrillatori, sia all’interno delle stesse che nelle immediate vicinanze: piscine, stadi, piste da hockey ne hanno almeno uno, e anche le strutture più piccole possono contare su apparecchi a breve distanza», spiega il direttore di Ticino Cuore Claudio Benvenuti. «L’importante, però, è che siano presenti persone capaci di prestare primo soccorso, e su questo si potrebbe probabilmente pensare a più formazioni rivolte specificamente a chi è parte del mondo sportivo», aggiunge Benvenuti.
Certo, in Ticino sono già oltre 100mila le persone che hanno fatto almeno un corso ad hoc, la formazione da ‘samaritano’ è obbligatoria per chiunque prenda la patente ed esiste una rete di oltre 5mila ‘first responder’: pompieri, poliziotti, ma anche semplici cittadini che il 144 può geolocalizzare e avvertire tramite una app affinché soccorrano il paziente prima che arrivino un medico e un’ambulanza. «Tuttavia si potrebbe contemplare l’ipotesi di un corso annuale obbligatorio anche per le società sportive, in modo che gli allenatori, gli sportivi e altri addetti siano pronti a intervenire», suggerisce Livio Bordoli, responsabile della formazione degli allenatori per la Federazione ticinese di calcio (Ftc). «Noi ci coordiniamo già il più possibile con la Croce rossa per preparare gli allenatori a reagire prontamente non solo in caso di arresto cardiaco, ma anche di traumi gravi come possono essere quelli cranici. Però il curriculum di base non prevede esplicitamente questo tipo di corsi». Sono formati quasi tutti gli arbitri di calcio – proprio grazie a un’iniziativa di Ticino Cuore –, ma non quelli di molti altri sport, e le società amatoriali non hanno naturalmente un medico sociale né soccorritori professionisti. Gioventù e Sport – il settore dell’Ufficio dello sport che forma i 9mila monitori ticinesi per club e associazioni sportive di vario genere – non fornisce un corso specifico; tuttavia, quasi tutti i responsabili delle infrastrutture per la pratica sportiva sono ‘addestrati’ dai rispettivi Comuni, e chi è monitore o allenatore potrebbe avere già seguito un corso presso il suo datore di lavoro.
La presenza di una solida rete di primo soccorso testimonia un impegno pluriennale in un cantone che invecchia e dove si conta quasi un caso di arresto cardiaco al giorno. In Ticino la coordinazione tra Ticino Cuore, Cardiocentro, enti di soccorso e volontari garantisce un tasso di sopravvivenza superiore al 50%: oltre il doppio della media degli altri cantoni, ma anche della percentuale ticinese 15 anni fa. La rapidità d’intervento costituisce un fattore-chiave: per ogni minuto che passa prima della rianimazione, le probabilità di cavarsela scendono del 10%. Spesso gravi danni cerebrali insorgono già tra i 4 e i 6 minuti dopo la perdita di coscienza. Meno del 10% delle persone colpite sopravvive senza manovre di rianimazione immediate, mentre l’80% dei casi si verifica a casa e il 60% alla presenza di qualcuno.