Massimiliano Ay sull’attuazione del principio della sovranità alimentare ancorato alla Costituzione ticinese
Oltre il sessanta percento degli elettori ticinesi ha accettato domenica scorsa la modifica della Costituzione ticinese che ora accoglie, all’articolo 14, il principio della sovranità alimentare. In pratica si chiede, nell’ambito delle politiche agricole messe in atto dal Cantone, il rispetto di tale principio “in quanto ad accessibilità agli alimenti per una dieta variata, alla destinazione d’uso sostenibile del territorio e al diritto dei cittadini di poter decidere del proprio sistema alimentare e produttivo”. Questo il testo letterale. Ma cosa significa in concreto? Che bisogna incentivare giocoforza la produzione agricola locale? «Si tratta di un articolo inserito nella parte della carta costituzionale riguardante gli obiettivi sociali e come tale non prevede un’applicazione immediata o degli atti legislativi per recepirla», spiega Massimiliano Ay, deputato del Partito comunista e autore dell’iniziativa parlamentare elaborata presentata nel febbraio del 2018. Iniziativa poi accolta da una larga maggioranza del Gran Consiglio. Il voto popolare è quindi una ratifica di quanto già deciso dal parlamento. «Durante la discussione parlamentare il consigliere di Stato e direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia Christian Vitta aveva affermato che se si fosse iscritto questo principio nella Costituzione, il governo ne avrebbe comunque tenuto conto nelle sue scelte di politica agricola o ambientale», continua Ay. Di per sé, quindi, sarebbe sufficiente questo per avere delle conseguenze concrete. «È certo che come gruppo politico intendiamo valorizzare questa vittoria per certi versi storica», aggiunge ancora Ay. È la prima volta in 77 anni che un’iniziativa del Partito comunista o del Partito del lavoro, come si chiamava fino a qualche anno fa, supera lo scoglio delle urne. «Nei prossimi mesi parleremo con i nostri agronomi e con gli esponenti del mondo contadino per cercare di capire quali sono le attese e come il governo intende prendere in considerazione la volontà espressa dalla maggioranza degli elettori». «Pensiamo, per esempio, a un maggiore sostegno finanziario delle fattorie di montagna o a forme di vantaggi a favore della produzione locale, rispetto ai prodotti importati», continua ancora il deputato comunista ricordando comunque che essendo la politica agricola di competenza federale «bisogna capire bene come agire a livello cantonale». I margini di azione, infatti, non sono infiniti.
Magari cercando di aumentare la superficie agricola che in questi anni è stata spesso sacrificata? «Questo è effettivamente un tema importante che avevamo anche ipotizzato durante la discussione in Parlamento dello scorso autunno. Assieme agli aiuti alle fattorie di montagna, le terre coltive e l’approvvigionamento locale a chilometro zero saranno le questioni che affronteremo anche con degli atti parlamentari già nelle prossime settimane». «Ma quello che è emerso domenica è che non si può parlare di ecologia e ambientalismo snobbando i contadini o tutti quelli che noi chiamiamo ‘i lavoratori della terra’. Siamo riusciti a unire questi due mondi senza metterli in contrapposizione», commenta Ay che precisa che il suo partito condivide culturalmente i temi dell’ambientalismo. «Bisogna però anche coinvolgere chi poi la terra la lavora sul serio con tutte difficoltà che può incontrare nell’affrontare il mercato, sia esso locale o globale. Senza queste premesse si aumenterebbe solo il conflitto. Cosa che vogliamo evitare come abbiamo dimostrato». Il riferimento è ai temi federali – le due iniziative sui pesticidi e la legge sul CO2 – bocciate dagli elettori. Per quanto riguarda la legge sul CO2 il Partito comunista aveva aderito a un comitato contrario politicamente orientato a sinistra.