Resta qualche difficoltà per gli spostamenti verso l'Italia: fino al 30 aprile, oltre al test negativo, imposti 5 giorni di quarantena e un secondo tampone
Da oggi la Lombardia, insieme al Piemonte, passa in zona gialla alla pari di quasi tutte le regioni tranne la Sardegna, che resta in zona rossa, e Basilicata, Calabria Puglia, Sicilia e Valle d'Aosta che rimangono zona arancione. Il passaggio nella fascia di rischio minore comporta, fra gli altri allentamenti, l'apertura dei ristoranti a pranzo e cena ma solo all'aperto, analogamente a quanto avviene già in Svizzera da lunedi scorso, e soprattutto il via libera agli spostamenti fra regioni "gialle", con la fine del divieto in vigore fino a ieri e che era uno degli ostacoli principali al ritorno in Italia dei ticinesi per turismo e in generale per motivi che non fossero di lavoro, salute o assoluta urgenza.
Rimangono però al momento delle limitazioni circa il ripristino della completa mobilità fra il nostro cantone e le regioni di confine, derivanti da una serie di provvedimenti e ordinanze che, emesse in modo irregolare e a volte anche "last minute", hanno creato un quadro di norme su cui c'è attualmente poca chiarezza, complice anche la suddetta stratificazione delle norme e la presentazione a volte poco chiara sui siti governativi italiani.
Ciò che al momento, almeno fino al 30 aprile, e secondo il sito Viaggiaresicuri.it del ministero degli Esteri italiano, rende problematico lo spostamento verso l'Italia, è la disposizione contenuta nelle ordinanze del ministero della Salute del 30 marzo e 2 aprile 2021, che, come riporta ViaggiareSicuri, oltre all'obbligo di presentare l'esito negativo di un test Pcr o rapido (quest'ultimo, ricordiamolo, gratuito in Svizzera) effettuato nelle 48 ore precedenti, prevede, per chi ha soggiornato nei 14 giorni precedenti in uno dei Paesi dell'elenco C (in cui è attualmente inserita la Svizzera), quello di sottoporsi "anche a un periodo di cinque (5) giorni di quarantena presso l'abitazione o la dimora, previa comunicazione del proprio ingresso nel territorio nazionale al Dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria competente per territorio. È obbligatorio, inoltre, effettuare un ulteriore test molecolare o antigenico al termine dei cinque giorni di quarantena".
Quindi, almeno fino al 30 aprile, stando al testo delle normative in vigore fra decreti e ordinanze, e salvo le eccezioni previste per motivi di lavoro, salute o assoluta urgenza, l'ingresso in Italia dalla Svizzera richiede: test negativo, 5 giorni di quarantena e altro test. Cosa succederà dal primo maggio in poi non è ancora chiaro: se l'ordinanza che impone la quarantena, emessa sull'onda massiccia delle prenotazioni all'estero in seguito al via libera di fine marzo, non dovesse venire prorogata ulteriormente, resterebbe in vigore (almeno in teoria) solo l'obbligo di presentare un test Pcr o rapido per l'ingresso in Italia. Sono tuttavia in discussione due proposte parallele: una, a firma del senatore del PD Alessandro Alfieri, che prevede una sorta di pass temporaneo che documenti l'avvenuta vaccinazione, il risultato negativo di un test covid, o di aver contratto il Covid ed essere guariti negli ultimi sei mesi; un'altra, del deputato leghista Matteo Bianchi, che chiede invece l'istituzione di una "zona franca" di 20 km in Italia e 20 in Svizzera entro la quale sia possibile circolare senza ulteriori restrizioni. Rimane dunque da attendere un'eventuale decisione nel corso della settimana sul rinnovo o meno della suddetta ordinanza.
A ciò bisogna aggiungere le restrizioni per chi arriva o rientra in Svizzera da una delle regioni italiane attualmente inserite nell'elenco dei Paesi a rischio, ovvero Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Toscana: sarà necessario presentare un test negativo all'arrivo e sottoporsi a 10 giorni di quarantena da cui si potrà uscire con un test negativo effettuato il settimo giorno.