Partita col botto la prima giornata di riaperture. Massimo Suter: ‘I clienti faticano a ricordarsi di portare la mascherina anche a tavola’
Sembra una normale giornata primaverile in Ticino. I turisti passeggiano curiosi, qualche corriere indaffarato distribuisce merci ai negozi; e le terrazze di ristoranti e bar sono piene di persone che hanno deciso di concedersi un pranzo al sole. Sembra un giorno come un altro, dicevamo, ma è, quello di oggi, il primo della riapertura, in Svizzera, di molte attività chiuse ormai da dicembre per contrastare la pandemia di coronavirus.
Come ci si attendeva, bar e ristoranti sono stati presi d’assalto, affluenza prevista anche dal presidente di GastroTicino Massimo Suter, gerente di un ristorante sul lago di Lugano: «Al di là della nostra voglia di ricominciare a lavorare, vi è quella del cliente di tornare a fare il cliente. Cioè potersi sedere a un tavolo e farsi servire, invece di stare in strada a mangiare alla bell’e meglio», e aggiunge: «Io sono sicuramente fra i fortunati che hanno potuto approfittare al massimo della riapertura, trovandomi in una destinazione turistica con una terrazza ampia». Le preoccupazioni però non mancano: «Aprile resta un mese pazzerello dal punto di vista meteorologico, quindi non poter servire la clientela all’interno strozza un po’ l’entusiasmo – prosegue Suter –. Inoltre, non dimentichiamo che alla sera diventa alquanto difficile poter star fuori in questo periodo. Insomma, ci sono ancora ampi margini di miglioramento per quanto concerne gli allentamenti».
Ad affollare, si fa per dire, i tavoli, sono sia turisti che persone del posto: «C’è equilibrio fra le due tipologie di clienti, sono circa metà e metà. Il turista che è qua sicuramente ne approfitta. Il ticinese se è riuscito si è staccato dalla quotidianità dell’ufficio ed è andato a mangiare al ristorante», afferma il presidente di GastroTicino. «C’è chi addirittura mi ha telefonato mercoledì per riservare quando ancora non era terminata la conferenza stampa di Alain Berset», racconta.
Resta ancora un po’ d’incomprensione per quanto riguarda l’obbligo di mascherina, che può essere tolta, nei ristoranti e nei bar, unicamente mentre si consuma il cibo o la bevanda. «Si ha un po’ di remora delle regole, diverse da quelle dell’anno scorso – spiega Suter –. Quindi questo crea un po’ di tensione, ma credo che in un paio di giorni i clienti prenderanno l’abitudine. Sono già passati gli organi di polizia di controllo a ricordare le norme. C’è collaborazione tra ristoratori e polizia e anche il cliente reagisce bene». Ma ricorda: «Sto parlando pur sempre del servizio a mezzogiorno che è abbastanza tranquillo e dove principalmente servono pasti. Alla sera, in regime di aperitivo, potrebbe diventare un po’ più complicato far rispettare le direttive. Anche in questo caso però, prevedo solo qualche giorno di assestamento».
«Siamo tutti felici di aver potuto ricominciare, ristoratori e dipendenti, ma ci rendiamo conto che c’è un po’ di ruggine nelle gambe. Questo perché per mesi si è lavorato in regime di ‘take away’, in cui era il cliente a camminare per venire da noi. Adesso è il contrario. Probabilmente la sera saremo un po’ più doloranti del solito, ma comunque contenti».