Il direttore del Dfe commenta i 165 milioni di deficit e le prospettive: ‘I disavanzi accumulati andranno sulle spalle dei nostri figli’
È andata meno peggio di quanto previsto con gli aggiornamenti di preconsuntivo, ma vedere messo nero su bianco un Consuntivo 2020 da 165 milioni di franchi di disavanzo preoccupa. Soprattutto per il futuro. L'autofinanziamento si attesta a 48,8 milioni, il debito pubblico aumenta rispetto al 2019 e supera la soglia dei 2,1 miliardi di franchi. Con un capitale proprio che torna in negativo, a -39,6 milioni e un dato che spicca: il gettito fiscale che complessivamente si riduce di oltre 155 milioni. «Più che preoccupato sono realista e un aspetto deve essere chiaro a tutti - afferma raggiunto dalla ‘Regione’ il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta -. Questa situazione non si risolverà da sola. È importante, e come Consiglio di Stato lo abbiamo sempre detto, lavorare su delle priorità visto il momento difficile, e monitorare costantemente l'evoluzione della situazione».
Flebile, certo, ma una speranza c'è. Quella di una ripresa economica «che speriamo possa coincidere con la seconda metà di quest'anno, a seguito delle vaccinazioni. Ma questa da sola non sarà sufficiente a riportare un equilibrio finanziario. Per questo è necessario, da parte nostra e della politica, un atteggiamento proattivo». Atteggiamento proattivo, dice Vitta. Nel comunicato del Consiglio di Stato si legge: “Dovrà essere scongiurata nel medio termine una divaricazione tra entrate e uscite, condizione imprescindibile per mantenere la progettualità dell'azione politica. Questo potrebbe richiedere un intervento attivo per riportare le finanze su un binario di equilibrio, prestando anche attenzione alla sopportabilità degli eventuali interventi da parte della collettività e delle istituzioni”. Un modo per indorare una pillola che rischia di chiamarsi, ancora, manovra di rientro? Il direttore del Dfe risponde che «non abbiamo mai fatto mistero che occorre non subire gli eventi per non trovarsi in situazioni più difficili. Si tratta di programmare azioni per trovarsi, nei prossimi anni, in una situazione finanziaria gestibile che permetta di avere le risorse per fare investimenti e per far fronte alle necessità della società senza gravare sulla stessa: qui va trovato equilibrio».
La collaborazione con e tra i partiti sarà fondamentale: «Dobbiamo essere consapevoli che per uscire da questa situazione non dobbiamo passare dalle prove di forza ma dalla costruzione di un consenso che sia il più possibile allargato - spiega Vitta -. Questo chiaramente presuppone una disponibilità di tutti. Abbiamo di fronte a noi la necessità di rilanciare il Paese, e speriamo che la ripresa economica aiuti. Importante sarà non ipotecare in maniera pesante le generazioni future. I disavanzi che noi stiamo accumulando andranno sulle spalle dei nostri figli, sarebbe egoistico pensare solo a oggi e non al domani».
Partendo dal presupposto che «questa non è una situazione sostenibile», la capogruppo Plr in Gran Consiglio Alessandra Gianella ricorda che «quando abbiamo approvato l'ultimo Preventivo abbiamo chiesto al governo di arrivare entro fine giugno con un messaggio con la proposta di un pacchetto di misure per risolvere la questione dell'autofinanziamento negativo, perché se dobbiamo indebitarci addirittura per far fronte alle spese correnti bisogna intervenire. In questo senso è chiaro che ci vuole collaborazione tra i partiti e bisogna trovare delle priorità e prendere decisioni con coraggio. Non solo piangendosi addosso, ma immaginando il futuro lavorando concretamente».
Per il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni «serve un monitoraggio continuo e attento della situazione, e basare le scelte future su dati concreti e non soggetti a variazioni in base alle previsioni. Facciamo attenzione a fare rientri di spesa sulla base di ipotesi, perché danneggiano le fasce deboli della popolazione e alla luce dei fatti non si giustificano. Se accettassimo questo modo di fare, con i dati previsti lo scorso dicembre avremmo dovuto fare decine e decine di milioni di tagli per poi trovarci oggi a scoprire che, tutto sommato, non era necessario ma intanto si è fatto soffrire gente che fa già fatica».
Le preoccupazioni del capogruppo Ps Ivo Durisch sono due: «La prima è che c'è già uno stop a qualsiasi nuova evoluzione, in base alle esigenze dei cittadini, di servizi, prestazioni e progetti. Uno stop all'attività propulsiva dello Stato. La seconda è quella dei tagli: non credo sia il momento di effettuarli, anche perché bisogna aspettare due o tre anni per capire cosa succede. Se si faranno degli interventi - continua Durisch - bisognerà guardare anche dal lato entrate, ci vuole simmetria». Ma al di là dei conti, per Durisch è importante annotare che «serve un cambio di mentalità. Dobbiamo tornare a essere un cantone accogliente per permettere alle famiglie che vengono a insediarsi di immaginare qui un futuro, il disavanzo strutturale ci sarà indipendentemente da qualsiasi taglio se abbiamo una fascia di persone che invecchia e non è più attiva, e la fascia attiva di persone diminuisce. Dobbiamo tenere sott'occhio le finanze, ma anche evitare un approccio meramente contabile».
La Lega si affida a un comunicato stampa firmato dal capogruppo Boris Bignasca e si definisce “fortemente preoccupata” da questo deficit. E propone tre misure urgenti da implementare: stop ai ristori dei frontalieri, la riforma del calcolo della perequazione intercantonale, una riforma della spesa pubblica per permettere al governo di gestire l'amministrazione in base a criteri di efficacia ed efficienza”. Sempre con una nota stampa, anche l'Udc mostra tutta la sua preoccupazione: “Vogliamo lanciare di nuovo l'allarme ad occuparsi seriamente del risanamento finanziario ed evocare un'unità di intenti tra le forze politiche per portare a casa il risanamento al più presto possibile”.